Lamezia, Daponte minaccia dal carcere giudice e squadra investigativa polizia

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Lamezia Terme – Minacce e insulti pesanti nei confronti del giudice Barbara Borelli, del sostituto commissario Antonio Serratore e della squadra investigativa della polizia di Lamezia Terme, da parte di esponenti del clan Cannizzaro-Daponte. E’ quanto emerge leggendo le trascrizioni di alcune intercettazioni ambientali contenute nell’ordinanza Andromeda. A parlare Gino Daponte che, in carcere, mentre era a colloquio con i propri familiari, ha dato sfogo alla sua rabbia, lasciandosi andare in commenti che hanno tutto il tono della minaccia.

Nel mirino, l’operato del giudice Barbara Borelli, che era di stanza al Tribunale di Lamezia Terme e che aveva condannato gli imputati dei processi Strike e Arianna, in cui proprio alcuni esponenti del clan erano coinvolti, e quello del sostituto commissario che, con la squadra investigativa, nel corso degli anni, ha inferto duri colpi alla criminalità organizzata del lametino, in ultimo con le operazioni Village, Strike, Arianna, Drug Family, Boomerang, Piazza pulita, Doppio Colpo, Progresso, Spes, Nuntius e tante altre ancora che hanno portato ad arresti e condanne eclatanti.

Proprio quegli arresti e quelle condanne non sono piaciute a Daponte, che commentando con i suoi familiari, ha augurato, sotto forma di minacce e ritorsioni, il peggio ai due. Dopo queste intercettazioni il Prefetto dispose la riunione di un comitato per la sicurezza affinché fosse garantita la vigilanza nei pressi delle abitazioni dei soggetti interessati dalle minacce. 

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