Migrante ucciso nel vibonese, un fermo: arrestato riteneva l'area di sua proprietà - VIDEO

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Vibo Valentia – E' stata una vendetta contro i continui furti ad aver armato la mano di Antonio Pontoriero l'uomo fermato dai carabinieri con l'accusa di avere ucciso a colpi di fucile il 29enne Soumayla Sacko e ferito altri due connazionali lo scorso 2 giugno nella ex fornace di località Tranquilla a San Calogero.

Vendetta motivata, secondo quanto hanno ribadito i carabinieri, per la continua presenza di extracomunitari in quella che il presunto autore dell'omicidio riteneva fosse ancora una sua proprietà. Sarebbe dunque questo il movente, confermato dagli investigatori dell'Arma.

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Il movente è stato reso noto nel corso della conferenza stampa durante la quale sono state ripercorse tutte le fasi che hanno portato all'emissione del provvedimento a firma del pm Ciro Luca Lotoro della Procura di Vibo Valentia nei confronti dell'uomo al quale stamani all'alba è stato notificato il fermo di indiziato di delitto.

Pontoriero, 43enne di San Calogero già indagato per l'omicidio, è parente di uno degli ex custodi dell'area sequestrata nella quale sono stati trovati metalli pesanti, finito a processo per l'inchiesta che ne scaturì nel 2007. Ora è accusato di omicidio e porto e detenzione illegale di arma.

Il fermo è scattato nella notte alla luce di un'ulteriore assunzione di informazioni che hanno confermato un "quadro che era evidente sin dall'inizio". 

Pontoriero era stato iscritto nel registro degli indagati già nelle ore immediatamente successive al delitto alla luce delle dichiarazioni dei due maliani che erano con la vittima e alla corrispondenza delle loro descrizioni con le caratteristiche somatiche, il tipo di abbigliamento e l'auto posseduta. Era anche stato sottoposto alla prova dello stub ma gli inquirenti hanno ritenuto di avere un quadro già ben delineato anche in assenza dei risultati della prova che devono ancora arrivare.

Soumayla Sacko, attivista dell'Usb (Unione sindacale di base) ed in Italia con regolare permesso di soggiorno, si trovava con due connazionali, nei pressi dell'ex fornace "La Tranquilla", una vecchia fabbrica di laterizi sequestrata nel 2011 per smaltimento illegale di rifiuti pericolosi, e stava prendendo delle vecchie lamiere abbandonate da usare nella tendopoli di San Ferdinando dove vivevano, quando è stato raggiunto da un colpo di fucile alla testa: inutile la corsa all’ospedale, per lui non c’è stato niente da fare.

Oggi ci sarà l’esame autoptico, disposto dalla Procura di Vibo Valentia che conduce le indagini. 

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Il presunto omicida denunciò i furti ai carabinieri

Ha avuto un prologo la vicenda culminata con l'omicidio di Soumayla Sacko e il ferimento dei due connazionali intenti a prelevare delle lamiere dall'ex fabbrica ormai dismessa e posta sotto sequestro. Lo scorso 5 maggio, alla Stazione carabinieri di San Calogero, giunse una telefonata che segnalava una serie di furti nella zona. Il particolare è stato reso noto nel corso della conferenza stampa di oggi a Vibo Valentia. Il personale dell'arma che, una volta sul posto, identificò alcune delle persone che avevano effettuato la chiamata, tra le quali vi era proprio Pontoriero.

Il suo volto venne quindi memorizzato dai militari che, subito dopo l'omicidio, sottoposero la foto dell'uomo - insieme ad altre 11 - al testimone oculare del delitto, connazionale della vittima, che lo riconobbe. L'attività investigativa partì e si sviluppò con il sequestro della Fiat Panda dell'indagato, la stessa descritta dal maliano, e degli indumenti (jeans e maglietta) per essere spediti agli esperti del Ris di Messina.

Non è stato necessario a quel punto attendere gli esiti degli esami del Ris di Messina per giungere a chiudere il cerchio attorno al quarantatreenne di San Calogero accusato di avere sparato quattro colpi di fucile caricato a pallettoni contro Sacko e i suoi connazionali. L'acquisizione di altre fonti testimoniali e la visione dei filmati delle telecamere del paese hanno consentito agli uomini guidati dai maggiori Dario Solito e Valerio Palmieri di ricostruire il percorso della Panda indicata dai due feriti e irrobustire così il già forte quadro indiziario a carico di Pontoriero. 

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