Operazione “Fast print”: scoperta maxi frode per oltre 662 milioni di euro, coinvolta anche la Calabria

11830_Guardia-di-Finanza-.jpg

Ascoli Piceno - I finanzieri della Compagnia di Ascoli Piceno hanno Scoperto una maxi-frode fiscale per oltre 662 milioni di euro all’esito di un’articolata attività di polizia economica-finanziaria, denominata Operazione Fast print, conclusa dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno, che trova pochi precedenti per entità, avviata all’esito di un sequestro di accessori per l’informatica contraffatti. Le società coinvolte sono 78, di cui 2 qualificate quali “cartiere” ed altre 76 attive nei settori del commercio di prodotti di consumo informatici, dislocate in mezza Italia: Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Le fiamme gialle hanno così individuato una massa impositiva sottratta all’Erario pari a 396 milioni di euro di ricavi, 109 milioni di euro ai fini dell’Irap, 8,5 milioni di euro di costi indebitamente detratti, 1,5 milioni di euro di ritenute non operate e/o non versate, in aggiunta alle correlate violazioni all’Iva per 147 milioni di euro.

Grazie al sistema della “frode carosello”, che ha visto le società tutte “co-protagoniste”, attraverso l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, era stata tra l’altro fraudolentemente costituita una indebita provvista di crediti Iva per 70 milioni di euro.  La Guardia di Finanza di Ascoli Piceno, attraverso le indagini di polizia giudiziaria coordinate dalla Procura della Repubblica di Ascoli Piceno, ha denunciato 87 persone, anche in Calabria, per: “Emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti” per 484 milioni di euro; “Occultamento e distruzione di documentazione contabile”; “Riciclaggio” per 690.000 euro; “Impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita” per 861.000 euro; “Contraffazione, alterazione o uso di segni distintivi di opere dell’ingegno o di prodotti industriali”; “Introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi”; “Vendita di prodotti industriali con segni mendaci”; - “Ricettazione”.

11830_I-soggetti-denunciati.jpg

Un’indagine partita, quindi, dal territorio Piceno, su una partita di cartucce e toner che, oltre ad essere posta in vendita a prezzi concorrenziali, evidenziava differenze nei contenitori di plastica degli inchiostri, presto riconosciuti come contraffatti. Dall’esecuzione di due verifiche fiscali nei confronti di altrettante imprese locali, con meticolosi approfondimenti documentali e indagini finanziarie ed economico/patrimoniali, si è risaliti dapprima alle società che risultavano aver solo cartolarmente rifornito alle imprese ascolane le cartucce e i toner di una nota marca e, in una seconda fase, alle società di tutta la filiera dedita alla commercializzazione, nell’intero territorio nazionale, delle cartucce e dei toner contraffatti.


La complessa ricostruzione degli scambi commerciali con le società cartiere dislocate a Roma e Milano ha riguardato numerosi Paesi quali Germania, Olanda, Romania, Estonia, Danimarca, Austria, Regno Unito, Ungheria, Cipro, Svizzera, Lussemburgo e Slovenia. 
I prodotti, giunti in Italia da questi Paesi, venivano poi spediti direttamente ai reali acquirenti nazionali, senza mai entrare nella effettiva e materiale disponibilità delle società cartiere. Queste ultime provvedevano solamente ad emettere le false fatture di vendita per “nazionalizzare” la merce, oggetto di importazione comunitaria, e creare il credito Iva in capo agli effettivi acquirenti in base a simulate operazioni nazionali. 
Per rendere più difficoltosa l’individuazione delle partite irregolari, tra le ditte di copertura e quelle destinatarie erano state interposte altre imprese “filtro”, aventi il solo compito di documentare le movimentazioni dei prodotti: registravano le fatture di comodo, emettendo poi analoghe fatture di vendita (anch’esse false) a beneficio degli effettivi utilizzatori.

11830_Le-regioni-interessate.jpg

© RIPRODUZIONE RISERVATA