'Ndrangheta: Corte appello annulla confisca Cafè de Paris

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Reggio Calabria - La Corte d'appello di Reggio Calabria ha disposto la restituzione di 102 beni, tra i quali il Cafè de Paris, il locale di via Veneto a Roma simbolo della "dolce vita", ritenuto nella disponibilità di Vincenzo Alvaro di Sinopoli, indicato dagli investigatori come esponente di spicco dell'omonima cosca. Lo rende noto l'avvocato Gelsomina Cimino che afferma che i giudici hanno "riconosciuto l'insussistenza del cosiddetto 'Sistema Alvaro'". I beni erano stati sequestrati nel 2009 - e poi confiscati - nell'ambito di un'inchiesta della Dda di Reggio Calabria contro la presunta cosca di Sinopoli. Il sequestro era stato confermato sia in primo grado che in appello, dopo i ricorsi della difesa, ma la Cassazione ha annullato con rinvio l'ultima decisione.

"Sono stati necessari oltre dieci anni di processi e procedimenti con migliaia di euro di soldi pubblici spesi e sperperati in intercettazioni - afferma il legale - per arrivare infine ad affermare l'insussistenza della pericolosità sociale che avrebbe legittimato l'applicazione della misura ablatoria. La Corte d'appello di Reggio Calabria, chiamata a pronunciarsi in sede di rinvio, ha quindi dovuto ammettere che tanto il Tribunale, quanto la stessa Corte in sede di gravame, avevano immotivatamente omesso di verificare se effettivamente Vincenzo Alvaro avesse mai ricoperto una carica di rilievo mafioso e il giudizio sulla sua pericolosità qualificata risulta di fatto disancorato dalla individuazione di condotte sintomatiche: l'errore era tanto più grave se si considera che nel frattempo era intervenuta assoluzione anche dal delitto di associazione mafiosa".

"La Corte distrettuale - prosegue il legale - va addirittura oltre e, prendendo in considerazione la condanna riportata da Alvaro in primo grado per intestazione fittizia aggravata dall'art. 7 con sentenza del Tribunale di Roma del 9 aprile 2014, ha escluso che una tale (successiva) condanna, peraltro ancora non passata in giudicato, possa, in sede di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale, costituire ulteriore presupposto per l'affermazione di una qualche pericolosità sociale, sì da giustificare, come invece avrebbe voluto la Procura Generale, il mantenimento della confisca su tutti i beni ritenuti nella disponibilità" di Alvaro.

Legali Alvaro: "Contenti per annullamento confisca" 

"Siamo molto contenti che la Corte di appello di Reggio Calabria, dopo un lungo calvario giudiziario, abbia riconosciuto Vincenzo Alvaro come estraneo alle accuse che venivano mosse a lui e a tutti i suoi familiari, provvedendo nel contempo alla restituzione di tutti i beni agli stessi in quanto estranei al castello accusatorio che ingiustamente delineava Alvaro e la di lui famiglia come emissari di una cosca di 'ndrangheta negli affari della Capitale". Lo afferma, in una nota, l'avvocato Fabrizio Gallo, in merito alla notizia relativa al provvedimento di annullamento della confisca del "Cafè de Paris" emesso dalla sezione Misure di prevenzione della Corte d'Appello di Reggio Calabria. L'avvocato Gallo, nella stessa nota, evidenzia che "l'avvocato Gelsomina Cimino (che stamani aveva diffuso la notizia dell'annullamento della confisca, ndr) non è difensore di Vincenzo Alvaro, né degli altri terzi interessati in questa vicenda giudiziaria e non ha mai partecipato ad alcuna udienza". "Pertanto - prosegue la nota - l'avvocato Cimino non ha alcun titolo in questo giudizio. In effetti Vincenzo Alvaro è difeso dall'avvocato Domenico Cartolano, del Foro di Roma, mentre tutti i terzi interessati e familiari di Alvaro sono difesi dall'avvocato Fabrizio Gallo, del Foro di Roma, e dall'avvocato Tiziana Barillaro, del Foro di Vibo Valentia".

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