Lamezia: processo Perseo, in aula ascoltati anche i Notarianni - VIDEO

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Lamezia Terme - Nella nuova udienza del processo Perseo contro le cosche lametine, sono ascoltati anche i testimoni a difesa degli imputati. Come primo testimone a discarico di Giuseppe Notarianni nell’aula Garofalo del tribunale lametino, davanti al Presidente Carlo Fontanazza, in collegamento audio-video parla infatti il fratello di Giuseppe, Aldo Notarianni. Il legale di Giuseppe Notarianni, Aldo Ferrarro, chiede subito ad Aldo Notarianni se sapeva che Giuseppe prelevava materiale gratis da Chirico. Aldo Notarianni smentisce categoricamente. In merito a quanto riferito da Rosanna Notarianni nelle precedenti udienze, Aldo Notarianni nel definire la sorella “una pazza”, esclude che suo fratello Giuseppe abbia mai prelevato materiale senza pagare da Chirico così come esclude che abbia detto, con una battuta, alla sorella che prendeva materiale gratis “per questo poi si fa le villette…”.  “Mio fratello l’ha sempre pagato e ringraziato da oltre 15 anni”. Chiarimenti sono stati dati anche in merito ad uno scambio di assegni con il fratello che Aldo Notarianni giustifica come acquisto di una casa. Alla domanda del pm Romano se ha qualche grado di ‘ndrangheta, lo stesso Aldo Notarianni risponde: “io non appartengo a nessuno”. In aula anche Aurelio Notarianni, imputato in procedimento connesso e detenuto dal 2009.

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Anche ad Aurelio il legale Ferraro chiede se il fratello Giuseppe facesse acquisti da Chirico, Aurelio conferma sottolineando che “ha sempre pagato, lo so perché lavoravo con lui”. “Lei è stato chiamato oggi - dice l'avvocato Ferraro - perché sua sorella Rosanna ha dichiarato al tribunale che lei avrebbe detto che suo fratello Giuseppe prendeva materiale da Chirico senza pagare per questo poi si fa le villette”, anche Aurelio esclude categoricamente che abbia mai detto tale affermazione alla sorella. In aula anche Francesco Notarianni, altro fratello di Giuseppe, che però non ha mai avuto problemi con la giustizia. Francesco Notarianni ha solo lavorato con il fratello come muratore fno al 2009, per il suo lavoro veniva pagato mensilmente con assegni o con soldi liquidi come lui stesso riferisce.

Felice Romano, l’avvocato Longo, Gino Buccinà, Vincenzo Gallupo e Domenico Di Carlo sono gli altri testimoni ascoltati nel corso dell’udienza sempre sulla posizione di Giuseppe Notarianni e come clienti della ditta di costruzioni. A Felice Romano la ditta di Giuseppe Notarianni ha effettuato dei lavori per la costruzione di un capannone per l’importo di 35mila euro. “I 35mila euro gliel'ho dati tutti in contante - spiega Romano - in più tranche”. Per questo lavoro però il signor Romano non ha avuto la fattura perchè, a suo dire, non gli serviva. Anche il Pm Romano chiede come mai abbia scelto questa forma di pagamento “in nero”, Romano dice semplicemente che il commercialista gli aveva consigliato che poteva fare anche così tanto non poteva scaricarli. All’avvocato Longo, invece, la ditta di Giuseppe Notarianni ha effettuato dei lavori presso la sua abitazione per circa 10mila euro, ma dei pagamenti se n’era occupato il fratello, ora deceduto. Gino Buccinà gestisce una pizzeria e i lavori di ristrutturazione del suo locale sono stati eseguiti dalla Edilnotar e poi pagati con assegni. Anche Vincenzo Gallupo è stato cliente di “mastro Peppe”, lo ha conosciuto pescando nel 2004 e parlando del più e del meno è venuto a conoscenza che aveva una ditta di costruzioni e, dovendo fare dei lavori edili, ha chiamato la ditta. “Finiti i lavori l’ho pagato, una parte in assegno e una parte in contante ma poi non ci siamo più visti” riferisce infine il testimone. Stessa cosa, Domenico Di Carlo, che come cliente di Giuseppe Notarianni gli ha dato tre assegni per il pagamento di una casa. Rapporti prettamente lavorativi iniziati e terminati con l'esecuzione dei lavori quelli avuti tra i testimoni ascoltati in aula e la Ditta di Giuseppe Notarianni.

L’udienza termina con una dichiarazioni spontanea di Eric Voci che rivolgendosi direttamente al Presidente Fontanazza e poi al Pm Elio Romano, spiega alcuni punti, secondo il ragazzo, necessari per chiarire la sua posizione ai fini della decisione finale. Non si definisce assolutamente un estorsore ma una persona “limpida e chiara”. In particolare chiarisce la questione dello sponsor chiesto a Cantafio: “sono andato nel negozio in una sola occasione, per chiedere se volevano fare da sponsor ad un torneo calcistico, con le fatture in mano, e mi dissero di ritornare perché il proprietario non c’era. Poi il torneo non si fece e non tornai”. Eric Voci conclude la sua dichiarazione dicendo, in breve, che nessuno gli restituirà questi due anni della sua vita, rammaricato per il fatto che viene etichettato come "il figlio di un detenuto". “La mia vita è la mia, quella di mio padre è di mio padre” conclude Eric Voci.

R.V.

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