Lamezia, omicidio Pagliuso: avvocato sapeva di essere stato inserito in una “lista nera”

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Lamezia Terme – Una “Lista nera” sulla quale erano stati annotati tutti coloro che dovevano essere uccisi. Non si parla di un film alla Tarantino, ma purtroppo di vita vera. Si tratta di una lista della quale l’avvocato Francesco Pagliuso era venuto a conoscenza, e nella quale era stato inserito il suo nome. A raccontarglielo Domenico Mezzatesta, suo cliente, nonché ritenuto il responsabile, insieme a suo figlio Giovanni, del duplice omicidio avvenuto a Decollatura nel gennaio del 2013. Una scia di sangue lunga cinque anni e che ha portato alla risoluzione di un delitto che ha scosso una città intera. Francesco Pagliuso, noto e apprezzato penalista lametino, è stato freddato la notte tra il 9 e 10 agosto di due anni fa, nel giardino della sua villetta su via Marconi. Due anni di indagini serrate per arrivare al nome di quello che, da insospettabile, si è rivelato essere killer intraneo ad una organizzazione, “killer che – come specificato nel corso della conferenza stampa – aveva sposato la filosofia criminale dell’organizzazione”.

Non un killer a pagamento, come ipotizzato in un primo momento dagli inquirenti (su di lui pende l’accusa di essere la mano che ha sparato a Francesco Berlingieri nel gennaio del 2017 e di Gregorio Mezzatesta nel giugno successivo), ma un fidato killer degli Scalise, famiglia che secondo gli inquirenti avrebbe numerosi interessi criminali nel Reventino.

Nell’estate del 2015, come hanno ricostruito nel corso delle indagini, l’avvocato Francesco Pagliuso era venuto a conoscenza di essere stato inserito in una lista cosiddetta “Lista nera”, che sarebbe stata stilata proprio dagli Scalise e nella quale sarebbe stata indicata l’eliminazione fisica di tre persone: Luigi Aiello, Domenico Mezzatesta e proprio Francesco Pagliuso. L’avvocato avrebbe più volte palesato il suo timore, tanto che avrebbe riferito, a parenti e amici più stretti che “...adesso arriveranno in fondo alla lista…”. Il nodo sta nella sua vicinanza proprio con i Mezzatesta, ai quali era legato non solo a livello professionale, avendoli difesi nel processo che li vedeva imputati per l’omicidio di Vescio e Iannazzo a Decollatura, ma anche da un vincolo di amicizia. Sarebbe stata proprio questa vicinanza, il fatto che lui avesse ottenuto una vittoria in Cassazione ma principalmente il fatto di aver assunto la difesa proprio di padre e figlio Mezzatesta, ad aver irritato la famiglia Scalise. 

Claudia Strangis

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