'Ndrangheta, traffico cocaina in porto Gioia Tauro: 4 arresti

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Reggio Calabria - Scoperto un traffico cocaina nel porto Gioia Tauro. L'operazione del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza, con il coordinamento della Dda reggina, è in esecuzione nelle province di Roma, Reggio Calabria e Sassari, ed ha portato all'arresto di quattro esponenti di un gruppo criminale finalizzato al traffico internazionale di eroina, per conto della cosca Bellocco di Rosarno, nel porto di Gioia Tauro con l'apporto di squadre di portuali infedeli. In carcere sono finiti Emanuele Umberto Oliveri, di 32 anni, Domenico Pepé 64 anni, Alessandro Galanti 38 anni, Antonio Ponziani 34 anni e Alessandro Larosa 41 anni. L'organizzazione, secondo quanto emerso, si occupava di reperire ed acquistare all'estero, soprattutto in Sudamerica, e di importare in Italia, attraverso navi in arrivo al porto di Gioia Tauro ed in altri porti nazionali e di commercializzare, ingenti quantitativi di cocaina.

Umberto Emanuele Oliveri era ritenuto il dominus del gruppo criminale disarticolato dall'operazione "Balboa" condotta dal Comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria con il coordinamento della Dda reggina, ma dalle indagini emerge anche la figura di Alessandro Galanti, ritenuto un vero e proprio broker internazionale in contatto con i narcos che assieme a Larosa e Ponziani coadiuvava i primi due nell'organizzare le forniture e di Pepé che si occupava dell'acquisto e dell'importazione della droga. Gli arresti sono stati disposti dal Gip di Reggio Calabria su richiesta della Dda reggina guidata dal Procuratore Giovanni Bomabrdieri e coordinata, per l'area tirrenica, dal Procuratore Aggiunto Gaetano Paci. Giunta in Italia, al porto di Gioia Tauro, la cocaina, nascosta all'interno di borsoni nei container, veniva esfiltrata da portuali infedeli incaricati di recuperare lo stupefacente e di portarlo al di fuori del sedime portuale gioiese. Il gruppo criminale ha dimostrato di poter contare su una fitta rete di contatti, talmente ramificata, da essere in grado di recuperare lo stupefacente non solo dal porto di Gioia Tauro, ma anche da altri porti, sia nazionali che esteri, avvalendosi della forza intimidatrice esercitata dalla 'cosca' di appartenenza. Nell'ambito del procedimento penale sono quasi seicento i chili di cocaina sequestrati mentre si è riusciti anche a ricostruire altre importazioni di stupefacente per 312 chili direttamente riconducibili all'organizzazione. L'operazione "Balboa", secondo quanto emerso dalle indagini, conferma "l'importanza strategica assunta nel tempo per le consorterie criminali di stampo mafioso dal porto di Gioia Tauro, vero e proprio snodo commerciale per l'importazione di ingenti quantitativi di narcotico provenienti dal Sud America e dal resto d'Europa".

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