'Ndrangheta: operazione dei Ros contro i Piromalli, 12 arresti

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Reggio Calabria - I carabinieri del Ros hanno eseguito un'operazione contro la cosca di ‘ndrangheta dei Piromalli, arrestando 12 persone e sequestrando il consorzio Copam di Varapodio, nel reggino, costituito da oltre 40 aziende e cooperative agricole operanti nella Piana di Gioia Tauro, in Sicilia e nel basso Lazio. Arresti e sequestro sono stati fatti in esecuzione di un'ordinanza emessa dal Gip di Reggio Calabria su richiesta della Dda. I reati contestati agli arrestati vanno dall'associazione per delinquere di tipo mafioso e dal concorso esterno in associazione mafiosa, all'intestazione fittizia di beni, alla truffa e ad altri reati aggravati dalle finalità mafiose. L'operazione del Ros, denominata "Provvidenza 2", segue il fermo, eseguito sempre dai Carabinieri, nel gennaio scorso di 33 persone appartenenti alla stessa cosca Piromalli. Le indagini hanno documentato, in particolare, il livello di infiltrazione dei Piromalli nel locale tessuto economico, con particolare riferimento al settore agro-alimentare, grazie alla complicità di imprenditori collusi. Tra i destinatari dell'odierno provvedimento ci sono gli anziani boss Giuseppe ed Antonio Piromalli, da molti anni al vertice della cosca.

Boss Piromalli impartiva ordini dal carcere

Dal carcere de l'Aquila, dov'era detenuto, il boss della 'ndrangheta Giuseppe Piromalli, 72 anni, indicato dagli inquirenti come uno degli elementi di vertice dell'omonimo clan di Gioia Tauro, colpito oggi dall'operazione "Povvidenza 2" dei Carabinieri, impartiva ordini. Le risultanze delle indagini coordinate dalla Dda avrebbero evidenziato il ruolo apicale dell'anziano boss, detto "Facciazza", attualmente detenuto nel carcere del capoluogo abbruzzese, e del fratello Antonio di 78 anni, detto "u Catanisi". I due erano in grado di orientare gli equilibri criminali dell'intero mandamento tirrenico e di condizionare il locale tessuto economico-imprenditoriale, con particolare riferimento ai settori agro-alimentare e turistico-ricettivo, grazie alla complicità di imprenditori contigui alla cosca.

Giuseppe Piromalli, in particolare, benché da anni ristretto in regime detentivo speciale, attraverso i periodici colloqui con i familiari, e facendo leva su un'efficiente rete comunicativa, era in grado di impartire ordini e inviare messaggi funzionali alla direzione degli affari del clan, controllati attraverso il figlio Antonio, fermato il 26 gennaio scorso. Un ruolo carismatico in seno alla cosca era svolto anche dall'ultrasettantenne Antonio Piromalli, defilato sotto il profilo strettamente operativo, ma ancora molto influente nella pianificazione delle strategie criminali dell'organizzazione, soprattutto nel dirimere le controversie sorte tra gli affiliati, anche rispetto a problematiche non prettamente criminali. Proprio all'anziano Antonio Piromalli era demandato il compito di rinsaldare i rapporti con la cosca Molè, un tempo alleata, attraverso la figura di Michele Mole', 51 anni, coinvolto nella ripartizione dei proventi derivanti dagli affari criminali legati alla gestione del porto di Gioia Tauro.

I traffici commerciali della cosca oltreoceano

Sul piano più generale, le investigazioni del Ros hanno messo in luce anche le infiltrazioni dell’organizzazione criminale sia nel settore agroalimentare, documentando le interrelazioni transnazionali strumentali allo sviluppo di tali importanti traffici commerciali, che nel settore turistico-ricettivo, attraverso ingenti investimenti di denaro di provenienza illecita nell’acquisto di strutture alberghiere ubicate in zone costiere ad elevata vocazione turistica.

In particolare nel comparto oleario, è emersa la figura degli imprenditori Domenico e Gioacchino Careri, da sempre legati a Giuseppe Piromalli cl. 45 e al figlio Antonio, per conto dei quali avviavano un’ingente attività di esportazione di olio verso gli Stati Uniti, con la prospettiva di rilevanti introiti derivanti dalla possibilità di commercializzare il prodotto in noti ipermercati americani, potendo contare, tra l’altro, sull’articolato circuito relazionale di Rosario Vizzari, prestanome del sodalizio stabilitosi da anni nel New Jersey. Il meccanismo di fatto consentiva ai Piromalli di penetrare nel mercato americano con prospettive di guadagno e riciclaggio di denaro, mentre ai Careri di assumere una posizione rilevante nel settore oleario, vendendo il proprio prodotto ad un prezzo decisamente vantaggioso e dissimulando, dietro l'etichettatura di olio extravergine, la vendita di olio di sansa (in alcuni casi persino avariato). le ipotesi di frode in commercio e contraffazione alimentare sono attualmente al vaglio delle autorità americane, con approfondimenti da parte dell'Fbi.

La distribuzione dei prodotti ortofrutticoli e il consorzio Copam

Nella distribuzione dei prodotti ortofrutticoli, è invece emerso come la cosca avesse infiltrato il consorzio Copam di Varapodio, costituito da numerose cooperative calabresi e siciliane, sfruttandone la notevole capacità di approvvigionamento di prodotti agrumicoli, e disponendone sul piano gestionale e commerciale, grazie al ruolo di Rocco Scarpari, semplice dipendente ma, di fatto, vero dominus della cooperativa, in quanto referente della cosca gioiese. Attraverso tale rilevante controllo, il sodalizio è stato in grado di alimentare sia la grande distribuzione del nord-est italiano che il mercato rumeno. In particolare, dalle indagini del Ros è emerso come Antonio Piromalli, anche tramite il socio Alessandro Pronestì, ingerisse nella gestione della C.o.p.a.m., sovrintendendo in prima persona a tutta la filiera commerciale di fornitura dei prodotti agrumicoli - stabilendo tempi, quantitativi e prezzi delle merci da esportare- curando i rapporti con le aziende (es: polignanese al Mof di Milano, o aziende in Romania) e intervenendo anche nella gestione del personale dipendente del consorzio.

In particolare, nell’ambito delle trattative condotte con alcuni imprenditori rumeni, preoccupati dalla possibile interruzione degli approvvigionamenti, Alessandro Pronestì, che agiva secondo le direttive di Piromalli, si spingeva a rassicurare i suoi interlocutori, dicendo che la cooperativa aveva di fatto l’obbligo di rifornire prioritariamente le aziende indicate dall’organizzazione: “Forse tu non hai capito una cosa, la cooperativa prima manda a noi e poi se avanza manda agli altri!”. Le attività del consorzio Copam erano inoltre utilizzate dalla cosca Piromalli nelle operazioni commerciali di esportazione dell'olio d'oliva verso gli Stati Uniti. Il consorzio, infatti, veniva costretto a garantire il pagamento in anticipo di quanto prodotto dalla socieà i fratelli Careri ed a farsi carico dei costi delle ulteriori (e non necessarie) operazioni di intermediazione (Piromalli Antonio: "glielo hai specificato a Scarpari ...ogni vendita che facciamo fare a lui ........già a priori deve sapere che due centesimi li deve mettere in fattura in più per noi").

A riscontro del controllo totalizzante del consorzio da parte della cosca, è emerso inoltre come Antonio Piromalli stesse prendendo in considerazione di trasferire la sede di Copam all’interno dell’area commerciale del porto di Gioia Tauro, sia perché trovava le spese degli stabilimenti di Varapodio troppo eccessive, sia per rendere ancora più agevole le attività di esportazione di agrumi verso gli Stati Uniti. Tra i destinatari del provvedimento anche Cinzia Ferro e Teresa Cordi', le quali, per conto del sodalizio, fungevano da prestanome nella gestione di imprese inserite nei servizi di pulizia e catering di alcune strutture turistiche riconducibili ad importanti societa' di settore, nonche' nel ramo dell'abbigliamento, con punti vendita in alcuni centri commerciali delle province di Milano e Udine.

Infine, per quanto concerne il settore turistico-ricettivo, le investigazioni condotte dal Ros hanno dato conto del profilo imprenditoriale di Nicola Francesco Comerci che, nel corso degli anni, ha saputo creare un impero economico, avvalendosi dei capitali e della protezione della cosca, soddisfacendone ogni richiesta: dalla gestione dei latitanti, agli investimenti nel settore immobiliare, all’inserimento di ditte di riferimento del sodalizio nelle forniture alberghiere. collegamento emerso in modo ancora più palese in occasione del tentato omicidio del figlio Andrea, avvenuto nel giugno 2015 a Parghelia, che spingeva Nicola Francesco Comerci a rivolgersi ad esponenti della cosca Piromalli per giungere all’individuazione dell’autore dell’azione delittuosa.   

I sequestri

Nel medesimo contesto, è stata data esecuzione anche al sequestro preventivo emesso dal gip calabrese, ai sensi del comma 7 del reato di associazione mafiosa (416 bis del c.p.), nei confronti delle già citate imprese:  il consorzio Copam di Varapodio attivo nel commercio dei prodotti ortofrutticoli, ed in particolare nel settore agrumario dei kiwi e delle pesche, con un fatturato di oltre 20 milioni di euro; la societa’ S.g.f. fratelli Careri srl, con sede legale in Milano e stabilimento in San Ferdinando, attiva nella produzione e nel commercio dell’olio di oliva.

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