Operazione "Via col vento", cosche infiltrate nell’eolico: 13 arresti, c'è anche sindaco di Cortale - NOMI

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Reggio Calabria - Associazione di tipo mafioso, estorsione, illecita concorrenza con violenza o minaccia e danneggiamento, aggravati dal metodo o delle finalità mafiose e induzione indebita a dare o promettere utilità. Questi i reati contestati a vario titolo a 13 persone coinvolte in un'operazione scattata alle prime ore di questa mattina in varie località del territorio ed eseguita dai Carabinieri di Reggio Calabria, in esecuzione di un'ordinanza di applicazione di misura cautelare. 

Le attività investigative, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, avrebbero permesso di accertare la sistematica infiltrazione delle cosche calabresi nei lavori necessari alla realizzazione dei parchi eolici nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia. Tra gi arrestati, nell'operazione, chiamata “Via col vento”, c'è anche il sindaco di Cortale, Francesco Scalfaro, di 59 anni. A Scalfaro, eletto con una lista civica, sono stati concessi i domiciliari.  Oltre al sindaco sono stati arrestati 6 imprenditori e sono state sequestrate 6 imprese per un valore di 42 milioni di euro.

In carcere:

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Giuseppe Evalto, 55 anni;

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Antonino Paviglianiti, 53 anni;

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Rocco Anello, 57 anni di Filadelfia;

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Giuseppe Errico, 64 anni di Cutro;

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Romeo Ielapi, 46 anni di Filadelfia;

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Pantaleone Mancuso “Scarpuni”, 57 anni;

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Giovanni Trapasso, 70 anni.

Arresti domiciliari:

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Domenico Fedele D’Agostino, 60 anni;

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Francesco Scalfaro, 59 anni, sindaco di Cortale;

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Riccardo Di Palma, 46 anni;

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Mario Fuoco, 59 anni;

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Giovanni Giardino detto Giancarlo, 46 anni di Maida;

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Mario Scognamiglio, 41 anni.

VIDEO

Nel corso delle indagini sono emersi numerosi episodi estorsivi in danno delle aziende committenti dei lavori per la realizzazione di parchi eolici in Calabria, perfezionati grazie all'apporto di imprese colluse con le compagini mafiose egemoni sulle aree in cui sono state realizzate le opere. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, illecita concorrenza con violenza o minaccia e danneggiamento, aggravati dal metodo o delle finalità mafiose, e induzione indebita a dare o promettere utilità.

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Le società sequestrate

Nel'ambito dell'operazione è stato eseguito il sequestro preventivo di alcune società, con relativi patrimoni aziendali, quote sociali e conti correnti, riconducibili agli indagati:

  • Autotrasporti F.E. S.R.L. con sede a Pizzo;

  • La Molisana Trasporti s.r.l., con sede a Guardiaregia;

  • Paviglianiti S.r.l. con sede a Reggio Calabria;

  • Ditta Ielapi Romeo, con sede in Filadelfia;

  • Hipponion Global Security Service, con sede a Vibo Valentia;

  • Hotel “Ulisse Ristorante Nausicaa Dal 1972”, sito in Maida.

 

Le indagini

Le indagini sono partite nel 2012 da parte del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Reggio Calabria, sotto la direzione della locale Direzione Distrettuale Antimafia, con il coordinamento del Procuratore Aggiunto Giuseppe Lombardo e dei Sostituti Procuratori Antonio De Bernardo (oggi alla DDA di Catanzaro), Giovanni Calamita e Antonella Crisafulli. Secondo quanto emerso nel corso delle attività, ci sarebbe stato l’invasivo condizionamento esercitato dalle cosche – in particolare i “Paviglianiti” di San Lorenzo e Bagaladi nel reggino, i “Mancuso” di Limbadi, i “Trapasso” di Cutro e gli “Anello” di Filadelfia– attraverso una serie di spregiudicate attività illecite, di natura prevalentemente estorsiva, perseguite in ogni fase della realizzazione dei parchi eolici.

Il ruolo di "cerniera" di Giuseppe Evalto

Dagli approfondimenti svolti dai Carabinieri è emerso, in particolare, il ruolo ricoperto da Giuseppe Evalto, imprenditore di Pizzo nel settore trasporti ritenuto dagli inquirenti affiliato ai “Mancuso” di Limbadi. Sarebbe stato imprenditore e collettore degli interessi delle consorterie, una figura con il ruolo di "cerniera" in grado di relazionarsi con la realtà criminale e quella imprenditoriale, che avrebbe imposto alle società impegnate nella realizzazione dei parchi eolici l'affidamento, a favore di ditte colluse o compiacenti, dei lavori collegati alla realizzazione delle opere. 

Imposto il "pizzo" sui lavori

Le indagini avrebbero fatto luce su numerosi episodi estorsivi, sia ai danni delle società multinazionali impegnate nella realizzazione dei parchi (Gamesa, Vestas, Nordex), che sottostavano all'imposizione del pagamento del "pizzo" liquidando alle ditte segnalate da Evalto compensi per prestazioni gonfiate o mai eseguite, sia ai danni delle imprese appaltatrici non colluse, costrette a corrispondere alle cosche una percentuale sull'importo delle opere da eseguire e, talvolta, anche a garantire l'esecuzione di lavori commissionati alle ditte mafiose, alle quali le imprese appaltanti versavano il corrispettivo economico.

Gli impianti su cui si sono focalizzate le attenzioni degli investigatori sono quelli di Piani di Lopa - Campi di Sant’Antonio, nella provincia di Reggio Calabria, il parco eolico di Amaroni, nella provincia di Catanzaro, il parco eolico di San Biagio e quello di Cutro, nella provincia di Crotone.

Con riferimento al territorio della provincia reggina dalla quale sono state avviate le indagini, gli imprenditori interessati dovevano interfacciarsi con Antonino Paviglianiti, elemento di spicco dell’omonima cosca, egemone nei comuni di San Lorenzo e Bagaladi, mentre i parchi eolici catanzaresi e crotonesi ricadevano nella sfera di influenza di altre due famiglie, quella dei “Mancuso” di Limbadi e quella dei “Trapasso” di Cutro. Infine, riguardo agli insediamenti delle alte serre calabresi, gli “interlocutori” erano rappresentati dagli “Anello” di Filadelfia.

Nel gestire l’affare eolico, i sodalizi coinvolti, nonostante l’appartenenza a diversi contesti territoriali, si sono dimostrati tra loro fortemente coesi ed in grado di instaurare una proficua collaborazione in nome del comune profitto generato dal business delle energie alternative.

Le accuse al sindaco di Cortale

Per quanto riguarda il sindaco di Cortale, Francesco Scalfaro, tra i destinatari dell’ordinanza cautelare, avrebbe preteso, secondo gli inquirenti, a fronte del suo benestare alla realizzazione di alcuni interventi stradali nel territorio del Comune, l’assunzione di operai da lui indicati. Il mancato accoglimento di una sua richiesta avrebbe determinato la chiusura di un tratto di strada che aveva provocato ritardi nel cronoprogramma dei lavori. 

Sequestrati 28.000 euro in casa del sindaco di Cortale

Ventotto mila euro in contanti, suddivisi in cinque mazzette, custoditi in cassaforte, sono stati sequestrati in casa del sindaco di Cortale, Francesco Scalfaro, accusato di induzione indebita a dare o promettere utilità.

Il gip ha disposto per il sindaco Scalfaro la trasmissione degli atti alla Procura di Lamezia Terme, competente per territorio. Secondo l'accusa abusando della qualità e dei poteri di sindaco, avrebbe indotto Giuseppe Evalto, definito dagli inquirenti un "facilitatore", quale referente di zona di una ditta del settore eolico, a promettergli indebitamente l'assunzione di tre operai, quale ricompensa per non creare problemi nell'iter amministrativo di approvazione dei lavori di costruzione del "by pass di Cortale".

Si trattava di opere necessarie per consentire ai mezzi pesanti il trasporto degli aerogeneratori dal porto di Crotone al parco eolico di Amaroni. A seguito del ritardo nell'assunzione degli operai, sempre secondo l'accusa, il sindaco avrebbe chiuso al transito per 10 giorni una strada percorsa abitualmente dai camion della ditta, fuori dal centro abitato del Comune. Sono in corso approfondimenti per chiarire la provenienza del denaro contante rinvenuto e sequestrato in casa del sindaco.

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