Maxi operazione contro la 'ndrangheta, 160 arresti. Giuseppe Giampà parlò delle "aspirazioni" del clan di Cutro

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Roma - Maxi operazione di carabinieri e guardia di finanza contro la 'ndrangheta in Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Calabria e Sicilia. Migliaia i carabinieri impiegati. Centodiciassette gli arresti disposti dalla magistratura di Bologna. Altri 46 provvedimenti sono stati emessi dalle procure di Catanzaro e Brescia, per un totale di oltre 160 arresti.

A coordinare l'inchiesta, denominata 'Aemilia', la procura distrettuale antimafia di Bologna, che ha ottenuto dal gip un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 117 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, porto e detenzione illegali di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di capitali di illecita provenienza, emissione di fatture per operazioni inesistenti ed altro. Tutti reati commessi con l'aggravante di aver favorito l'attività dell'associazione mafiosa. Contestualmente, le procure di Catanzaro e Brescia - in inchieste collegate - hanno emesso altri 46 provvedimenti di fermo per gli stessi reati. Imponente lo schieramento dei carabinieri impiegati, anche con l'ausilio di elicotteri, in arresti e perquisizioni. In Emilia, sottolineano gli investigatori, la 'ndrangheta ha assunto una nuova veste, colloquiando con gli imprenditori locali. I dettagli dell'operazione saranno resi noti in una conferenza stampa in programma alle 10:45 presso la procura di Bologna, alla presenza del procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti.

Arrestato consigliere comunale FI Reggio Emilia

C'è anche il consigliere comunale di Reggio Emilia Giuseppe Pagliani (Forza Italia) tra gli arrestati nella maxi operazione "Aemilia" contro la 'ndrangheta, coordinata dalla Dda di Bologna ed eseguita dai carabinieri di Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza. I carabinieri lo hanno da poco prelevato dalla sua abitazione di Arceto di Scandiano (Reggio Emilia).

In Calabria 37 fermi

L'inchiesta sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Emilia Romagna ed in altre regioni nell'ambito della quale è in corso l'operazione dei carabinieri coordinata dalla Dda di Bologna ha portato in Calabria al fermo di 37 persone. A gestire le attività illecite emerse dall'inchiesta era, secondo l'accusa, la cosca Grande Aracri di Cutro (Crotone). I provvedimenti di fermo vengono eseguiti dai Comandi provinciali dei carabinieri di Crotone e Catanzaro. Nel capoluogo calabrese, nella sede del Comando Legione dell' Arma, avrà luogo una conferenza stampa per illustrare i risultati in Calabria dell'operazione.

Coinvolti fratelli boss Aracri

Ci sono anche i fratelli del boss già detenuto Nicolino Grande Aracri, Domenico ed Ernesto, tra le persone coinvolte nell'operazione contro la 'ndrangheta condotta dai carabinieri e coordinata dalle Dda di Bologna e Catanzaro. Domenico Grande Aracri, che è un avvocato penalista, è stato arrestato in esecuzione di una delle 117 ordinanze di custodia cautelare emesse su richiesta della Dda di Bologna, mentre Ernesto Grande Aracri è uno dei destinatari dei 37 provvedimenti di fermo emessi dalla Dda di Catanzaro. Dall'inchiesta, secondo quanto si è appreso, è emersa la diffusione capillare in Emilia Romagna, ed in parte della Lombardia e del Veneto, delle attività della cosca di 'ndrangheta dei Grande Aracri, sotto il diretto controllo e la guida di Nicolino Grande Aracri, con infiltrazioni in molteplici settori economici ed imprenditoriali.

A Reggio Emilia arrestato il boss Sarcone

La maggior parte degli arresti, eseguiti su misura cautelare richiesta dal sostituto procuratore della Dda di Bologna Marco Mescolini e firmata dal gip Alberto Ziroldi, sono stati eseguiti nella provincia di Reggio Emilia, dove è presente la cosca Grande Aracri, della 'ndrangheta di Cutro (Catanzaro). Tra le persone finite in manette figurano diversi imprenditori calabresi, alcuni già noti alle forze dell'ordine, tra cui Nicolino Sarcone, considerato anche da indagini precedenti il reggente della cosca su Reggio Emilia. Sarcone, già condannato in primo grado per associazione mafiosa, è stato recentemente destinatario di una misura di prevenzione patrimoniale che gli aveva bloccato beni per 5 milioni di euro. Il comandante provinciale di Reggio Emilia, colonnello Paolo Zito, presente durante il blitz, ha detto che l'operazione è ancora in corso, rimandando i dettagli alla conferenza stampa a Bologna.

L'intenzione di costituire provincia autonoma rispetto a Reggio nelle parole del boss pentito Giuseppe Giampà

Il "locale" di 'ndrangheta di Cutro (Crotone) stava diventando il punto di riferimento delle cosche del crotonese ed il suo presunto capo, Nicolino Grande Aracri, aveva intenzione di costituire una grande provincia in autonomia a quella reggina. E' quanto emerge dall'inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro. "Si tratta - ha spiegato il procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo - di una operazione importante perché evidenzia il ruolo che stava assumendo Cutro e che non aveva mai avuto". A parlare delle intenzioni di Grande Aracri di costituire una grande provincia di 'ndrangheta è un collaboratore di giustizia, Giuseppe Giampà, ritenuto uno dei boss della 'ndrangheta del lametino. Dalle indagini è emerso anche come la cosca di Nicolino Grande Aracri, almeno sino al momento del suo arresto, avvenuto nel 2013 per una tentata estorsione ad un villaggio turistico, stesse assumendo il ruolo, essenzialmente, di punto di riferimento delle cosche di tutto il distretto giudiziario di Catanzaro - che comprende anche le province di Crotone, Cosenza e Vibo Valentia - ma con contatti anche con cosche del reggino. "Grande Aracri - ha detto Lombardo - si atteggia a capo di una struttura al di sopra dei singoli locali. E' sostanzialmente il punto di riferimento anche delle cosche calabresi saldamente insediate in Emilia Romagna dove c'era una cellula dotata di autonomia operativa nei reati fine. I collegamenti tra Emilia Romagna e Calabria erano comunque continui e costanti e non si faceva niente senza che Grande Aracri lo sapesse e desse il consenso". Nel suo ruolo di "direzione", secondo quanto emerso dalle indagini, Nicolino Grande Aracri avrebbe avuto la collaborazione dei suoi fratelli, Domenico ed Ernesto, di fatto suoi emissari.

C'è anche padre del calciatore Iaquinta

Ci sono anche importanti imprenditori del settore edile coinvolti nell'indagine Aemilia fra cui Giuseppe Iaquinta, padre del calciatore Vincenzo campione del mondo, arrestato nel reggiano e Augusto Bianchini che ha partecipato agli appalti per la ricostruzione post terremoto in Emilia residente nel Modenese.

Sequestrati beni per decine di milioni di euro

Dalle indagini è emerso un articolato giro di fatture false il cui scopo non era solo la frode fiscale ma anche quello di mascherare prestiti usurai nei confronti di imprenditori in difficoltà economiche. La ricostruzione di alcuni casi di usura, uno dei quali nei confronti di un imprenditore cremonese, ha portato a calcolare tassi di interesse superiori al 200%: in un caso sono stati prestati 700mila euro e richiesti interessi per ben 400mila euro. Per quanto riguarda la frode fiscale al momento sono stati accertati 20 milioni di fatture false utilizzate solo nel biennio 2011-2012.

L’attività criminale veniva portata avanti impiegando numerose società, alcune delle quali autentiche cartiere e avvalendosi della complicità di alcuni professionisti titolari di studi commercialisti che avevano il compito di far quadrare la contabilità delle aziende coinvolte.

Destinatari delle ordinanze di custodia cautelare eseguite dal Nucleo PT Cremona sono tre imprenditori indagati per associazione mafiosa (F.V. G., classe 1972 e F.V. G., classe 1978 di Cadelbosco -RE- e B. C., classe 1974 di Reggio Emilia) e un professionista (C. D.A., classe 1972 di Crotone) con studio a Crotone e Reggio Emilia.

Le indagini patrimoniali hanno portato al sequestro di 78 appartamenti e di 106 unità immobiliari (Garage e box doppi), di 5 capannoni industriali e di 15 terreni per un valore storico dichiarato, estremamente prudenziale, di oltre 20 milioni di euro. Sono state sequestrate anche 27 società di capitali, edili o della logistica, compresi i crediti, i beni strumentali e le altre attività il cui valore non è possibile al momento quantificare.

Sequestri per 100 mln, anche un intero quartiere

Nell'inchiesta sono stati disposti sequestri di beni per 100 milioni. In particolare sono stati raggiunti dal provvedimento diverse società di Alessandro e Augusto Bianchini, imprenditori edili impegnati anche nella ricostruzione post-sisma 2012. L'esecuzione è ancora in corso da parte dei carabinieri del Ros, dalla Dia e dalla Guardia di finanza di Cremona. E' stato inoltre sequestrato un intero quartiere, composto da circa 200 appartamenti a Sorbolo, comune del Parmense. La richiesta di sequestro, approvata dal Gip, è firmata dai Pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi.

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Da indagini emergono tentativi influenza voto per comunali

Dall'indagine 'Aemilia' emergono riscontri di attività di supporto e tentativi di influenzare elezioni amministrative da parte degli affiliati al gruppo criminale in vari comuni dell'Emilia. Lo ha spiegato il procuratore Roberto Alfonso, nella conferenza stampa a Bologna, citando i casi di Parma nel 2002, Salsomaggiore nel 2005, Sala Baganza nel 2011, Brescello nel 2009. "Vi sono elezioni comunali che sono state inquinate - ha aggiunto Alfonso - ma poi abbiamo pure dimostrato il rapporto stabile tra un uomo politico e l'organizzazione mafiosa, in termini di scambio di favori e di supporti reciproci". Il procuratore ha spiegato anche che però non sono stati individuate le persone che avrebbero beneficiato di tali contatti.

Pm: "Entrature vertici ecclesiastici"

"Attraverso alcuni professionisti, la cosca di Cutro dimostra di avere entrature nei vertici giudiziari ed ecclesiastici" a Roma. Lo ha detto il procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo. Nel provvedimento di fermo si fa riferimento ad un monsignore contattato per fare ottenere al genero del boss Nicolino Grande Aracri, Giovanni Abramo, detenuto per omicidio, il trasferimento in un carcere calabrese. Trasferimento poi non effettuato. Il religioso, ha aggiunto Lombardo, non è indagato.

In indagine cena dell'accordo politica-cosche

Tra le carte dell'indagine 'Aemilia' contro la 'ndrangheta, c'è una cena a cui partecipò Giuseppe Pagliani, consigliere comunale di Forza Italia a Reggio Emilia, raggiunto oggi da ordinanza di custodia in carcere. L'incontro avvenne in un ristorante della periferia della città emiliana, il 21 marzo 2012. Alla riunione parteciparono elementi come Nicolino e Gianluigi Sarcone, Alfonso Diletto, Alfonso Paolini e Giuseppe Iaquinta. Per dirla con il procuratore di Bologna Roberto Alfonso fu l'occasione in cui "si consacrò e si definì l'accordo tra la politica e l'organizzazione mafiosa". Secondo gli investigatori Pagliani, all'epoca capogruppo Pdl in consiglio provinciale, promise sostegno alle rivendicazioni di chi lamentava 'persecuzioni' ad opera del prefetto di Reggio Emilia e discriminazioni nei confronti della comunità calabrese. In cambio avrebbe ricevuto il sostegno alla sua battaglia politica di contrapposizione alla presidente della Provincia, Sonia Masini e altri personaggi pubblicI schierati apertamente a sostegno dl prefetto.

 

REAZIONI E COMMENTI

Gaetti (M5s), purtroppo avevamo visto giusto

"L'Operazione Aemilia è storica perché fa luce sul fenomeno delle infiltrazioni mafiose al Nord. Infiltrazioni che vedono affiliati alle cosche anche politici e imprenditori originari della Lombardia e dell'Emilia Romagna. Segno che le mafie non sono questione di Nord o Sud ma di una mentalità criminale da estirpare". Così Luigi Gaetti, senatore del Movimento 5 Stelle e vice presidente della Commissione parlamentare Antimafia. "Anche la mia città Mantova è colpita con il sindaco Sodano (Forza Italia) indagato e il fermo dell'imprenditore Antonio Muto" commenta Gaetti. "Ricordo che un altro degli arrestati, Giuseppe Iaquinta, padre del calciatore Vincenzo - prosegue il vicepresidente della Commissione antimafia - a settembre tentò di acquistare il Mantova Calcio. Questa operazione sospetta fu oggetto da parte mia e dei miei colleghi del M5S di una interrogazione parlamentare". "Ricordo anche che anche altri nell'inchiesta di oggi: il consigliere di Forza Italia di Reggio Emilia Giuseppe Pagliani che si candidò anche alle ultime regionali in Emilia-Romagna e l'imprenditore modenese Augusto Bianchini sono stati oggetto in questi anni di denunce pubbliche, atti ispettivi o esposti dei miei colleghi del Movimento 5 Stelle Giulia Sarti, Maria Edera Spadoni e Vittorio Ferraresi. Purtroppo avevamo visto giusto" conclude Gaetti.

Mussini (Misto), istituzioni alzino la guardia

"Esprimo grande soddisfazione per l'ottimo risultato dell'operazione 'Aemilia'" dalla senatrice Maria Mussini del gruppo Misto che rivolge il suo plauso alla Dda di Bologna per "l'eccellente lavoro svolto in stretta collaborazione con le forze dell'ordine e in particolare al colonnello Paolo Zito, comandante provinciale dei carabinieri di Reggio Emilia". "Dall'inchiesta - prosegue la senatrice - è emersa la diffusione capillare in Emilia Romagna delle attività della cosca di 'ndrangheta dei Grande Aracri". "Le istituzioni locali sono chiamate ad alzare la guardia e a vigilare contro questa capillare diffusione della criminalità organizzata che, in un momento di crisi economica, può fare breccia negli ambienti dell'imprenditoria e della politica".

 Errani, mai messa la testa sotto la sabbia

"In questi anni non abbiamo messo la testa sotto la sabbia e, consapevoli del problema, sono state assunte iniziative per contrastare la criminalità organizzata e il suo radicamento nei territori". Lo sostiene, con un post sulla sua pagina Facebook, l'ex presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani, a proposito dell'inchiesta della dda di Bologna che ha definito “importantissima". "Va fortemente apprezzato il lavoro della Procura di Bologna, delle forze dell'ordine, delle Direzioni nazionale e distrettuale antimafia", - commenta Errani. L'ex presidente ha promosso, nell'ambito delle norme che regolano la ricostruzione post sisma, l'introduzione della 'white list' per le imprese anche nei rapporti fra privati. Il contrasto alla mafia, secondo Errani, "è un lavoro impegnativo e complesso che deve continuare e intensificarsi anche per l'affermarsi dell'economia sana e della qualità sociale delle nostre comunità".

 Messina (Idv), segno che Italia reagisce

"L'operazione antimafia condotta è il segnale inequivocabile di un Paese che sta reagendo e che vuole farlo, con tutte le sue forze. Per una parte malata e contaminata, infatti, c'è una parte d'Italia resistente e forte che riesce a sgominarla e combatterla. IdV è da questa parte e ringrazia, ogni volta, chi mantiene un impegno sano e fermo, con grande coraggio. In questo modo, siamo certi, l'Italia potrà tornare a camminare a testa alta, tagliando le mani che la criminalità le ha messo sopra ed estirpando questo male che ingessa ed offende valori, dignità ed onestà". Così il segretario di Italia dei Valori Ignazio Messina commenta l'inchiesta della Dda di Bologna.

procuratore Bologna, Reggio Emilia epicentro organizzazione

Bologna - L'operazione 'Aemilia' che ieri ha colpito un'associazione di stampo 'ndranghetistico con 'epicentro' a Reggio Emilia, legata alla cosca Grande Aracri di Cutro (Crotone) non ha se non in piccola parte riguardato il capoluogo regionale, Bologna. E' stato lo stesso procuratore Roberto Alfonso, tornando sull'argomento coi giornalisti, a spiegare che sotto le Due Torri non sono emersi segni di un radicamento della criminalità organizzata, come invece rilevato in altre province. "A Bologna non abbiamo avuto riscontri di aziende riconducibili a mafiosi che fanno affari con aziende sane presenti in città", ha detto, aggiungendo che "le verifiche continuano, ovviamente a 360 gradi". Il procuratore ha ricordato poi l'arresto a Bologna di Roberta Tattini, consulente bancaria e finanziaria, accusata di concorso esterno all'associazione. "La sua attività non è secondaria", ha detto Alfonso, citando la visita che la professionista ricevette in città la visita di Nicolino Grande Aracri per trattare di affari. L'operazione contro la 'ndrangheta "è un punto fermo" nelle considerazioni sulla presenza della criminalità organizzata in Emilia. Lo fa notare il procuratore capo di Bologna Roberto Alfonso, mandando un messaggio alle istituzioni: "La svolta è questa: ora la mafia non è solo una relazione in un convegno, ma un provvedimento giudiziario. E' una cosa ben diversa. Possono leggerlo anche loro e capire quali sono le fragilità del sistema", evidenziate dall'indagini della Dda e dei carabinieri che ieri hanno arrestato 117 persone. Ai giornalisti che hanno domandato quindi se a suo avviso le istituzioni potrebbero fare di più per contrastare le mafie, Alfonso ha risposto: "Ciascuno sa per legge il compito che deve svolgere e può impegnarsi per farlo”. E' stato arrestato in Germania dalla polizia di Augsburg Gaetano Blasco, 52 anni, ritenuto uno degli organizzatori dell'associazione di tipo mafioso smantellata in Emilia e ieri irreperibile all'esecuzione della misura di custodia cautelare. Blasco è l'imprenditore intercettato mentre parla con Antonio Valerio, un altro indagato, nella telefonata in cui i due scherzano sul terremoto, il 29 maggio 2012. I poliziotti tedeschi erano in contatto con i carabinieri.

Gip, ricerca consenso mediatico nuova frontiera

"La ricerca del consenso mediatico, in palese controtendenza rispetto alle regole ferree della dissimulazione e dell'understatement mafioso, costituisce a buon diritto una delle nuove frontiere aperte dalla progressiva infiltrazione nel tessuto sociale, ciò con un duplice effetto: amplificare la capacità espansiva del sodalizio, in grado di reperire direttamente e non l'accesso ai mezzi di informazione e creare le condizioni per un diverso, più morbido, atteggiamento dell'opinione pubblica, indotta ripetutamente a credere che la partita si giochi tra uno Stato vessatore e onesti faticatori". Lo ha scritto il Gip, Alberto Ziroldi, nell'ordinanza dell'operazione Aemilia della Dda di Bologna. Sono infatti diversi gli indagati che si sono serviti dei mezzi di informazione, con interviste su quotidiani e in tv, attraverso l'aiuto giornalista Marco Gibertini, raggiunto da misura di custodia cautelare per concorso esterno in associazione mafiosa. "Del resto - continua il Gip - la formidabile potenza del Quarto potere non sfugge a Antonio Mattace che, conversando con Nicolino Sarcone,commenta '- è uno ..... è uno come si dice? E' un aggeggio che veramente dove tocca tocca taglia e fa male il giornalismo...'"

legale Tattini, confido accusa si ridimensioni

Roberta Tattini "ha fornito chiarimenti su tutta la vicenda che la riguarda, confidiamo che la sua posizione si possa ridimensionare". Lo spiega l'avvocato Girolamo Mancino, difensore della consulente finanziaria bolognese arrestata il 28 gennaio e accusata di concorso esterno nell'associazione a delinquere di tipo mafioso con epicentro a Reggio Emilia e legata alla cosca Grande Aracri di Cutro. Tattini, coinvolta il 28 gennaio nell'operazione antimafia svolta nel nord Italia con oltre 160 arresti, 200 indagati, 189 capi di imputazione e con il coinvolgimento di politici, imprenditori, forze dell'ordine e giornalisti, oltre a beni sequestrati per 100 milioni tra cui un intero quartiere di un comune del Parmense, ha risposto alle domande del Gip. Il legale, quindi, ritiene che non sussisterebbero più i presupposti per la carcerazione e a breve presenterà ricorso al Riesame, probabilmente anche per i beni sequestrati alla professionista.

 

I nomi dei fermati in Calabria

1. Abramo Giovanni di 39 anni, residente a Sulmona (AQ), di fatto domiciliato a Cutro;

2. Aiello Francesco di 58 anni, residente a Cutro;

3. Arena Pasquale di 58 anni, residente a Isola Capo Rizzuto soprannominato "Nasca";

4. Caccia Giuseppe di 47 anni, residente a Cutro, chiamato anche "Peppe";

5. Celi Giuseppe di 38 anni, residente a Catanzaro;

6. Colacino Antonio di 35 anni, residente a Cutro;

7. Colacino Giuseppe di 62 anni, residente a Cutro, soprannominato "Shampoo";

8. Corapi Roberto di 55 anni, residente a Catanzaro;

9. Cristofaro Dario di 53 anni, residente a Catanzaro;

10. Diletto Michele di 29 anni, residente a Cutro, soprannominato "Michele U' Riepolo";

11. Diletto Pasquale di 36 anni, residente a Cutro soprannominato "Pasquale U' Riepolo";

12. Diletto Salvatore di 25 anni, residente a Cutro, soprannominato "Salvatore U' Riepolo";

13. Frontera Giovanni di 41 anni, residente a Cutro, soprannominato "Giovanni A' Lastra";

14. Gentile Francesco di 56 anni, residente a Isola Capo Rizzuto, chiamato anche "Franco";

15. Grande Aracri Ernesto di 45 anni, residente a Cutro, alias "Raffaele" soprannominato "U' Massaru";

16. Gerace Salvatore di 46 anni, residente a Botricello, soprannominato "U' Tipografo";

17. Lazzarini Domenico di 64 anni, residente a Cutro, chiamato anche "Mico" o soprannominato "Pinocchio";

18. Lequoque Giuseppe, di 70 anni, residente a Crotone, soprannominato "Peppe Cannuni";

19. Maesano Santo, di 57 anni, residente a Borgo Tossignano (Bo);

20. Maletta Antonio di 36 anni, residente a Catanzaro;

21. Mannolo Albano di 45 anni, residente a San Leonardo di Cutro;

22. Mannolo Leonardo di 27 anni, residente a San Leonardo di Cutro;

23. Mauro Francesco di 52 anni, residente a Petilia Policastro, soprannominato "Cinese";

24. Mazzocca Matteo di 29 anni, residente a Catanzaro;

25. Mellea Gennaro di 38 anni, residente a Catanzaro, alias "Piero";

26. Migale Ranieri Giuseppe, di 37 anni, residente a Cutro;

27. Nicoscia Domenico di 53 anni, residente a Isola Capo Rizzuto, soprannominato "Mimmo Macchietta";

28. Riillo Antonio di 32 anni residente a Isola Capo Rizzuto;

29. Riillo Carmine di 28 anni, residente a Isola Capo Rizzuto;

30. Riillo Carmine di 38 anni, residente a Isola Capo Rizzuto;

31. Riillo Domenico di 56 anni, residente a Isola Capo Rizzuto, soprannominato "U' Trentino";

32. Riillo Giuseppe di 34 anni, residente a Isola Capo Rizzuto;

33. Salerno Alfonso Pietro di 60 anni, residente a Cutro, chiamato anche "Fronzo";

34. Salerno Antonio di 35 anni, residente a Cutro;

35. Scarpino Salvatore di 50 anni, residente a Cutro, chiamato anche "Turuzzo";

36. Scicchitano Alex nato di 29 anni, residente a Catanzaro;

37. Stranieri Benedetto Giovanni di 52 anni, residente a Roma.

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