Lamezia, rifiuti interrati in località Bagni e San Sidero: "Quella porcheria non si poteva buttare"

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Lamezia Terme - Grave alterazione dell’ecosistema e contaminazione delle acque: è quanto si legge nero su bianco tra le pagine dell’ordinanza dell’operazione “Quarta copia” messa a segno dalla Polizia di Stato di Lamezia in sinergia con la Dda di Catanzaro. Ma non solo. “Le attività di escavazione e abbandono rifiuti hanno creato un "suolo" inadatto alla coltivazione o impianto di uliveti-vigneti”. Particolari allarmanti se si pensa che il “modus operandi” degli indagati, (20 le misure cautelari), puntava a risparmi assoluti nei costi di gestione, anche a discapito della salute dei propri cari. “Persone stupide – le ha appellate così il procuratore Curcio – perché in nome della pervasiva logica del profitto a ogni costo, hanno portato all’avvelenamento di aree in cui loro vivono, in cui anche i loro stessi figli vivono”.

Circa 300 le tonnellate di rifiuti smaltiti con questa modalità illecita in due discariche a pochi passi dal centro abitato di Lamezia e a pochi passi dal mare, come quella in località San Sidero e Bagni. Un via vai di Camion che transitavano sempre in tarda nottata o all’alba per non dare nell’occhio, grandi buche scavate e ricoperte con maestria, mentre dentro interravano i rifiuti più dannosi. Si parla anche di percolato e farmaci scaduti in realtà destinati al mercato cinese. Tutti finiti in aree che non disponevano dell’autorizzazione per lo stoccaggio dei rifiuti.

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“Gli ho detto di coprirla meglio là ora, che non si veda niente”

Emblematico di quanto è accaduto lo si può ricostruire da una conversazione captata dagli inquirenti all’interno dell’auto sulla quale il 15 dicembre 2018 viaggiavano Gianfranco Liparota e Giuseppe Liparota, raggiunti dalla custodia cautelare in carcere, proprietari dell'immobile di San Sidero adibito a discarica abusiva e messo a disposizione dei Bova-Romanello.

Padre e figlio, con la loro autovettura, si trovavano a passare nei pressi della discarica abusiva di località Bagni sequestrata ai Parisi, commentando gli accertamenti cui era stato sottoposto il terreno. “È sintomatico – evidenziano gli inquirenti - quello che Giuseppe Liparota dice testualmente al figlio: “E ma quella porcheria non vi si poteva buttare, perché non sia mai ti beccano, ci rovinano. Eee, hai finito, ti fanno fare la bonifica, cose… gli ho detto di coprirla meglio là ora. Che non si veda niente. Felice va, fa buttare sterro, fa buttare cose e poi se ne fotte! Eee, glielo sto dicendo venti volte!”.

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Contaminazione delle acque ed alterazioni dell’ecosistema: le analisi dell’Arpacal

Rifiuti illeciti e gravi danni ambientali comprovati anche da analisi effettuate sia in un primo momento da parte dell’Arpacal, che in un secondo da parte di tecnici nominati dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Lamezia. “Le attività di verifica espletate presso il sito – si legge nella documentazione - hanno rivelato la presenza di rifiuti interrati, o depositati in cumuli, di natura dia urbana che speciale (ad esempio materiali da demolizione, pneumatici fuori uso, batteria al piombo) alcuni dei quali pericolosi (batterie al piombo, filtri di olio) o potenzialmente pericolosi (frammenti di fibrocemento, pezzi di asfalto stradale, terreno intriso di sostanze potenzialmente inquinanti”. Ma c’è anche dell’altro: dalla discarica abusiva e dall’abbandono incontrollato di rifiuti pericolosi è emersa “la contaminazione del terreno e delle acque sotterranee e alterazioni dell’ecosistema, in particolare della biodiversità agraria e della flora”. Tutti aspetti allarmanti sui quali gli inquirenti starebbero continuando serrate indagini. Dopo aver quantizzato l’entità della contaminazione che risulta essere “ancora in corso” ma fortunatemente non irreversibile, si procederà all’urgente bonifica delle aree per un grave danno ambientale che va avanti ormai dal 2004.

A.R.

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