Catanzaro - "Inesorabile processo recessivo, la desertificazione dei servizi postali della Calabria, oltre alle numerose chiusure di Uffici ed il recapito a giorni alterni al collasso, che hanno fortemente penalizzato le comunità calabresi, Poste Italiane sta per sopprimere altra occupazione in una terra affamata di lavoro". Lo affermano, in una nota, i segretari generali della Slp-Cisl e della Cisl della Calabria, Enzo Cufari e Paolo Tramonti. "Infatti, dal 31 gennaio 2017 - aggiungono - chiuderà il Pacg mettendo in esubero i lavoratori ivi applicati e successivamente il 31 marzo 2017 il ben più numeroso settore Afc (Centro contabile). Quest'ultimo centro rappresenta l'emblema dell'ignavia postale e della classe politica che non può restare assente e impassibile davanti a cotanta ingiustizia. Si porta a conoscenza che gli Afc nel sud attualmente sono presenti in 5 centri regionali: Napoli, Bari, Catanzaro e, in Sicilia, Palermo e Catania. Ebbene, nel processo di razionalizzazione si fa scomparire il centro calabrese, mentre si mantengono, inspiegabilmente, i due centri presenti in Sicilia, i quali potrebbero essere accorpati senza subire ricadute occupazionali e di funzionalità. Una vergogna assoluta, un'ingiustizia ed un affronto per questa martoriata terra che lentamente muore".
"Questo fa seguito - aggiungono - alla mancata trasformazione degli oltre 500 lavoratori part-time della Calabria, a differenza di quello che è avvenuto in Campania. Infatti, mentre in quest'ultima regione nei trascorsi due anni sono stati giustamente trasformati oltre 450 contratti di lavoro da part-time a full-time, in Calabria ne sono stati trasformati soltanto 26. Tutto ciò ha penalizzato fortemente l'erogazione dei servizi di Poste italiane in Calabria che è sotto gli occhi di tutti con l'aggravante di aver contribuito al drammatico spopolamento delle nostre aree interne".
"Slp-Cisl e Cisl - concludono Cufari e Tramonti - chiedono l'intervento delle forze sociali, della politica e delle istituzioni perché ritiene giunto il momento di alzare la testa e reclamare il giusto diritto dei cittadini e dei lavoratori calabresi a sentirsi parte integrante del Paese Italia. La Calabria, tutta insieme, deve dire basta!".
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