Lamezia, la procura chiede in Cassazione un nuovo processo sull'incandidabilità di Mascaro

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Lamezia Terme - Nuovo capitolo giudiziario nel procedimento sulla presunta incandidabilità di Paolo Mascaro, ex sindaco e attuale candidato a primo cittadino per il ballottaggio in programma il prossimo 24 novembre a Lamezia Terme. La procura generale della Repubblica di Catanzaro ha infatti presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte d'appello di Catanzaro (sezione civile) che dichiarava improcedibile il reclamo proposto dalla Procura della Repubblica di Lamezia contro la sentenza di primo grado, che rigettava l’incandidabilità dell’ex sindaco Paolo Mascaro. Nello specifico, la procura generale chiede alla Suprema corte un nuovo processo, ma non rispetto alla sentenza dello scorso 6 novembre, che ha rigettato la richiesta d'incandidabilità di Mascaro, quanto in riferimento al pronunciamento relativo ai termini per presentare reclamo. Il cuore della vicenda, sollevata con il ricorso in Cassazione, sta infatti in una questione temporale e sui termini esatti entro i quali il reclamo doveva essere presentato. Il pm, infatti, aveva presentato reclamo contro la sentenza di primo grado che affermava la candidabilità di Mascaro (e l'incandidabilità di Paladino e Ruberto).

"La Corte di Appello di Catanzaro - spiega oggi la procura di Catanzaro nel ricorso in Cassazione - sul presupposto che i provvedimenti presidenziali di fissazione dell'udienza di comparizione delle parti emessi fossero incompleti, in quanto mancanti dell'indicazione del termine entro il quale procedere alle notifiche, fissava il termine per la notificazione del ricorso presentato dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lamezia Terme. Tale ordinanza veniva letta in udienza, alla presenza del procuratore generale e dell'Avvocato dello Stato.  Il pm presso il Tribunale di Lamezia Terme, non essendo venuto tempestivamente a conoscenza della predetta ordinanza, chiedeva di essere rimesso in termini per procedere alle notifiche. La Corte concedeva questo termine".

Alla successiva udienza Mascaro ha chiesto l'estinzione del processo e il rigetto del reclamo. E con la sentenza pubblicata lo scorso 6 novembre 2019, la Corte di Appello di Catanzaro ha dichiarato improcedibile il reclamo. Da qui l'iniziativa del ricorso in Cassazione, perché - ad avviso della peocura generale di Catanzaro - il codice di procedura civile non prevede "la sanzione dell'improcedibilità del ricorso per il caso di omessa notifica alla controparte dell'atto e del decreto di fissazione dell'udienza entro il termine a tal fine assegnato dal giudice".  Richiamando, ancora, atti della Corte europei per i diritti dell'uomo, nel ricorso si afferma che "il principio costituzionale della ragionevole durata del processo non può condurre ad interpretazioni eccessivamente formalistiche delle disposizioni processuali, che comportino addirittura l'applicazione di una sanzione non prevista dalla legge, né può prevalere su qualsivoglia altro aspetto del giusto processo, tanto più quando, come nel caso di specie, si tratta di salvaguardare beni primari dell'intera collettività nazionale".

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