Morra (M5s): "Ostentare rosario significa mandare messaggi alla ‘ndrangheta". Salvini: "Offesa ai calabresi"

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Roma - Nel suo intervento in Senato, Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia, ha tenuto ha sottolineare come “la laicità dello Stato è un valore indiscutibile su cui, soprattutto l’uomo politico, deve essere molto molto prudente”. A tal proposito ha evidenziato che "Matteo Salvini dopo che l'8 di agosto ha fatto sapere ‘urbi et orbi’ dando la benedizione non da San Pietro ma dal Papeete beach, e fatto sapere che interrompeva l'esperienza di governo ha poi avviato un tour (non un pellegrinaggio), è venuto anche in Calabria, passando per Isola Capo Rizzuto e Soverato, incontrando cittadini, venendo contestato da cittadini, ma soprattutto ostentando pubblicamente il rosario. Ora, in terra di Calabria, qui debbo parlare da presidente della Commissiona antimafia, ostentare il rosario, votarsi alla Madonna lì dove c'è il santuario cui la 'ndrangheta ha deciso di consegnarsi, il santuario della Madonna di Polsi, significa mandare messaggi in codice a certe forze che soprattutto uomini di Stato, in particolar modo ministri degli Interni, debbono combattere e non favorire". Così il senatore M5s parlando nell'aula del Senato. "Ma sicuramente è stato per ignoranza” dice, aggiungendo: “quindi, padre, perdonalo perché non sapeva quello che faceva".

Da qui la replica di Matteo Salvini parlando in diretta Fb: "Io parlo da cittadino, affidando il futuro del popolo italiano a Maria e al buon Dio, ma secondo il presidente dell'antimafia Morra (M5S) ho mandato un messaggio alla 'ndrangheta. È una offesa a tutti i calabresi e i cattolici. In Calabria, stando a Morra, non si può tirar fuori il Rosario, né pregare, né affidarsi alla Madonna: alla faccia della libertà e della democrazia".

Cannizzaro (Fi), "Morra ha offeso Calabria e calabresi"

"Troviamo assolutamente surreale e fuori luogo che in un momento così delicato per il Paese e nel bel mezzo di una grave crisi di Governo, si possano dedicare anche solo pochi minuti di intervento in Senato su crocifissi, madonne, rosari e quant'altro, così come ha fatto, evidentemente irritato per la caduta del suo Governo, il senatore Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia, in piena esaltazione grillina". Lo afferma, in una nota, Francesco Cannizzaro, deputato di Forza Italia eletto in Calabria. "Le parole di Morra, che ha attaccato Salvini sull'esibizione di simboli sacri in Calabria, che equivarrebbe ad un messaggio alla 'ndrangheta - aggiunge Cannizzaro - sono inqualificabili, un'offesa alla mia regione e a tutti i calabresi, alle nostre tradizioni culturali millenarie, agli uomini e donne che in quei simboli credono fermamente e ritengono il santuario un luogo di fede, cultura e storia. In modo particolare il Santuario della Madonna di Polsi è una meta di pellegrinaggio in cui ogni anno si ritrovano migliaia di fedeli, calabresi e non, assolutamente onesti e genuini che nulla hanno a che fare con le dinamiche della criminalità organizzata. Piuttosto, il senatore Morra, che farebbe bene a dimettersi, ci ragguagli su quanto fatto dalla Commissione da lui presieduta finora e quali misure abbia messo in campo per contrastare le mafie. È tempo di bilanci per il Governo Conte; aspettiamo il suo, augurandoci che anche i suoi colleghi deputati 5 stelle calabresi prendano le distanze da queste offese così pesanti nei confronti dei cittadini della Calabria".

Siclari (Fi): "Morra non può accostare Madonna a 'ndrangheta"

“Il Crocifisso l'ho portato sin da piccolo e credo lo porti anche Morra, il senatore calabrese del Movimento 5 Stelle che, come é stato possibile ascoltare in diretta tv, ha dichiarato che 'la Madonna e il Rosario in Calabria sono utilizzati per mandare messaggi alla 'ndrangheta. Sono certo, e mi auguro di non essere smentito, che il Presidente della Commissione Bicamerale Antimafia non voleva affermare quanto ha dichiarato, oggi, in aula del Senato. Non ci credo e non voglio crederci!". Lo afferma, in una dichiarazione, il senatore di Forza Italia Marco Siclari. "Piuttosto ci tengo a dire, ancora una volta - aggiunge Siclari - che in Calabria non vivono quattro milioni di presunti 'ndranghetisti, ma quattro milioni di vittime di 'ndrangheta che, maledettamente, ha distrutto la vita e la reputazione dei calabresi impoverendo la nostra regione, colpendo gli imprenditori calabresi ed impedendo ai giovani di avere un futuro nella nostra terra. Mi piacerebbe che la stampa nazionale, però, parlasse della parte sana della Calabria e che la politica lavorasse seriamente per creare sviluppo in Calabria investendo in modo sano e serio quei miliardi di euro che sono stati sottratti negli ultimi 40 anni ai calabresi e che devono essere destinati alla realizzazione delle infrastrutture e dei trasporti necessari per lo sviluppo del territorio e dell'occupazione. In questo modo la Calabria uscirà dall'isolamento geografico e culturale e saremo, veramente, utili anche alla magistratura che lavora per liberare definitivamente e finalmente i calabresi dalla 'ndrangheta".

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