Roccisano: “Nessun rischio chiusura per case rifugio”

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Catanzaro  - "Fino al 31 dicembre scorso le case rifugio beneficiavano solo dei fondi della legge regionale 20/2007 e dei fondi per le case rifugio trasferiti dal Dipartimento Pari opportunità. Dal primo gennaio di quest'anno, grazie all'azione della Giunta regionale, le case rifugio riceveranno i fondi della legge regionale 20/2007, i fondi per le case rifugio trasferiti dal Dipartimento Pari opportunità e, per la prima volta, rientrano nel sistema di accreditamento delle strutture socio assistenziali, con conseguente riconoscimento della retta di 69 euro al giorno per le ospiti che possono essere al massimo sei per struttura, più ulteriori quattro minori, per i quali è riconosciuta un'ulteriore retta di 69 euro se minori di tre anni per l'acquisto di pannolini e beni di necessità per l'infanzia". É quanto afferma, in una nota, l'assessore regionale al Welfare, Federica Roccisano.

"Non si capisce, quindi - prosegue - il rischio di chiusura per le case rifugio, dal momento che per la prima volta viene riconosciuto l'accreditamento e il diritto a ricevere una retta da una Regione che crede fermamente nell'azione di recupero per le donne vittime che compiono ogni giorno le case rifugio presenti sul territorio regionale. E ancora, fughiamo ogni dubbio sulla necessità di separare i bambini dalle loro mamme, dal momento che siamo certi che la retta giornaliera, che finalmente le case rifugio riceveranno, per la mamma riuscirà, senza alcun problema, a consentire la sostenibilità della casa rifugio senza intaccare minimamente il rapporto madre-figlio/a". "È paradossale, infine - conclude l'assessore Roccisano - che un passo avanti e un supporto economico riconosciuto venga strumentalmente posto all'attenzione della collettività come un rischio economico, pur costituendo, per la prima volta, una retta giornaliera certa".

A sollevare la questione era stata dal consigliere regionale del Gruppo Misto Wanda Ferro che sostiene come “Nessuna retta sia prevista per bimbi con più di 3 anni” e che “Il regolamento regionale sulle strutture assistenziali pubblicato pochi giorni fa sul Burc rischia di dare un colpo mortale alle case rifugio che danno assistenza alle donne vittime di violenza o di tratta e, contestualmente, ai loro figli che spesso sono vittime della cosiddetta 'violenza assistita'". "Rispetto alla capacità ricettiva delle case rifugio, infatti - prosegue - il regolamento stabilisce in 6 il numero massimo di donne da ospitare, e consente di accogliere al massimo 4 bambini di età superiore ai tre anni, per i quali non verrà corrisposto il pagamento di alcuna retta (prevista invece per i bambini di età inferiore). In sostanza la Regione non intende contribuire al sostentamento dei bambini, lasciando che a farsene carico siano interamente le associazioni che gestiscono i centri antiviolenza. Le case rifugio, che già versano in una difficile situazione economica a causa dei tagli che si sono susseguiti nel tempo, si vedranno quindi costrette a non ospitare bambini di età superiore ai tre anni: bambini, è utile ricordare, che vivono una situazione particolarmente delicata, avendo vissuto già in tenerissima età il dramma della violenza in famiglia. Essere ospitati nelle strutture insieme alle madri consente ai minori, quale sia la loro età, di ricevere un sostegno psicologico e materiale in un delicato momento di crescita e di cambiamento. Io spero che si tratti di un errore, perché la decisione della Regione è in netto contrasto con gli impegni assunti dall'assessore Roccisano, anche quando avevamo evidenziato il rischio che il regolamento in fase di definizione penalizzasse i centri antiviolenza. Con questo provvedimento, pubblicato il 29 dicembre, la Giunta regionale ha chiuso l'anno nel peggiore dei modi, dimostrando scarsa attenzione nei confronti di persone deboli e maggiormente bisognose di sostegno, oltre che dei tanti volontari e operatori che con passione e professionalità si sostituiscono al sistema pubblico in un'attività dal grande valore sociale". Il suo intervento si era chiusa con la richiesta al governatore Oliverio e all'assessore Roccisano “di modificare immediatamente il provvedimento, per consentire alle case rifugio di proseguire nel loro lavoro di assistenza alle donne vittime di violenza e ai loro bambini".

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