Lamezia, omicidio al campo rom scaturito per futili motivi: “Difficoltà ad abbattere cortina di omertà” - VIDEO

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Lamezia Terme – Una lite per futili motivi nel campo rom di Scordovillo, sfociata poi in omicidio. È questo il contesto nel quale ha perso la vita Luigi Berlingieri, 51enne che giovedì pomeriggio è morto, sotto i colpi di un fucile calibro 12. A sparare, come hanno ricostruito gli inquirenti, sarebbe stato Salvatore Amato, 31enne.

Ci sono volute poco meno di 48 ore agli agenti del Commissariato lametino, guidati da Marco Chiacchiera, insieme alla Squadra Mobile di Catanzaro, guidata da Nino De Santis sotto il coordinamento della Procura lametina con a capo il Procuratore Salvatore Curcio, per chiudere il cerchio intorno a colui che è ritenuto l’omicida e per il quale è stato disposto un fermo dal pm Emanuela Costa, che segue le indagini, e sul quale si attende la convalida da parte del Gip del Tribunale di Lamezia, il cui esito dovrebbe arrivare lunedì.

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Un quad troppo rumoroso e scoppia la lite tra residenti

Il tutto sarebbe scaturito da un quad che circolava all’interno del campo rom di Scordovillo e che avrebbe disturbato i residenti: per questo sarebbe nata una lite tra una ventina di persone, tra i quali ci sarebbe stato anche il fratello di Amato, Massimiliano, direttamente coinvolto nel litigio.

Per questo Salvatore Amato avrebbe deciso di intervenire, “buttandosi nella mischia”: così, per aiutare il fratello, avrebbe preso il fucile calibro 12 caricato probabilmente a pallettoni, nascosto nella cavità di un albero della sua abitazione. Due i colpi esplosi in uno spazio limitato, movimentando 18 pallettoni, con il rischio di colpire mortalmente qualcuno, così come poi è avvenuto. Luigi Berlingieri ha perso la vita, colpito al volto.

Amato rintracciato in una casa del quartiere Ciampa di Cavallo

Amato si sarebbe così disfatto dell’arma, allontanandosi per far disperdere le sue tracce. Ci sono volute le testimonianze dei presenti, nonostante le evidenti difficoltà date dal contesto di omertà, per ricostruire la vicenda. Il 31enne è stato poi rintracciato, insieme al fratello, in una casa di una zia, nel quartiere chiamato Ciampa di Cavallo, poco distante proprio dall’accampamento che si era fatto teatro dell’omicidio.

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Sono stati rintracciati intorno alle 16, poi l’interrogatorio in Procura, durato fino alle 21 di venerdì sera. “Amato ha ammesso parzialmente i fatti – ha commentato il procuratore Curcio in conferenza stampa – non ha spiegato il possesso dell’arma e ci ha fornito una versione dei fatti che non riteniamo credibile”.

"Ci saranno ulteriori accertamenti sulla dinamica"

Non è stata ancora effettuata l’autopsia sul corpo della vittima, con gli accertamenti balistici del caso, che potrà stabilire quantomeno come si è verificato il decesso. “Abbiamo dichiarazioni discordanti sulla dinamica – ha spiegato Curcio – sappiamo che Luigi Berlingieri sarebbe intervenuto per sedare gli animi con un atteggiamento pacificatore”. Per quanto riguarda il ruolo del fratello il suo sarebbe quello di “semplice favoreggiatore”, e, interrogato assistito da un avvocato, sarebbe stato collaborativo.

“La nostra, insieme alla Procura, è stata un’azione decisiva per cercare di penetrare quella cortina di omertà che contraddistingue la comunità rom. Abbiamo avuto difficoltà ad interagire e anche ad indurre coloro i quali erano i familiari vicini alla vittima a raccontarci le cose, ma ci siamo riusciti. Solo l’interazione con la comunità rom sarebbe potuta essere fondamentale per individuare il responsabile che ha fatto di tutto per non farsi rintracciare”. Così ha commentato Marco Chiacchiera, nella sua ultima conferenza stampa in veste di primo dirigente del Commissariato di Lamezia, visto che martedì prossimo diventerà ufficialmente capo della Squadra Mobile di Catanzaro, occupando il posto ricoperto finora da Nino De Santis, che andrà, invece alla Mobile di Firenze. “È stato un lavoro sinergico, armonioso e corale” ha poi concluso.

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“In questo periodo il lavoro è molto intenso – ha spiegato poi il Questore Amalia di Ruocco - ma stiamo dando una risposta piena, puntuale e celere e questo è un valore aggiunto e simboleggia la sinergia positiva tra le varie forze in campo”.

“Nessun passaggio alla criminalità organizzata da parte dei rom”

“Non c’è stato a Lamezia ancora quel salto verso la criminalità organizzata da parte della criminalità rom, come può essere avvenuto in altre zone della Calabria – ha poi commentato il procuratore Curcio – questo perché le organizzazioni criminali, nonostante le operazioni a Lamezia, possono contare su loro adepti che garantiscono, ancora, una certa continuità. Quando questo dovesse venire meno, potrebbero – ha aggiunto - verificarsi situazioni analoghe ad altre zone calabresi come è avvenuto a Cassano, ma ancora qui non si è verificato”.

Claudia Strangis

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