Lamezia, frode alla stato e Ue. Gdf sequestra beni per 3 milioni di euro

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Lamezia Terme, 17 dicembre - Il gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme ha eseguito un’ ordinanza cautelare emessa dal Gip del Tribunale lametino su richiesta della locale Procura della Repubblica, con la quale 6 persone sono state sottoposte all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria perché ritenute responsabili, a vario titolo ed in concorso fra loro, dei reati di truffa per il conseguimento indebito di ingenti erogazioni pubbliche, falso ed altri illeciti fiscali. L’attività operativa, che ha visto in campo i reparti della fiamme gialle della provincia di Catanzaro e di Cosenza, ha portato anche al sequestro preventivo di terreni e fabbricati, automezzi, quote societarie e disponibilità bancarie e finanziarie del valore complessivo stimato di 3 milioni di euro.

L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme, scaturisce da specifici accertamenti svolti dai finanzieri nei confronti di una società di Gizzeria, destinataria di finanziamenti per circa 1.500.000,00 di euro a fondo perduto, ai sensi della legge 488/92, per la realizzazione di una “piattaforma logistica del freddo”.

I militari hanno passato al setaccio documentazione contabile, attestazioni di pagamento ed apporti di capitali utilizzati dalla società per giustificare le spese di cui richiedeva il rimborso, individuando alcune fatture, in particolare quelle emesse da due ditte, di Gizzeria e di Corigliano Calabro nonché da una società di Catanzaro che, in base ai diversi indizi raccolti, destavano sospetti sulla effettività e congruità delle forniture attestate.

I finanzieri hanno svolto approfondimenti info-investigativi su tali rapporti, facendo ricorso a riscontri contabili presso le imprese interessate ed a controlli incrociati presso altri fornitori ed enti che avevano rilasciato le previste autorizzazioni, per verificare la compatibilità delle forniture sotto esame con le altre opere necessarie per realizzare lo stabilimento finanziato.

Gli esiti di tale attività investigativa hanno consentito di acquisire sufficienti riscontri probatori per ritenere che le spese documentate da tali fatture, ammontanti a circa 700.000,00 euro, in realtà erano relative ad operazioni economiche ritenute inesistenti, con la conseguenza di una indebita richiesta di erogazioni pubbliche.

 

Il sequestro disposto dal Gip, dopo aver concordato sulla rilevanza delle prove raccolte, rientra tra le misure cautelari reali relative alla confisca “per equivalente”, ossia una speciale forma di apprensione prevista per i più gravi reati a sfondo economico finanziario, quali appunto la frode a danno della spesa pubblica e, dal 2008, la frode fiscale, consentendo allo stato di sottrarre, a ciascuna delle persone ritenute di aver concorso nell’illecito, qualsiasi bene nella sua disponibilità fino alla concorrenza dell’intero profitto ottenuto dal reato.

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