Lamezia, operazione Crisalide 3 contro cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri: 28 arresti - NOMI E VIDEO

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Lamezia Terme - "L'indagine ha riguardato famiglie storiche di mafia di serie A". Lo ha detto il procuratore Nicola Gratteri, che ha coordinato le indagini dei Carabinieri, nel corso della conferenza stampa alla Procura di Catanzaro per illustrare i dettagli dell'operazione Crisalide 3. Dalle prime luci dell'alba i Carabinieri di Catanzaro e di Lamezia Terme, infatti, sono stati impegnati in un’operazione contro la 'ndrangheta della piana lametina. Gli uomini dell'Arma hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 28 persone, tra affiliati e contigui della cosca "Cerra-Torcasio-Gualtieri", gruppo criminale operante nel traffico di stupefacenti nonché già responsabile, tra l'altro, di una aggressiva e violenta attività estorsiva nei confronti di commercianti e imprenditori di Lamezia Terme. Una "cosca agguerrita" è stata definita in conferenza stampa quella dei "Cerra-Torcasio-Gualtieri" colpita dall'operazione che ha smantellato anche un vasto giro di spaccio non solo a Lamezia ma in tutta la Calabria.

I NOMI

Davide Belville
Francesco Gigliotti
Salvatore D’Agostino
Antonio Gullo
Luigi Vincenzini
Piero De Sarro
Flavio Bevilacqua
Salvatore Fiorino
Antonio Grande
Gianluca Adone
Antonio La Polla
Carlo Sacco
Filippo Sacco
Alessandro Trovato
Pasquale Mercuri
Pasquale Butera
Nicholas Izzo
Ottorino Ranieri
Francesca Falvo
Pasquale Gullo
Cristian Greco
Giovanni Torcasio
Nicola Gualtieri
Pasquale Cerra
Nino Cerra
Antonio Paradiso
Giuseppe Gullo
Giuseppe Galluzzi

Con il 416 bis (associazione di tipo mafioso) sono: Antonio Grande, Francesca Falvo, Pasquale Gullo, Giuseppe Galluzzi, Giuseppe Gullo, Francesco Gigliotti e Davide Belville.

 

Per Vincenzo Capomolla procuratore distrettuale della Dda di Catanzaro per l'area tirrenica: "le cosche colpite oggi sono già state destinatarie di altre indagini e varie condanne. La cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri, nonostante diversi arresti subiti al vertice, ha perpetuato un controllo illecito del territorio. Sono sopraggiunte nuove leve, impiegate in una massiccia attività estorsiva e intimidatoria". L'hanno chiamata Crisalide 3 in quanto si tratta di una integrazione investigativa alle altre operazioni che hanno toccato la cosca.

Per le intimidazioni sono stati "usati anche minorenni, incaricati di acquistare giochi pirotecnici per poi usare la polvere da sparo nella confezione di ordigni". Lo ha reso noto Massimo Ribaudo che guida il gruppo dei Carabinieri di Lamezia Terme. In particolare lo spaccio ha riguardato cocaina, eroina ma anche sostanze sintetiche come ectasy. "C'è stato il contributo fattivo delle parti offese" ha aggiunto il colonnello Ribaudo rimarcando come anche "a Lamezia si può fare impresa in maniera libera e senza l'oppressione che per anni ha caratterizzato buona parte della città nell'esercizio dell'attività economica".

Il provvedimento cautelare é stato emesso su richiesta della Procura del capoluogo calabrese, diretta dal Procuratore Nicola Gratteri, dai Pm Elio Romano e dal Gip Francesca Pizzini.

VIDEO

Dall'operazione Crisalide nel 2017 allo scioglimento del consiglio comunale

Nel maggio del 2017 i carabinieri avevano dato esecuzione ad un decreto di fermo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di 52 persone ritenute affiliate alla cosca 'ndranghetista "Cerra – Torcasio - Gualtieri". Associazione di tipo mafioso, traffico illecito di sostanze stupefacenti, possesso illegale di armi ed esplosivi, estorsione, danneggiamento aggravato, rapina. Questi i reati contestati nell'operazione, denominata "Crisalide" che aveva permesso di documentare l’operatività della cosca dedita ad un controllo asfissiante del territorio mediante attività estorsive e danneggiamenti ai danni di imprenditori e commercianti ed allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Lo scorso anno la Procura distrettuale aveva infatti chiuso le indagini per 64 persone, tra le quali c’erano anche i nomi degli ex consiglieri comunali Pasqualino Ruberto e Giuseppe Paladino, nonché il padre di quest’ultimo, Giovanni.

Processo, in abbreviato che si concluse con 43 condanne e nove assoluzioni. Il processo con rito ordinario è ancora in corso a Lamezia. Per i giudici di Catanzaro non ha retto l’ipotesi di concorso esterno che la Dda aveva contestato all’ex consigliere Ruberto e a Giovanni Paladino, padre di Giuseppe, ex presidente del Consiglio comunale (a processo con rito ordinario). I due, sono stati assolti “perché il fatto non sussiste” (per entrambi il pm aveva invece chiesto 8 anni e 8 mesi). Proprio il loro coinvolgimento nell’inchiesta aveva portato la Prefettura di Catanzaro a inviare la commissione d’accesso al Comune lametino la cui relazione finale aveva poi portato allo scioglimento dell’amministrazione guidata dal sindaco Paolo Mascaro.

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