'Ndrangheta, estradato il boss Morabito: deve scontare 30 anni reclusione

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Roma - Il boss della 'ndrangheta Rocco Morabito, 56 anni, considerato uno dei piu' importanti trafficanti internazionali di droga al mondo, è atterrato all'aeroporto di Roma - Ciampino nella mattinata di oggi, estradato dal Brasile, dove era stato arrestato il 25 maggio 2021 dalla polizia federale brasiliana, nel corso di un'operazione congiunta con i Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Reggio Calabria, supportati dal Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia - progetto I-CAN e dalle agenzie statunitensi DEA e FBI. Deve scontare una pena definitiva di 30 anni di reclusione. Le indagini sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, diretta da Giovanni Bombardieri.

Arresto, evasione ed estradizione del boss

Arresto in forza di un provvedimento restrittivo della Procura Generale di Reggio Calabria diretta da Gerardo Dominijanni - deve scontare una pena definitiva a 30 anni di reclusione per reati in materia di stupefacenti. Considerato uno dei massimi broker del narcotraffico internazionale, era inserito nella lista dei latitanti di massima pericolosità facenti parte del “programma speciale di ricerca” del Ministero dell’Interno.

Morabito, legato da vincoli di parentela con il noto esponente di vertice della ‘ndrangheta Giuseppe Tiradritto Morabito, è stato al centro di una complessa vicenda investigativa: arrestato in Uruguay nel settembre 2017 dal ROS dopo 23 anni di latitanza, il 24 giugno 2019 era riuscito ad evadere da un penitenziario di Montevideo, quando era in attesa di estradizione verso l’Italia. Da quel momento se ne erano perse le tracce.  La svolta nelle indagini dei Carabinieri si è avuta nel maggio 2021 quando le complesse investigazioni di respiro internazionale, sviluppate anche attraverso il monitoraggio delle scie telematiche, hanno permesso di localizzare il latitante a João Pessoa, dove è stato rintracciato in compagnia di un altro ricercato di ‘ndrangheta, Vincenzo Pasquino. Questo, era sua volta ricercato dal Comando Provinciale Carabinieri di Torino che stava conducendo parallele indagini coordinate dalla locale Procura Distrettuale, diretta da Anna Maria Loreto.

La rapidità delle procedure di estradizione, che sembravano essersi arenate a causa di un procedimento penale aperto dalla Magistratura di San Paolo nei confronti di Morabito, è stata resa possibile grazie all’intensa attività di raccordo tra l’Ambasciata d’Italia in Brasile, il Progetto I-CAN e le Autorità brasiliane. Il Progetto I-CAN, promosso e finanziato dall’Italia attraverso Interpol, ha costituito una rete di 13 Paesi in tutto il mondo per il contrasto alla minaccia globale costituita dalla ‘ndrangheta.

In covo Montevideo 12 carte di credito

Rocco Morabito, il boss della 'ndrangheta re del traffico internazionale di droga, nella villa con piscina a Montevideo in cui fu arrestato nel 2017 aveva con sé 12 carte di credito e 13 telefoni cellulari. Materiale che gli serviva per gestire i suoi affari illeciti e mantenere i rapporti con i suoi sodali sparsi in tutto il Sud America ed in vari Stati europei. Il boss nel suo rifugio uruguayano aveva anche una serie di carnet di assegni, una consistente somma di denaro in contanti, una Mercedes ed un passaporto brasiliano. Il 24 giugno del 2019 Morabito evase, insieme ad altri tre detenuti, dal carcere di Montevideo attraverso un tunnel e si rifugiò a João Pessoa, in Brasile, dove fu arrestato per la seconda volta il 25 maggio del 2021. Era da quest'ultima data, dunque, che si attendeva l'estradizione in Italia del boss, concretizzatasi stamattina con il suo arrivo nell'aeroporto di Ciampino.

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