Lamezia, Viscomi: "E' tempo di avviare una riflessione sul ruolo delle Regioni"

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Lamezia Terme - "Dopo il referendum costituzionale del 2016, i due referendum regionali del 2017 di Lombardia e Veneto e il confronto avviato col governo dalla Regione Emilia Romagna per l'assegnazione di competenze aggiuntive, è tempo di affrontare una riflessione seria sul senso stesso delle Regioni. Sul loro ruolo, dopo mezzo secolo di vita, nello scenario internazionale, in Italia e in particolar modo in Calabria, considerata la fragilità complessiva del suo sistema istituzionale e lo scollamento fra Istituzione e società civile". É quanto ha sostenuto il vicepresidente della Regione, Antonio Viscomi, intervenendo a Lamezia Terme alla riunione dell'Associazione ex consiglieri regionali (ha partecipato il consigliere Michele Mirabello per la Presidenza del Consiglio regionale) che si è aperta con una corposa relazione del presidente Stefano Priolo sulle attività svolte nel 2017 e su quelle in agenda per il 2018. Viscomi ha segnalato la centralità dei temi istituzionali su cui l'Associazione ha in animo di realizzare un approfondimento sulle innovazioni della struttura burocratica discendenti dalle leggi Delrio e Madia. "Primo fra tutti - ha spiegato - il ruolo delle Regioni in un sistema in rapida trasformazione. Alla luce della mia specifica attitudine professionale e soprattutto del contributo che sto fornendo a questa esperienza politica per ridare, nonostante le innumerevoli difficoltà, qualità ai processi amministrativi, regole e trasparenza alla burocrazia e ridurre la distanza fra Istituzione e cittadini, a me pare ineludibile aprire un confronto sul sistema-Regione. In tal senso, proprio la vostra Associazione - che personalmente apprezzo, non fosse altro che per la capacità di offrire alla politica materiali utili per assumere decisioni, penso al tema delle Aree protette e dei Parchi e a quello di stringente attualità come i migranti, su cui avete commissionato un'indagine al Censis che trovo estremamente importante - può, nel modo che riterrete più opportuno, aiutare la politica e la società calabrese a riflettere sulla direzione da dare alla Regione.

I problemi irrisolti del regionalismo, il tema del riordino territoriale delle Regioni e la redistribuzione dei poteri tra Stato, Regioni e sistema delle autonomie locali, avendo ben presente la patologie delle Province, specie di quelle di Vibo e di Crotone in Calabria, sono al centro del dibattito pubblico. Soprattutto noi abbiamo il dovere di riflettere e agire. Non possiamo trattenerci all'infinito sulle emergenze che si sovrappongono e a cui dare risposte spesso contingenti e di per sé precarie, mentre ci sfugge la riflessione sul contesto generale che va ripensato in profondità. Non possiamo stare con le mani in mano, quando è evidente che 'questo' regionalismo funziona male anche per via delle difficoltà oggettive della politica nel suo insieme, e attendere che i nostri problemi li risolvano altrove, lamentandoci poi del decisionismo degli altri. Sapete tutti che la questione del riordino delle Regioni è un tema molto avvertito, perché sono soggetti nati in un contesto storico-politico ed economico-istituzionale da tempo mutato. Basti pensare al ruolo dell'Unione europea e della moneta unica, alla coesione territoriale e all'indebolimento dei confini tra Stati. Cosi com'è noto che ci sono progetti di riordino complessivo delle Regioni (alcuni propongono cinque macroregioni) spiegati con l'esigenza di ridurre la spesa pubblica, creare regioni di taglia europea e definire territori più coerenti per le politiche regionali, che tuttavia non hanno trovato sbocchi univoci, sia per complessità tecniche e gestionali che per la difficoltà propria dell'Italia di fare riforme risolutive. Ma il processo è in corso e se Regioni storicamente svantaggiate come la nostra, non si misurano con cognizione di causa, elaborando esse stesse delle proposte fattibili circa le nuove competenze, l'autonomia fiscale, i trasferimenti finanziari e il potere di adattare le funzioni al proprio territorio in sinergia con il rivisitato assetto istituzionale dei comuni, si rischia di non essere presenti al tavolo delle decisioni e di subire scelte escogitate dalle aree forti del Paese".

Viscomi ha focalizzato la sua attenzione sui vincoli contabili derivanti dalla legislazione vigente che, "in estrema sintesi - ha detto - pur senza volerli considerare irragionevoli, riducono sempre più gli spazi dell'azione politica; basti osservare le limitate possibilità di intervento del Bilancio della Regione Calabria a fronte di una molteplicità di questioni da fronteggiare, penso alle esigenze delle imprese, alla povertà incalzante, alle diseguaglianze sociali, all'assenza di prospettive occupazionali dei nostri giovani". Il vicepresidente della Regione, infine, sollecitato dagli interventi di alcuni ex consiglieri regionali sulla questione degli scioglimenti dei comuni per mafia, ha annunciato "per gennaio un focus di rango universitario che terremo in Calabria, proprio per comprendere il fenomeno dell'inquinamento mafioso con chiavi di lettura generali. É un fenomeno gravissimo, ma è anche vero che la legge attuale non risolve alla radice i problemi, che non richiedono solo l'intervento repressivo dello Stato, tra l'altro per più aspetti inappropriato e deludente, ma anche una rivoluzione dei costumi. E un diverso approccio della politica e della società civile, sia quando si scelgono i candidati che nella gestione della cosa pubblica, che richiede rigore etico e spiccate competenze".

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