Lamezia, atti intimidatori ad attività commerciali nel 2011: in secondo grado tre condanne e un'assoluzione

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Catanzaro - Si è concluso il secondo grado di giudizio del processo per alcuni atti intimidatori a diverse attività commerciali di Lamezia, risalenti al 2011, e che vedeva imputati persone ritenute appartenenti ai clan lametini. I giudici della corte d'Appello (presidente Giancarlo Bianchi e consiglieri Adriana Pezzo e Giovanna Mastroianni) hanno in parte riformato la sentenza di primo grado che era stata emessa nell'ottobre del 2018, stabilendo un'assoluzione, una rideterminazione e alcune conferme di pena: Pasquale Carnovale, difeso dall'avvocato Antonio Larussa, è stato assolto con la formula "perché il fatto non sussiste" ribaltando dunque l'inziale condanna a 5 anni e 4 mesi; per Luciano Arzente è stata inflitta la condanna a 3 e non più 2 anni di reclusione e l'interdizione per 5 anni dai pubblici uffici

E' stata, infine, confermata la condanna di primo grado a 7 anni e 6 mesi per Nino Cerra, difeso dall'avvocato Lucio Canzoniere e Aldo Ferraro, e per l'altro imputato Angelo Francesco Paradiso (confermata la pena a 5 anni e 4 mesi) difeso dall'avvocato Antonio Larussa. Il procedimento penale prenda avvio da indagini stralcio partite dall'operazione Chimera, che nel 2014 portò all'arresto di 24 persone considerate a vario titolo componenti della cosca dei Cerra-Torcasio-Gualtieri e accusate di vari reati tra cui anche estorsioni ad attività commerciali.

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