Omicidio Torcasio, Pulice: “Ho saltato il muro, gli sono corso dietro e ho sparato”

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Lamezia Terme - A raccontare con precisione dell’omicidio di Vincenzo Torcasio, avvenuto nel 2003 davanti ad un locale di Falerna da parte degli esponenti della cosca Iannazzo Cannizzaro-Da Ponte, è colui che ha compiuto materialmente l’omicidio, ex esponente della cosca e ora collaboratore di giustizia, Gennaro Pulice. Le sue dichiarazioni sono contenute nell’ordinanza dell’arresto di due esponenti di spicco della cosca, Bruno e Alfredo Gagliardi, accusati come responsabili dell’omicidio proprio da Pulice. E’ il sostituto procuratore a porre le domande al collaboratore l’1 luglio 2015 ed è Pulice a rispondere dettagliatamente, raccontando come è stato preparato l’omicidio e come è stato compiuto materialmente. L’omicidio di Vincenzo Torcasio faceva parte di un disegno criminale, messo in atto dalla cosca Iannazzo e Cannizzaro-Da Ponte volta ad eliminare totalmente la famiglia contrapposta dei Torcasio, per vendicare l’uccisione del vecchio capo cosca Giuseppe Cannizzaro.

In realtà, come ha spiegato Pulice in uno degli interrogatori, “L'omicidio di Falerna era un omicidio che non doveva essere fatto, cioè Vincenzo Torcasio non era negli obiettivi da attaccare, negli obiettivi da eliminare”. Allora perché fu eliminato il 19enne appartenente alla cosca avversaria? E’ sempre Pulice a spiegarlo: “Quando era vivo Antonio (Antonio Torcasio, ndr), guidava la macchina ad Antonio, usciva con Antonio, andava a fare anche i sopralluoghi per Antonio, era andato a fare de i sopralluoghi a Sambiase, […] Era andato a fare dei sopralluoghi davanti casa di mia mamma a Nicastro ... Cioè sicuramente Antonio lo mandava come specchietto a vedere i movimenti delle persone da colpire, perché comunque le persone da colpire, Antonio aveva quelle persone da colpire, i Cannizzaro, e quindi magari anche il sottoscritto, o gli Iannazzo. non aveva altre persone”.

Riportiamo di seguito alcuni stralci del verbale di interrogatorio reso da Pulice al Sostituto Procuratore quando il pentito racconta i particolari dell’omicidio.

Pulice Gennaro - Io non... non era alto quanto me, era più basso il muro, io sono 1,68 metri, il muro sarà stato 1,50 metri penso. Comunque c'era del terreno, quindi io mi potevo benissimo nascondere, basta che mi accasciavo un po', tutte le persone che passavano non mi vedevano e la macchina era parcheggiata molto vicino a me, quindi quando sarebbe arrivato, come poi si è verificato, il tiro era comunque un tiro facile non era un tiro difficile: il buio, gli alberi, la macchina parcheggiata in un posto strano, pieno di gente, Falerna... Tant'è vero che non siamo andati né con macchine rubate, né con passamontagna, siamo andati normali, perché comunque, l'unico inghippo, tra virgolette inghippo, è che al momento in cui io ho sparato a Vincenzo Torcasio, perché ha aperto lo sportello della macchina, aveva questa Lancia Ypsilon grigia, lui ha aperto questo sportello...

Sost. Proc. - Quindi stava arrivando al locale lui.

Pulice Gennaro - No, lui era già dentro.

Sost. Proc. - Era già dentro e...

Pulice Gennaro - Stavano uscendo.

Sost. Proc.  - ... se ne stava andando?

Pulice Gennaro - Sì, stava prendendo la macchina per andarsene.

Sost. Proc. - Più o meno che ore erano?

Pulice Gennaro - Era tardi, siamo stati lì almeno un paio d'ore nascosti dietro quel muretto. Vincenzo è arrivato, quindi dal lato guidatore, ha aperto lo sportello della macchina, appena io l'ho visto che stava aprendo lo sportello della macchina, io gli ho sparato, non mi ricordo se un colpo o due colpi, non so se con un colpo l'ho colpito, però mi ricordo bene che un colpo ha colpo credo la lamiera dello sportello, perché ha fatto tipo una scintilla. Ho visto che lui è riuscito a girarsi e a scappare, quindi io ho scavalcato il muro e gli sono corso dietro. Preciso che io sono una persona molto veloce. Sono una persona che comunque ha sempre fatto ginnastica, sono una persona che ha sempre partecipato a gare agonistiche anche di corsa, quindi, di fatto, la sua preparazione rispetto alla mia era pessima, io l'ho raggiunto, l'ho sparato comunque a una distanza di una ventina di metri e credo di averlo colpito comunque... tutti i colpi sicuramente l'avrò colpito nella parte posteriore del corpo, mentre Enzo aveva sparato ...

Sost. Proc.  - Enzo chi?

Pulice Gennaro - Enzo Spena aveva sparato alla persona che ha aperto... che stava entrando in macchina dal lato non guidatore, passeggero. Non so se la persona era già in macchina. questi sono dettagli che io non li so, li ho appresi dopo che è stato ferito, eccetera, eccetera, non so quanti colpi gli ha sparato. So che Enzo comunque aveva una 7.65, io invece avevo una 380. Una calibro 9 corta si chiama penso... Enzo non avrebbe mai potuto scavalcare quel muro perché Enzo è una persona molto robusta. Ce ne siamo scappati da lì, siamo andati in macchina, abbiamo fatto il giro e ce ne siamo tornati a Lamezia. Non mi ricordo se abbiamo preso l'autostrada o ce ne siamo tornati dalla strada normale”.

Nel racconto di Pulice, quindi, Alfredo Gagliardi aveva il compito di avvertire lui e Spena dell’arrivo di Vincenzo Torcasio nel locale, mentre loro passeggiavano sul lungomare di Falerna per temporeggiare prima di compiere l’omicidio. Una circostanza che Pulice conferma anche dopo la domanda diretta del Sostituto Procuratore:

Sost. Proc.  - E quindi poi Gagliardi Alfredo quale ruolo ha avuto?

Pulice Gennaro - Gagliardi Alfredo ha avuto il ruolo di venirci a dire a noi che eravamo (P.I): "Vedere che è lì. che sta mangiando lì". Quindi Alfredo era andato e si era accertato che la vittima era presente nel locale e che la macchina... Che poi la macchina... [...]

[…] Sost. Proc.  - Quindi voi, diciamo, a che ora siete andati a fare... avete cominciato a girare sul lungomare ...

Pulice Gennaro - Eh, io penso che era orario di cena, saranno state le otto e mezza. Forse, che siamo andati a Falerna, anche prima.

Sost. Proc.  - E quindi avete passeggiato?

Pulice Gennaro - Si, siamo stati ...

Sost. Proc.  - E ma eravate armati?

Pulice Gennaro - Le pistole erano in macchina.

Sost. Proc. - Le pistole erano in macchina?

Pulìce Gennaro - Sì. Le spiego, praticamente dove c 'è questo posto dove noi ci siamo appostati, c'è un parcheggio che è comodissimo, cioè proprio ottimo.

Sost. Proc.  - Quindi ...

Pulice Gennaro - Dotto', io ho camminato sempre con la pistola in macchina, cioè non ...

Sost. Proc.  - No, dico, quindi le pistole erano in macchina in questo caso.

Pulice Gennaro – Sì”.

Dopo essersi accertati, quindi, della presenza di Torcasio, confermata da Alfredo Gagliardi, Pulice è andato al posto stabilito e, sempre secondo quanto dichiarato durante l’interrogatorio, si è appostato per colpire. Pulice era senza passamontagna, perché pensava di non essere visto ma, avendo dovuto scavalcare un muro per colpire meglio Vincenzo Torcasio e assicurarsi così della sua morte, Pulice conferma al sostituto Procuratore di essere stato visto da diverse persone.

“Sost. Proc.  - E vi ha visto qualcuno quando avete scavalcato il muro?

Pulice Gennaro - lo non glielo so dire perché era ... non so quante persone c'erano, lì ce n 'erano persone.

Sost. Proc.  - C'erano persone?

Pulice Gennaro - Sì. È un locale notturno.

Sost. Proc. - E quindi... cioè vi hanno proprio visti in faccia sostanzialmente?

Pulice Gennaro – Sì”.

Per quanto riguarda poi le armi, anche su questo i pentito afferma che

“Pulice Gennaro - Le armi ... una me l'ha data Bruno Gagliardi, la 7,65, invece la calibro 9 era un'arma di quelle che avevo comprato io anni prima .....omississ ...”.

“In occasione dell'interrogatorio in cui ha reso tali dichiarazioni, il cdg Pulice Gennaro ha inoltre consegnato un foglio sul quale ha disegnato il luogo teatro dell'agguato e la sequenza dello stesso come descritta nell'interrogatorio stesso; in effetti, deve segnalarsi come, sia il narrato del collaboratore che la sua rappresentazione grafica corrispondano in pieno con la ricostruzione del delitto fatta dal medico legale". 

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