'Ndrangheta: Si ribella ad estorsori, sei fermi nel vibonese

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Vibo Valentia - Si ribella ai suoi estorsori, li denuncia ai carabinieri e li fa fermare. I militari del Reparto operativo del Comando provinciale di Vibo Valentia, nell'ambito di un'operazione denominata "Insomnia", hanno fermato sei persone ritenute contigue, secondo i militari, alle cosche Bellocco, Lo Bianco e Fiarè della 'ndrangheta, accusate di usura ed estorsione, reati aggravati dalle modalità mafiose. I fermi sono stati fatti in esecuzione di provvedimenti emessi dalla Dda di Catanzaro.

Vittima dei reati contestati ai sei fermati un commerciante di abbigliamento e di oggetti preziosi che, dopo due rapine per le quali aveva subito un danno per mezzo milione di euro, ha avuto necessità di denaro per riavviare le sue attività, ricevendo così una serie di prestiti a tassi d'usura tra il 2010 ed il 2014. A garanzia degli interessi e del capitale, gli usurai si sono fatti consegnare dalla vittima due orologi preziosi, una partita di gioielli, assegni ed una scrittura privata che li cautelasse da possibili denunce.

Per ottenere il pagamento delle somme pattuite, i sei fermati, secondo l'accusa, hanno anche minacciato gravi ritorsioni ai danni del commerciante e dei suoi familiari. La vittima, ad un certo punto, ha deciso di ribellarsi ed ha denunciato ai carabinieri i suoi estorsori, consentendo così il loro fermo.

Dda: A Vibo percentuale più alta di usura

"Vibo Valentia è il territorio con la più alta percentuale di fenomeni usurari in Italia e quello che abbiamo portato alla luce in questi anni è solo la punta dell'iceberg". Lo ha detto il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Giovanni Bombardieri, nel corso della conferenza stampa per illustrare gli esiti dell'operazione che ha portato al fermo di sei persone accusate di usura ed estorsione aggravate dalle modalità mafiose ai danni di un commerciante vibonese.

I provvedimenti di fermo, eseguiti dai carabinieri, sono stati emessi dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Camillo Falvo. I fermati, tutti ritenuti contigui alle cosche della 'ndrangheta dei Bellocco, Lo Bianco e Fiarè, sono Salvatore Furlano, di 46 anni; Damiano Pardea (29), Gaetano Cannatà (40) e Francesco Cannatà (38), tutti di Vibo Valentia; Alessandro Marando (38), di Rosarno, e Giovanni Franzè (52), di Stefanaconi. Bombardieri, nel corso della conferenza stampa, ha esortato i commercianti a trovare il coraggio di segnalare i propri aguzzini alle forze dell'ordine. "Denunciare gli usurai - ha aggiunto - è possibile perché bisogna capire che dal fallimento si può venire fuori, ma se si resta sotto ricatto si fa il gioco di questi malviventi che arrivano a sottrarre tutto il patrimonio della vittima. Lo Stato ha dimostrato anche in questa occasione di essere presente e di agire in breve tempo, tant'è che dalla denuncia ai fermi sono passati circa cinque mesi".

Per trovare imprenditore adescarono figlio

Un piano per rintracciare l'imprenditore che avevano messo sotto usura e del quale non avevano più notizie da giorni era stato ideato da tre dei sei fermati nell'ambito dell'operazione compiuta stamane dai carabinieri a Vibo Valentia. Il particolare emerge dal provvedimento di fermo eseguito dai carabinieri ed emesso dalla Dda di Catanzaro. Il piano consisteva nel cercare di adescare su facebook il figlio di 10 anni della vittima. Per farlo avevano deciso di creare un profilo falso di una ragazzina e chiedere l'amicizia al minorenne. Successivamente, attraverso un software, volevano individuare la posizione del ragazzo e dell'imprenditore e quindi recuperare il denaro prestato ad usura. Ad agire sarebbero stati i fratelli Francesco e Gaetano Antonio Cannatà che si sarebbero inoltre rivolti ad un altro dei fermati, Alessandro Marando. I tre avrebbero ipotizzato di prendere contatti con la segretaria della scuola "Garibaldi", frequentata dal figlio della vittima, per capire, in particolare, se era stato richiesto un nulla osta al trasferimento del bambino verso un altro istituto, temendo che l'imprenditore fosse stato trasferito in una località protetta.

Trovati pizzini con formule affiliazione

Pizzini che evocano formule di riti di affiliazione ma anche di benedizione di locali in cui svolgere la cerimonia sono stati trovati questa mattina dai carabinieri nel corso di una perquisizione all'interno di un noto locale di abbigliamento di Vibo Valentia in cui prestava servizio uno dei fermati dell'operazione "Insomnia", Salvatore Furlano. I militari guidati dal tenente Marco Califano e dal colonnello Daniele Scardecchia hanno trovato il materiale dentro una scatola di scarpe insieme a due pistole: una calibro 6,35 con matricola cancellata e una giocattolo priva di tappo rosso. Nel locale sito in pieno centro cittadino il commerciante vittima di usurai ha riferito di aver portato a Furlano, che svolge le mansioni di commesso, 15 mila euro in oro e gioielli riposti in una scatola di scarpe.

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