Lamezia: indagate tre persone per usura e tre imprenditori per favoreggiamento

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Lamezia Terme - Tassi fino al 93%: la Guardia di Finanza di Lamezia Terme, diretta dal colonnello Fabio Bianco, ha notificato 7 avvisi di garanzia nei confronti di un gruppo di persone di cui tre indagate per usura e sono Ferdinando Greco di 40 anni, Giuliano Caruso di 40 anni, Antonio Arcieri “u lupu” di 84 anni, un altra indagato per esercizio abusivo del credito e si tratta di Giovanni Giampà di 45 anni figlio del defunto Pasquale Giampà "‘tranganiello". Infine tre sono invece gli imprenditori vittime del sistema per favoreggiamento.

I tre imprenditori si trovavano in condizioni di difficolta' economica e dalle indagini e' stato riscontrato che tra le movimentazioni in entrata ed uscita ve ne erano alcune sospette, proprio con le persone che successivamente sono state indagate per usura. La ricostruzione dei rapporti finanziari esistenti tra le vittime e gli usurai e' stata resa particolarmente difficile non solo dalla mancata collaborazione delle vittime, ma anche perche' a "copertura" delle operazioni illegali di interscambio di denaro, era stata precostituita una serie di documenti fittizi usati per dare una parvenza di legittimita' legale a quelle che invece erano operazioni di finanziamento usurario. I tassi di interesse applicati variavano dal 51,58% al 93,31% annuo.

Le indagini sono partite da piccoli tasselli rilevati dai finanzieri del nucleo mobile nel corso di altre attività. In particolare, vagliando la documentazione bancaria di Greco acquista nel corso delle indagini dell’operazione “Lex Genucia”, rilevavano anomali rapporti finanziari tra questi e l’imprenditore C.M.. Inoltre, le fiamme gialle accertavano che assegni emessi dal medesimo imprenditore erano confluiti sul conto corrente di una persona che era stato attenzionato in passato in indagini in materia di usura. Pertanto, inizialmente i finanzieri convocavano l’imprenditore per chiedergli giustificazioni in relazione a quelle transazioni finanziarie, ma i militari intuivano che lo stesso nascondeva la verità; da lì, informato il sost, proc. Melidona e venivano avviate le indagini del caso attraverso l’acquisizione di documentazione bancaria, perquisizioni ed intercettazioni.

L’approfondimento investigativo consentiva di accertare che l’imprenditore C.M. aveva emesso assegni confluiti nelle mani di Caruso, Greco e Giovanni Giampà che, secondo la ricostruzione dei fatti non erano giustificati da plausibili operazioni commerciali. Tuttavia, l’imprenditore, chiamato a rispondere sulle operazioni finanziarie negava anche l’evidenza dei fatti, ragion per cui scattava nei suoi confronti la contestazione di favoreggiamento. Secondo l’accusa, l’imprenditore C.M.: Avrebbe ricevuto prestiti da Greco Ferdinando per € 25.000,00 e gliene avrebbe restituiti € 40.900,00 nel giro di un anno e tre mesi. Avrebbe ricevuto prestiti da Caruso Giuliano a fronte dei quali sarebbe stato costretto a restituire € 258.721,00 dei quali il 93,31 a titolo di interesse. Per quanto riguarda la posizione di Giovanni Giampà, invece, non è stata accertata l’usura; infatti, pur risultando che questi avrebbe prestato denaro all’imprenditore C.M., i tassi applicati rientravano nelle soglie previste dalla Banca d’Italia, per cui a questi è stato contestato solo il reato di esercizio abusivo del credito.   

Caruso, inoltre, inizialmente veniva sospettato di aver praticato usura anche nei confronti di S.G. e S.F.. anche in questo caso, i finanzieri del nucleo mobile hanno dovuto ricostruire da soli i rapporti finanziari intercorsi tra l’indagato e gli operatori economici, i quali, posti di fronte l’evidenza dei fatti non hanno fornito le informazioni di cui erano in possesso. L’imprenditore S.G., interrogato direttamente dal P.M. unitamente alla guardia di finanza, avrebbe confermato esclusivamente di aver ricevuto prestiti ad usura da parte di Arcieri Antonio ma non da Caruso Giuliano. Secondo le contestazioni mosse dal dott. Melidona, sulla base delle informative della guardia di finanza ed in ragione della mancata collaborazione delle presunte vittime, al caruso ha potuto contestare soltanto l’esercizio abusivo del credito per aver  prestato denaro a S.G. ed S.F. con interessi rientranti nella soglia lecita.

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