Lamezia: Sequestro beni di 500mila euro a Vincenzo e Pasquale Notarianni

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Lamezia Terme - Continua da parte del gruppo della guardia di finanza di Lamezia Terme, guidati dal tenente colonnello Fabio Bianco, l’attività di acquisizione allo stato dei patrimoni illecitamente accumulati dagli appartenenti alla ‘ndrangheta della città della piana. Infatti, dopo i sequestri della scorsa settimana, i finanzieri hanno sequestrato e confiscato beni per un valore di 500 mila euro a Vincenzo Carmine Notarianni e Pasquale Notarianni (padre e figlio) detto i “pilosci”, attualmente implicati nell’operazione Perseo e detenuti.  Il provvedimento della magistratura è stato emesso dal Tribunale di Catanzaro su richiesta del Procuratore distrettuale Antimafia Vincenzo Antonio Lombardo, articolata sulla base delle informative del nucleo mobile della guardia di finanza di Lamezia Terme che ha condotto le indagini.

I sequestri hanno riguardato nello specifico: due terreni con sovrastanti fabbricati, adibiti a civili e lussuose abitazioni; un fabbricato destinato a dependance di uno dei predetti edifici; tutti gli arredi di pregio rinvenuti in una delle citate abitazioni, fra i quali anche le costose attrezzature contenute in uno dei locali adibito a palestra;  due auto, due motocicli ed un motocarro.

Gli sforzi investigativi hanno condotto alla confisca odierna, che ha avuto come oggetto tutti i beni risultati nella loro disponibilità, anche se gli averi risultano formalmente intestati ad altre persone. In particolare, i due  pur avendo acquistato di fatto i terreni sui quali hanno realizzato le loro case, non hanno mai provveduto ad effettuare il formale trasferimento di proprietà dei beni a loro nome, lasciando l’intestazione giuridica al precedente proprietario. Anche altri beni oggi confiscati risultano formalmente di altre persone estranee ai fatti. I due, nei confronti dei quali è stata eseguita la misura patrimoniale, sono indiziati di gravi reati e di vivere abitualmente, anche in parte, dei proventi di attività delittuose, provenienti soprattutto dal traffico di stupefacenti.

Gli accertamenti patrimoniali e reddituali sono infatti riusciti a dimostrare che i beni confiscati sono di valore del tutto sproporzionato ed ingiustificato rispetto ai redditi leciti dichiarati ed al tenore di vita mantenuto dagli indiziati, pazientemente ricostruito dai finanzieri.

 

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