Giornalista ucciso in Slovacchia, arrestati tre calabresi

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Bratislava - L'imprenditore italiano Antonino Vadalà è stato arrestato dalla polizia slovacca, che indaga sulla morte del giornalista ucciso, Jan Kuciak. Lo scrive il quotidiano locale Korzar. Secondo i media, stamattina la polizia ha fatto irruzione negli appartamenti dell'imprenditore, a Michalovce e a Trebisov, nell'est del Paese. Insieme a lui sono stati arrestati anche il fratello Bruno e il cugino, Pietro Catroppa. Della famiglia Vadalà e dei presunti legami con la 'ndrangheta ha scritto Kuciak nel reportage pubblicato ieri dal suo giornale.

Posso confermare che i blitz e gli arresti sono stati effettuati in luoghi differenti", ha riferito il comandante della polizia Tibor Gaspar. L'ufficiale ha spiegato che le persone arrestate nei blitz nella città orientale di Michalovice sono "persone citate" da Kuciak in connessione alla "pista italiana". Per le rivelazioni di Kuciak si sono dimessi Maria Troskova, assistente del premier Robert Fico, e Vilem Jasan, ex deputato dello Smer, partito del capo del governo slovacco e attuale segretario del Consiglio di sicurezza.

Famiglie degli arrestati erano note a inquirenti reggini, i tre non risultano però essere stati coinvolti in inchieste

Non risultano essere stati coinvolti in inchieste giudiziarie in Calabria negli ultimi anni i tre italiani arrestati in Slovacchia nell'ambito delle indagini sull'omicidio del giornalista Jan Kuciak e della fidanzata, ma le loro famiglie sono ben note alla Dda di Reggio Calabria ed agli investigatori.

Antonino Vadalà è imparentato col presunto boss dell'omonima cosca Domenico, detto "Lupo di notte", e la sua famiglia è rimasta coinvolta nell'inchiesta "bellu lavuru" - condotta in due tranche nel 2008 e nel 2012 - che portò alla luce il patto spartitorio, dopo anni di scontri, tra le cosche di 'ndrangheta della fascia ionica reggina per accaparrarsi il denaro degli appalti per i lavori di ammodernamento della strada statale ionica. Antonino Vadalà, il fratello Bruno ed il loro cugino Pietro Catroppa, pur essendosi trasferiti nell'Est Europa nel 2003, secondo quanto si è appreso in ambienti investigativi, non avevano mai reciso i legami con le famiglie di origine e tornavano periodicamente in Calabria.

Gratteri: "Verosimile dietro famiglie calabresi"

"È verosimile che dietro l'omicidio ci siano le famiglie calabresi. È ovvio che la 'ndrangheta è capace di fare queste cose". Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Catanzaro, è intervenuto ai microfoni di "6 su Radio 1" sull'uccisione del reporter slovacco Jan Kuciak. "La 'ndrangheta - ha aggiunto - è radicata, non infiltrata, non solo in tutta Italia ma anche nei Paesi europei come Germania, Svizzera ma anche nell'est europeo, oltre che in Slovacchia anche in Bulgaria e in Romania. La 'ndrangheta si sta estendendo verso l'Est. Va dove c'è da gestire potere e denaro e dove ci sono da gestire opportunità. Le mafie stanno acquistando latifondi per piantare vigneti, per piantare colture, il cui fine è quello di arrivare ai contributi europei. Un fenomeno che accade in Italia ma anche fuori. Il dramma è che l'Europa non è attrezzata sul piano normativo a contrastare le mafie, in particolare la 'ndrangheta. In Europa da decenni non c'è la percezione dell'esistenza della mafia, prova ne è che gli Stati europei non vogliono attrezzarsi sul piano normativo come l'Italia. Ancora stanno discutendo se inserire nel loro ordinamento l'associazione a delinquere di stampo mafioso".

"L'Europa - ha detto ancora Gratteri - dovrebbe omologare i codici penale e di procedura penale partendo dal sistema italiano, ma non quello detentivo che non funziona in Italia. Quando si parla di Procura Europea la mia paura è che si vada all'omologazione al ribasso, perderemmo un secolo di antimafia. Griderò fino a perdere la voce contro un'omologazione al ribasso”. 

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