Lamezia, il ruolo chiave di 5 pentiti nell'operazione ‘Quinta Bolgia’. Il Gip: "Le loro dichiarazioni attendibili e precise"

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Lamezia Terme - Un ruolo determinante nella ricostruzione del quadro probatorio dell'inchiesta "Quinta bolgia" lo hanno rivestito i collaboratori di giustizia, considerati dal giudice che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare Barbara Saccà attendibili: "La credibilità dei collaboranti è stata già accertata in tutti i procedimenti penali - scrive il magistrato - che hanno riguardato le cosche di Lamezia Terme (i procedimenti noti come "Medusa", "Perseo", "Chimera" e via dicendo) e da ultimo il procedimento "Andromeda", sia in fase cautelare che dibattimentale. Le dichiarazioni dei collaboratori si contraddistinguono per essere genuine, precise, coerenti, caratterizzate dai requisiti della spontaneità e dalla costanza, oltre a riscontrarsi reciprocamente".

Tra le fonti dell'inchiesta rientra, dunque, Matteo Vescio, condannato nel processo Andromeda, "passando in rassegna il contenuto delle singole dichiarazioni in merito ai rapporti tra i Iannazzo e i Putrino-Rocca - afferma il giudice Saccà - non si può non muovere se non da quelle di Matteo Vescio il quale, per essere stato parte della cosca Iannazzo-Cannizzaro-Daponte sin dalla costituzione della consorteria, ha riferito di fatti appresi personalmente. L'autorevolezza della fonte proviene altresì dalla circostanza che il Vescio, per il tramite della madre Giovanna Rocca, è legato da rapporti di parentela con gli indagati Silvio e Pietro Rocca".

C'è poi Gennaro Pulice, le cui dichiarazioni vengono giudicate "significative in virtù del ruolo ricoperto dallo stesso all' interno della consorteria criminale della cosca confederata lannazzo-Cannizzaro-Daponte, ruolo analogo a quello di Matteo Vescio, in ragione del fatto che anche il Pulice ha militato nella consorteria di riferimento sin dalla sua costituzione. Il collaboratore ha deciso di interrompere la sua carriera criminale all'indomani dell'esecuzione dell'ordinanza cautelare emessa in seno al procedimento Andromeda".

Giuseppe Giampà, oggi collaboratore e figlio del capo storico della cosca Giampà, Francesco detto "il professore" ha anche fornito indicato giudicate molto significative e Angelo Torcasio - fino al 2004 organico alle cosche lametine e componente del gruppo di fuoco - sono ancora due collaboratori le cui indicazioni sono risultate importanti per la ricostruzione del quadro accusatorio. Tra i collaboratori utilizzati nell'inchiesta, anche Giovanni Governa, consigliere comunale negli anni Novanta, oggi non più collaboratore di giustizia e considerato la mente economica del clan Giampà, il quale "una volta dismessi i panni del pentito - scrive il giudice per le indagini preliminari - si sia recato personalmente da Pietro Putrino per scusarsi delle dichiarazioni accusatorie mosse nei suoi confronti, per poi chiedergli un aiuto economico per pagare le bollette".

G.V.

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