Attentati contro carabinieri di Reggio nel '94, Procuratore Lombardo: incontri anche a Lamezia per aderire a strategia stragista

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Reggio Calabria - "In numerose azioni, tra cui il duplice omicidio degli appuntati Fava e Garofalo e l'assassinio dell'educatore carcerario Umberto Mormile, viene usata dagli assassini la rivendicazione 'Falange armata', la stessa che viene usata anche per gli attentati a Roma ed a Firenze. Fu proprio Riina, come ci è stato riferito da Leonardo Messina e da altri importantissimi collaboratori, per il loro ruolo in cosa nostra, collaboratori di giustizia siciliani, che nell'estate del 1991 ad Enna, dove aveva riunito i vertici di cosa nostra siciliana, spinse ulteriormente l'organizzazione criminale a 'rompere le corna allo Stato' utilizzando la sigla 'Falange armata'". A dirlo il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo. Una sigla, quella di "Falange armata" che, secondo gli investigatori, "è da farsi risalire a suggeritori da individuarsi in termini di elevatissima gravità indiziaria, in appartenenti ai servizi d'informazione dell'epoca, nei cui confronti, comunque, le indagini proseguiranno".

"É di questo periodo, anche se numerosi riscontri datano tempi precedenti - ha sostenuto poi Lombardo - che si infittiscono i rapporti ed aumentano le pressioni di cosa nostra stragista sui vertici delle cosche più rappresentative della 'ndrangheta calabrese ai quali viene chiesto, in alcune riunione svoltesi a Nicotera (Vibo Valentia), Lamezia Terme e Milano, l'esplicita adesione al programma autonomista e stragista cui il capo corleonese voleva dare corso. A questa richiesta aderirono i De Stefano, i Libri, i Tegano di Reggio Calabria, i Coco Trovato e i Papalia di Platì creando un asse operativo con quello che appare sempre di più un grumo di interessi politici ed economici attorno a cui ruotano servizi segreti deviati, massoni vicini a Gelli e organizzazioni criminali".

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