Lamezia: Processo “Lex Genucia”, confermata condanna in appello per sei imputati

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Lamezia Terme – Nuovo tassello nel processo scaturito dall’operazione Lex Genucia condotta dalle fiamme gialle nel novembre 2011 a Lamezia contro il fenomeno dell’usura. La Corte d’Appello di Catanzaro si è espressa, infatti, nei confronti di sei degli imputati coinvolti nell’operazione anti-usura Nell’ambito di quel procedimento, il Nucleo Mobile della Guardia di Finanza arrestò dieci persone ritenute a vario titolo responsabili dei reati di usura, estorsione ed esercizio abusivo del credito. Le manette scattarono su ordinanza emessa dal GIP del Tribunale di Lamezia Terme su richiesta del sostituto procuratore Maria Alessandra Ruberto, a seguito di indagini dirette da quest’ultima ed eseguite per circa un anno dalla Guardia di Finanza, all’epoca al Comando del Ten. Col. Maurizio Pellegrino. Il Pm Maria Alessandra Ruberto, tra l’altro, ha sostenuto anche l’accusa come sost. Proc. Generale dinanzi la Corte d’Appello.        

A ricorrere in Appello, avverso la sentenza di primo grado del Tribunale di Lamezia Terme, che li aveva dichiarati colpevoli, sono stati: Adriano Sesto, Fabio Zubba, Ferdinando Greco, Francesco Greco, Vincenzino Lo Scavo e Francesco Pullia.

La Corte d’Appello (presidente G. Bianchi, consiglieri Carè e Luzzo), valutate le istanze presentate dai difensori degli imputati, ha sostanzialmente confermato la sentenza di primo grado, riconoscendo gli imputati tutti colpevoli dei reati loro ascritti. Solo per Adriano Sesto è venuta meno l’imputazione di estorsione, ma la Corte d’Appello ha confermato tutto il resto.

 

La Corte d’Appello ha così riformulato le pene:

Francesco Pullia: 4 anni di reclusione e 10.000 euro di multa.

Adriano Sesto: 3 anni e 4 mesi di reclusione e 8.000 euro di multa;      

Fabio Zubba: 2 anni di reclusione ed 4.000 euro di multa;

Ferdinando Greco: 2 anni di reclusione e 4.000 euro di multa;

Vincenzino Lo Scavo: un anno di reclusione e 10.000 euro di multa;

Per quanto riguarda, invece, Francesco Greco la Corte d’Appello ha confermato la condanna di primo grado: 4 anni e due mesi di reclusione e 10.000 euro di multa.

 

Tutti gli imputati sono stati condannati al risarcimento delle spese alla persona offesa.

Infine, con la condanna di secondo grado, la Corte ha confermato la confisca dei beni a Adriano Sesto e Ferdinando Greco, il cui sequestro era stato decretato nel corso delle indagini a seguito di specifiche indagini del Nucleo Mobile della Guardia di Finanza. Il valore complessivo dei beni confiscati ammonterebbe ad oltre 1.500.000 euro.  

Vi.Ci.

 

 

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