'Ndrangheta: arrestato Antonio Pelle, il boss evaso dall'ospedale di Locri nel 2011 - VIDEO

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Reggio Calabria - Antonio Pelle, 54 anni, detto "vancheddu" ma conosciuto come la "mamma", ritenuto il capo dell'omonima cosca di San Luca, è stato arrestato dalla squadra mobile di Reggio Calabria. Era latitante dal 2011 quando fuggì dall'ospedale di Locri. Deve scontare una condanna a 20 anni di reclusione. Il suo nome era nell'elenco dei 100 ricercati più pericolosi e stava per essere inserito nei primi 10. E' stato trovato in un bunker sotterraneo a Bovalino dal quale si accedeva da una intercapedine tra stanze di casa sua.

Antonio Pelle, arrestato dalla polizia dopo 5 anni di latitanza, è stato scoperto all'interno di una intercapedine realizzata tra la stanza da letto ed il bagno della sua abitazione di Bovalino. Un nascondiglio realizzato con estrema cura, tanto che gli agenti della squadra mobile reggina hanno impiegato diverse ore per individuarlo. I particolari dell'operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa nella Questura di Reggio Calabria alla quale ha partecipato il capo della Dda reggina Federico Cafiero de Raho, il questore Raffaele Grassi e gli investigatori.

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Questore Reggio: "boss non si allontanano mai"

"Lo cercavamo dappertutto e, infine, il cerchio si è ristretto proprio alla sua abitazione". Così il capo della Squadra mobile di Reggio Calabria Francesco Rattà ha sottolineato, parlando dell'arresto del boss Antonio Pelle, il concetto "secondo cui la teoria che i veri boss non si allontanano mai troppo dal territorio d'origine, trova anche in questo caso piena conferma". "Antonio Pelle, sposato con Antonella Vottari - ha detto il questore di Reggio Calabria Raffaele Grassi - era ormai l'ultimo dei protagonisti strategici della sanguinosa faida di San Luca. Adesso, con la sua cattura e con i processi in corso, ogni pezzo del mosaico è stato messo al punto giusto". Condannato a 20 anni di reclusione, Pelle non ha condanne per reati di sangue. "La sua cattura - ha sottolineato il procuratore della Repubblica Federico Cafiero de Raho - testimonia la forte capacità dello Stato e delle sue articolazioni di rompere ogni livello di collusione costruito attorno ai latitanti.

Oggi in provincia di Reggio Calabria opera personale investigativo di primordine che garantisce assoluta riservatezza di indagine e capacità di intervento rapido a tutela della sicurezza pubblica. Pelle, che era stato arrestato nel 2009, nel 2011 era stato assegnato agli arresti ospedalieri clinici. Approfittando di questa situazione, fece perdere le proprie tracce. Adesso, grazie all'opera degli uomini e delle donne della squadra mobile di Reggio Calabria, è stato catturato e consegnato alla giustizia". Il nascondiglio di Pelle è stato individuato in una intercapedine realizzata nel muro divisorio tra la camera da letto e il bagno. "E' una ulteriore prova - ha detto Rattà - dell'alta specializzazione 'bunkeristica' raggiunta soprattutto dalla 'ndrangheta della ionica reggina. L'ingresso del rifugio era davvero stretto, grande quasi come l'apertura di una piccola cassaforte domestica, da dove Pelle riusciva ad infilarsi non appena venivano avviati i controlli delle forze dell'ordine, scampando così alla cattura".

Bindi: "Arresto Pelle durissimo colpo a cosche"

"La cattura del super latitante Antonio Pelle è un durissimo colpo alle potenti cosche della Locride e un formidabile segnale di liberazione di quel territorio dalla morsa del potere della 'ndrangheta". Così la presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, dopo l'arresto del boss evaso cinque anni fa dall'ospedale di Locri e da allora ricercato. "E' una bella dimostrazione della tenacia e della professionalità delle forze di polizia e della magistratura che nella provincia di Reggio Calabria, pur tra tante difficoltà non danno tregua alla criminalità organizzata. Ringrazio gli uomini della squadra mobile di Reggio Calabria che con lo Sco e la Polizia scientifica hanno condotto questa importante e complessa operazione", conclude Bindi.

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