Operazione "Conquista", azzerati vertici clan Bonavota. Gratteri: "Mantella, un pentito fondamentale" - VIDEO

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Catanzaro - Un'operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia è in corso a Vibo e Roma per l'esecuzione di un provvedimento di fermo a carico di sei esponenti della cosca di 'ndrangheta dei "Bonavota", con conseguente azzeramento dei vertici del gruppo criminale. Le indagini sono state condotte dai carabinieri del Reparto operativo e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. I sei sono ritenuti responsabili in concorso, a vario titolo, di omicidio; detenzione e porto di armi comuni e da guerra; danneggiamento; estorsione continuata ed aggravata dal metodo mafioso. Le indagini hanno consentito di individuare presunti mandanti ed esecutori materiali di due omicidi avvenuti nel vibonese nel 2004.

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I NOMI

Pasquale Bonavota, Domenico Bonavota, Nicola Bonavota, Domenico Febbraro, Giuseppe Lopreiato e Onofrio Barbieri, le persone fermate nell'ambito dell'operazione "Conquista". Tra le sei persone raggiunte dai provvedimenti ci sarebbero mandanti ed esecutori di due omicidi compiuti nel vibonese nel 2004 e di altrettanti episodi di danneggiamento, a colpi di armi da fuoco, ai danni delle aziende dell'imprenditore Filippo Callipo avvenuti nel 2004 e nel 2016.

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Secondo gli investigatori, infatti, è stata fatta luce su dinamiche criminali, coincidenti con l'ascesa della famiglia dei Bonavota, da cui sono scaturiti i due gravi fatti di sangue del vibonese. Ma anche, sono stati individuati mandanti ed esecutori materiali, riconducibili alla famiglia dei 'Bonavota', dei danneggiamenti mediante esplosione di colpi di arma da fuoco avvenuti a Maierato nel 2004 all'azienda 'Callipo Conserve Alimentari S.p.a.' e nel 2016 al complesso residenziale 'Popilia Country Resort'. I particolari dell'inchiesta sono stati resi noti nel corso di una conferenza cui hanno partecipato il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, l'aggiunto Giovanni Bombardieri, il comandante regionale dell'Arma gen. Andrea Rispoli, il comandante provinciale dei carabinieri di Vibo col. Gianfilippo Magro e il cap. Valerio Palmieri.

"Un'operazione importante - ha detto Gratteri - perché banco di prova per le prime dichiarazioni del collaboratore di giustizia Andrea Mantella, un pentito fondamentale". Proprio Mantella, nelle dichiarazioni rese al pm Camillo Falvo titolare del fascicolo, avrebbe collocato i due omicidi "nella guerra tra cosche per imporre la propria autorità sull'area di Maierato in forte espansione industriale e commerciale". In quest'ottica devono essere letti, ha spiegato Bombardieri, i due attentati alle aziende dell'imprenditore Pippo Callipo. Prima, nel giugno del 2004 all'azienda Giacinto Callipo Conserve Alimentari e poi, nell'aprile 2016 al complesso residenziale Popilia Country Resort. Il fermo, ha detto ancora Bombardieri, "si è reso necessario per evitare che soggetti pericolosi si dessero alla latitanza". In alcune intercettazioni, infatti, "è palese la preoccupazione degli affiliati per le dichiarazioni di Mantella". In una conversazione, intercettata dagli inquirenti, un esponente del clan Bonavota rivela: "Micu se ne va… non subito… appena è pronto". Sospetti che si sono rivelati fondati questa mattina al momento del blitz. Due degli indagati, infatti, già da alcuni mesi non facevano ritorno alle proprie abitazioni e venivano ospitati da alcuni conoscenti. Oltre alle persone raggiunte dal fermo sono state arrestate altre due persone trovate con documenti falsi e una pistola.

Indagato anche avvocato

C'è anche un avvocato tra le persone indagate in stato di libertà nell'inchiesta "Conquista". In particolare il legale, Giuseppe Di Renzo, del foro di Vibo, indagato per favoreggiamento aggravato dall'avere agevolato una cosca di 'ndrangheta, è accusato di aver portato fuori dal carcere un pizzino di Andrea Mantella, al vertice della cosca Lo Bianco e ora collaboratore di giustizia, destinato a un imprenditore proprietario di un mattatoio nelle cui vicinanze venne ucciso, il 4 maggio 2004, Raffaele Cracolici. Proprio grazie a quella testimonianza Mantella evitò l'arresto. Con l'operazione di oggi gli inquirenti ritengono di aver fatto piena luce su quel fatto di sangue, commissionato dalla famiglia Bonavota per eliminare quello che ritenevano di ostacolo all'espansione territoriale sulla zona industriale della cittadina di Maierato. Nel provvedimento di fermo viene poi contestato un secondo omicidio quello di Domenico Di Leo, avvenuto il 12 luglio 2004, a Sant'Onofrio.

La nota dell’avvocato Di Renzo

Pubblichiamo integralmente la nota dell’avvocato Di Renzo: “Ringrazio gli organi di informazione per avermi reso edotto delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che mi accusa di aver portato fuori dal carcere, nel 2007, una lettera affidatami da un mio assistito. Senza di Voi non avrei saputo nulla, poiché nulla di ufficiale mi è stato notificato ad oggi. Quanto al merito sono assolutamente certo di non aver mai in tutta la mia vita professionale portato fuori dal carcere un messaggio affidatomi da un detenuto; sicché non ho la necessità di ripercorrere con la memoria, dopo 10 anni, quanti colloqui abbia avuto con l’allora mio cliente, oggi collaboratore. Rimane l’amarezza per la notifica a mezzo stampa, il dolore mio e dei miei familiari e di tanti colleghi ed amici; e la speranza di una rapida soluzione del problema giudiziario da parte di organi dello Stato che mi auguro sappiano destreggiarsi tra certezze e ipotesi; in maniera che ogni decisione sia ancorata ai fatti secondo i canoni di legalità. Ovviamente osserverò il massimo silenzio, coerente con il mio dolore per il contenuto e le modalità di pubblicazione, in attesa che la vicenda venga conclusa con il riconoscimento della dignità della toga che indosso ogni giorno. Ho già affidato al mio difensore l’incarico di chiedere alla competente Procura il mio esame”.

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