Lamezia, annullata interdizione da divieto esercitare attività d’impresa agli imprenditori Rutigliano

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Lamezia Terme – È stata annullata l’interdizione dal divieto di esercitare attività d’impresa agli imprenditori Rutigliano, così come stabilito dal Tribunale di Catanzaro – Sezione Misure di Prevenzione. A carico di Michele Rutigliano ed i figli, Gioacchino e Domenico, difesi dagli avvocati Francesco Gambardella, Massimiliano Carnovale e Michele Cerminara, veniva disposta il 24 maggio scorso ordinanza del G.I.P. del Tribunale di Lamezia Terme con la quale si disponeva a loro carico l’applicazione della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare ogni attività di impresa ed uffici direttivi di persone giuridiche e di imprese e tutte le attività a essi inerenti. “Il G.I.P. del Tribunale di Lamezia Terme – scrivono in una nota i legali - aveva ravvisato a carico degli stessi Rutigliano gravi indizi di responsabilità in ordine al reato di concorso nella simulazione di atti o distrazione di beni al fine di sottrarli al pagamento delle imposte e rendere inefficaci in tutto o in parte le procedure di riscossione coattiva e bancarotta patrimoniale. In quell’occasione i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Catanzaro, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Curcio, e dal sostituto Marta Agostini, avevano eseguito un provvedimento di sequestro di beni per oltre tre milioni e mezzo di euro emesso dal Gip nei confronti dei quattro componenti di un nucleo familiare accusati, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta aggravata. Ai Rutigliano veniva contestata, inoltre, l'emissione di fatture per operazioni inesistenti. Il sequestro traeva origine da un'attività d'indagine, denominata "Operazione Luce", che ha preso spunto dall'approfondimento di alcune operazioni sospette riconducibili a movimentazioni finanziarie di due società con sede a Lamezia operanti nel settore del fotovoltaico e della carpenteria metallica, entrambe riconducibili alla famiglia Rutigliano”.        

I Rutigliano hanno così proposto appello al Tribunale Misure di Prevenzione di Catanzaro “censurando, attraverso l’operato dei propri legali, l’ordinanza sotto l’unico profilo delle esigenze cautelari, assumendone l’insussistenza sia per la collocazione temporale di fatti e sia per l’assenza di condotte sintomatiche di una attitudine a commettere reati per il periodo successivo alla consumazione di quelli in contestazione e alla dichiarazione di fallimento della società, chiedendo così l’annullamento dell’ordinanza”. “Con il decreto emesso dal Tribunale Misure di Prevenzione di Catanzaro, è stato statuito – scrivono i legali della famiglia - che la collocazione temporale dei fatti reputati come distrattivi del patrimonio della società Erre Impianti S.r.l. negli anni 2012/13 o come distrattivi del patrimonio della RCS Rutigliano Michele & C. S.a.s. negli anni 2008/2010 e la mancanza di segnalazione di perpetrazione di fatti, anche se non collegati con le menzionate società, volti all’occultamento dei beni, personali o di società delle quali gli indagati rivestano la qualità di socio o amministratore o gestore di imprese individuali, si rivelano come fattori preclusivi della valutazione, in termini di attualità, del pericolo di reiterazione della condotta delittuosa”.   .

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