'Ndrangheta: Comprensorio sotto controllo cosca, 52 arresti nel reggino

arresti-carabinieri-dia-reggio.jpg

Reggio Calabria - Un'operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria è in corso per l'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della Dda, nei confronti di 52 persone ritenute appartenenti e contigue alla cosca di 'ndrangheta Paviglianiti operante nei comuni di San Lorenzo e Bagaladi. Dalle indagini è emerso come il comprensorio fosse interamente sotto il controllo della cosca della quale è stato ricostruito l'intero organigramma con l'individuazione dei ruoli dei singoli affiliati.

Coinvolti tecnici comune del reggino

Il capo ufficio tecnico del Comune di San Lorenzo ed altri due dipendenti dell'Ente risultano tra gli arrestati nell'operazione condotta dai carabinieri contro la cosca Paviglianiti. I tre, secondo l'accusa, avrebbero agevolato l'associazione mafiosa con una serie di omissioni soprattutto nel rilascio di licenze nel settore commerciale. Il Comune di San Lorenzo è commissariato dal luglio 2013, dopo le dimissioni del sindaco e alle scorse elezioni comunali del maggio scorso non sono state presentate liste di candidati. L'inchiesta dei carabinieri, coordinati dalla Dda di Reggio Calabria, si riferisce ad un periodo antecedente allo scioglimento.

Indagato ex comandante Capitaneria Reggio

L'ex comandante della Capitaneria di porto di Reggio Calabria, Vincenzo De Luca, è indagato in stato di liberà nell'inchiesta "Ultima spiaggia" della Dda di Reggio che stamani ha portato i carabinieri ad eseguire un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 52 persone ritenute affiliate o contigue alla cosca Paviglianiti di San Lorenzo. Il gip ha rigettato nei confronti di De Luca la richiesta d'arresto, mentre ha accolto quella ai domiciliari per un sottufficiale, Basilio Tedesco, in servizio all'epoca dei fatti - il 2010 - nella stessa Capitaneria. De Luca e Tedesco sono accusati dalla Dda di corruzione aggravata dall'avere favorito un sodalizio mafioso per avere omesso "di rilevare tutte le difformità di quanto realizzato rispetto a quanto assentito e tutte le conseguenti violazioni di legge" nella realizzazione del lido "La Cubana", di proprietà di Luca Bruno Cannizzaro, indicato come uno dei vertici del sodalizio, ma riconducibile realmente al cognato Settimo Paviglianiti, definito dagli inquirenti uno dei boss. Agli atti dell'inchiesta c'è l'intercettazione ambientale di un colloquio nel corso del quale Cannizzaro, parlando dei controlli della Capitaneria al cantiere del costruendo lido, afferma: "ah.. mi è costato millecinquecento euro stamattina! me li ha anticipati un amico... è andato là ha dato cinquecento a De Luca... cinquecento a Tedesco.. e cinquecento glieli devo mandare ora".

Per De Luca il gip distrettuale ha rigettato la richiesta d'arresto in quanto "risulta mero firmatario dell'annotazione di p.g. inviata il 16 giugno 2010, quale esito della delega disposta in diverso procedimento penale, a seguito di un sostanziale anonimo, degli esiti del sopralluogo della Guardia costiera del 3 giugno 2010, a cui egli non risulta avere partecipato, sicché mai avrebbe potuto agire d'urgenza e di iniziativa non essendo neppure presente sul posto". "Viceversa - scrive il gip - in assenza di positivi o apprezzabili elementi in base ai quali poter sostenere il carattere millantatorio dell'intercettazione, è vero che il maresciallo Tedesco Basilio, ufficiale territorialmente competente in quanto addetto alla Delegazione di Spiaggia di Melito Porto Salvo, sia l'unico ad essere stato sempre presente nei sopralluoghi eseguiti, sicché certamente in grado di constatare l'evoluzione delle opere e della struttura in aperta difformità al progetto assentito. Nei confronti del m.llo Basilio Tedesco non residuano dubbi di sorta sulla sua partecipazione all'ipotesi corruttiva mentre per i predetti profili di assenza dai sopralluoghi effettuati e di mancata possibilità di agire diversamente d'iniziativa va rigettata la richiesta nei confronti del De Luca, che resta indagato a piede libero, fatti salvi diversi e successivi approfondimenti".

Indagato ex vice sindaco di S.Lorenzo

L'ex vice sindaco di San Lorenzo, Carmelo Upennini, è indagato in stato di libertà per concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito dell' inchiesta "Ultima spiaggia". Nel corso dell'operazione, i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno invece arrestato Rocco Giovanni Maesano, responsabile dell'area economica finanziaria dei Comuni di San Lorenzo e Bagaladi, e Marco Antonio Sergi, responsabile dell'Ufficio tecnico del Comune di San Lorenzo, e Carmelo Borrello, istruttore direttivo tecnico dello stesso Comune. Secondo l'accusa avrebbero fornito "uno stabile contributo alla vita dell'associazione mafiosa", "ponendosi quali pubblici amministratori di riferimento per il sodalizio criminale a San Lorenzo e Bagaladi, promuovendo anche in tale veste gli interessi della cosca e favorendo, anche nell'adozione di specifici provvedimenti, personaggi intranei o vicini al sodalizio, comunque garantendo, in caso di necessità, il loro appoggio all'organizzazione". Per Upennini, però, il gip ha rigettato la richiesta d'arresto ritenendo "il materiale indiziario proveniente dalle dichiarazioni di Riggio troppo risalente per farne fornire un quadro dimostrativo ancora attuale e coerente con le odierne risultanze. Quanto all'interessamento di Upennini con il Sergi per le sorti del Lido La Cubana, si tratta di attività, sia pure capziosamente mistificata, che non consente di inferire da quell'unico intervento palesato o captato di mettere in correlazione le 'svariate' attenzioni del responsabile dell'Ufficio tecnico comunale con le direttive dell'Upennini, che può avere agito nell'ombra ma della cui azione non vi è altra traccia".

De Raho: "Controllo asfissiante territorio"

"L'inchiesta rappresenta plasticamente il modo di operare della 'ndrangheta sul territorio". Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, incontrando i giornalisti al Comando provinciale dei carabinieri per illustrare i particolari dell'inchiesta che ha portato all'arresto di 52 persone appartenenti alla cosca guidata da Domenico Paviglianiti. Una cosca i cui interessi svariavano dalle estorsioni al controllo degli appalti pubblici, al traffico di droga. "Le ipotesi di reato contestate - ha aggiunto de Raho - denotano la pervasività ed il controllo asfissiante del territorio. Basti pensare che la somma dei residenti nei comuni di Bagaladi e San Lorenzo non supera i 3.500. E' facile desumere, dal numero degli arrestati e degli altri indagati, quanto forte siano i legami tra gli accoscati ed il resto della popolazione".

Gratteri: "Confermati vincoli affari e parentali con altre cosche"

L'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Nicola Gratteri e dal pm Antonio Di Bernardo, ha inoltre svelato i legami dei Paviglianiti con gli Iamonte di Melito Porto Salvo ed i Tegano di Archi. "Vincoli di 'affari' - ha detto Gratteri - ma anche di rapporti familiari che molto spesso la 'ndrangheta utilizza per rinsaldare storiche alleanze, oltre le stesse cointeressenze di natura criminale. Voglio sottolineare il lavoro certosino condotto dai carabinieri diretti dal col. Lorenzo Falferi, che sono riusciti a far emergere circostanze gravi rispetto alla vita democratica degli enti locali del basso Ionio reggino e a rendere chiaro il quadro e gli equilibri criminali che governano la 'ndrangheta della Vallata del Tuccio, a cominciare dal gruppo Paviglianiti, su cui da oltre un decennio, dopo l'arresto del capobastone Domenico Paviglianiti, sembravano essersi inabissati. Ma così non era, tant'è che con i loro 'sistemi' condizionavano stabilmente l'operato dei Comuni di Bagaladi e San Lorenzo ed i vertici delle strutture burocratiche di quegli enti, più volte commissariati per cattiva amministrazione o per infiltrazione mafiosa. Profilo, questo che, dovrebbe indurre il legislatore ad apportare quelle modifiche affinché, come effetto dello scioglimento per infiltrazione mafiosa, anche i vertici amministrativi degli enti inquinati siano messi in condizione di non nuocere". Per il col. Falferi, "il gruppo Iamonte era riuscito negli anni a cannibalizzare tutta una serie di piccole cosche del melitese. Con i Paviglianiti, però, aveva preferito firmare patti di non belligeranza, dividendosi il territorio di influenza".

Gip: "Infiltrazioni cosca in elezioni 2010"

L'indagine condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il coordinamento della Dda, ha messo in luce "l'infiltrazione nella politica locale e le elezioni amministrative locali", in particolare le "consultazioni elettorali comunali in San Lorenzo 2010, le regionali 2010 e le provinciali 2011". Lo scrive il gip distrettuale di Reggio Calabria nell'ordinanza di custodia cautelare eseguita oggi. "Le indagini - scrive il gip - hanno evidenziato quanto sia pressante il condizionamento mafioso in seno alle amministrazioni comunali di San Lorenzo e Bagaladi: la cosca Paviglianiti conta tra le proprie fila amministratori comunali cui viene devoluto il compito di tutelare gli interessi dell'organizzazione criminale.

Alcune circostanze rilevate sono indicative della penetrazione mafiosa e della facilità con cui la cosca colloca suoi uomini di fiducia nei punti chiave delle amministrazioni locali, tra cui alcuni familiari. Anche i contatti che esponenti di primo piano dei Paviglianiti hanno allacciato con gli amministratori comunali, i quali consapevolmente hanno favorito la cosca, sono fattori indicativi del carattere pervasivo del sodalizio mafioso". In questo contesto, scrive ancora il gip, "dietro il risultato elettorale che, sancendo la nomina a sindaco di Pasquale Sapone, ha determinato la sconfitta della lista 'Democrazia Legalità Trasparenza', capeggiata da Palmino Mangiola, si celano in realtà i veri giochi di potere messi in atto dalla cosca. A quest'ultima lista si ritiene siano stati attribuiti i connotati di una lista di copertura al fine di far assumere una parvenza di legalità alle consultazioni amministrative".

Nel 2013, al Comune di San Lorenzo, era stata inviata la commissione d'accesso antimafia, ma il Consiglio dei Ministri aveva deciso di non sciogliere l'Ente. Scioglimento giunto poi nel luglio successivo per le dimissioni del sindaco. Da allora il Comune è commissariato ed alle elezioni comunali del maggio scorso non sono state presentate liste. Ma i condizionamenti ci sarebbero stati anche in occasione delle elezioni regionali del 2010, concomitanti con le comunali a San Lorenzo e Bagaladi. "Tra gli esponenti politici che sono risultati eletti a seguito delle consultazioni amministrative regionali - afferma il gip citando anche una precedente indagine - figura Tripodi Pasquale Maria, candidato tra le fila dell'Udc (alle regionali del novembre scorso si è ricandidato con la lista Centro democratico senza essere eletto, ndr), nella coalizione a sostegno di Scopelliti Presidente, e che ha goduto della campagna elettorale fattagli, così come emerso nel corso di indagini di cui al procedimento penale nr. 1817/09 RGNR DDA, da Scaramozzino Antonio Mario, imprenditore edile, vicino alla cosca Paviglianiti". "L'attività tecnica esperita - scrive poi il gip - ha confermato l'appoggio fornito dalla cosca Paviglianiti ad alcuni candidati alle elezioni amministrative provinciali del 2011". Nessuno dei politici citati nell'ordinanza risulta indagato

REAZIONI

Libera: "Società onesta faccia passo avanti"

"L'operazione 'Ultima Spiaggia' rappresenta un colpo durissimo alla 'ndrangheta che soffoca le comunità della valle del Tuccio. Di questo successo dello Stato, il coordinamento territoriale di Libera Reggio Calabria rende merito alla magistratura reggina e all'Arma dei Carabinieri che hanno condotto con straordinaria abnegazione indagini complesse e rischiose". Lo afferma, in una nota, il Coordinamento territoriale di Libera Reggio Calabria. "Affinché estorsioni, corruzione nei pubblici appalti, traffici di droga e armi diventino presto solo un brutto ricordo anche per le popolazioni di San Lorenzo e Bagaladi - prosegue la nota - è tuttavia indispensabile che ciascuno di noi faccia sino in fondo la propria parte. È giunto il momento per la società onesta e responsabile di fare un passo avanti, con coraggio e determinazione. Occorre, sin da subito, lavorare per garantire il rispetto e l'attuazione delle libertà e dei diritti che la 'ndrangheta nega da decenni nonché per ricostruire un tessuto di economia sana e giusta che sappia dare lavoro e speranza a tutti e, in particolare, ai più giovani". "La rete di Libera - conclude la nota - si impegnerà, senza risparmio di energie, per raggiungere nel minor tempo possibile questi obiettivi, certa di trovare come compagni di strada, in questo cammino di riscatto, non solo tutte le istituzioni della nostra Repubblica, ma tanti tanti concittadini decisi a liberarsi, una volte e per sempre, dall'oppressione delle cosche".

Ex consigliere Tripodi: Mio elettore nel 2010 era incensurato

"Premesso che conoscevo Antonio Scaramozzino quale imprenditore incensurato e che, al tempo della campagna elettorale per le regionali del 2010, lo stesso era membro del partito Udc, ribadisco la mia estraneità nei confronti di soggetti terzi afferenti all'imprenditore, sottolineando che il fatto che Scaramozzino fosse un mio elettore è facilmente spiegabile dall'appartenenza alla stessa formazione partitica". A sostenerlo, in una nota, è l'ex consigliere regionale della Calabria Pasquale Maria Tripodi in relazione all'inchiesta "Ultima spiaggia" condotta ieri dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria contro la cosca Paviglianiti. Nell'ordinanza del gip, parlando di "l'infiltrazione nella politica locale e le elezioni amministrative locali", il giudice cita anche le regionali del 2010 sostenendo che Tripodi - che non è indagato - "ha goduto della campagna elettorale fattagli, così come emerso nel corso di indagini di cui al procedimento penale nr. 1817/09 RGNR DDA, da Scaramozzino Antonio Mario, imprenditore edile, vicino alla cosca Paviglianiti". "Riguardo l'assegnazione di Scaramozzino all'incarico di delegato regionale presso il consorzio di Bonifica del Basso Ionio reggino - ha poi aggiunto Tripodi - vorrei precisare come lo stesso sia stato nominato con decreto del Presidente della Giunta Regionale 2 agosto 2010, n. 229 a seguito di regolare procedura prevista dalla legge regionale n. 11 del 2003 con conseguente presentazione di curriculum ed essendo in possesso dei requisiti necessari".

© RIPRODUZIONE RISERVATA