Operazione "Genesi", indagato anche cancelliere: è accusato di aver regalato oggetti preziosi a Petrini in cambio di ricorsi truccati

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Catanzaro - Le dichiarazioni di Marco Petrini, magistrato ed ex presidente della commissione tributaria, coinvolto nell'inchiesta Genesi su un presunto sistema di manipolazione e corruzione in atti giudiziari producono primi risultati. Da stamane, infatti, sono in corso una serie di perquisizioni e acquisizioni di nuovi documenti da parte della Guardia di finanza di Crotone su delega del magistrato Luca Masini all'interno degli uffici della commissione tributaria di Catanzaro e in particolare negli uffici del cancelliere Massimo Sepe, che è stato iscritto nel registro degli indagati. Anche Sepe è accusato di corruzione in atti giudiziari e in particolare, secondo il quadro ipotizzato dalla procura antimafia di Salerno, avrebbe regalato una serie di oggetti preziosi - tra cui orologi Rolex, Panerai, Hublot e Cartier, in cambio del suo interessamento finalizzato ad ottenere l'accoglimento dei ricorsi presentati dai contribuenti avverso gli avvisi dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza.

Nel decreto di perquisizione firmato dal procuratore competente si fa esplicito riferimento alle dichiarazioni rilasciate da Petrini nel corso dei suoi interrogatori. Gli inquirenti hanno disposto perquisizioni anche nell'abitazione di Sepe, oltre che nell'ufficio. "Vi è fondato motivo di ritenere che nei luoghi - sostiene il pm - si trovino documenti, immagini, oggetti, beni, denaro, nonché chiavi di cassette di sicurezza e casseforti, cose su qualsiasi supporto, utili ai fini dell'accertamento dei reati oggetto di indagine ed in particolare documenti riferibili al capo di accusa sopra indicato ed in particolare: documenti relativi a ricorsi tributari, orologi preziosi, denaro provento del delitto di corruzione, appunti dai quali evincere l'esistenza di proposte od accordi corruttivi". Sotto la lente anche i pc e i dispositivi informatici e i telefoni del cancelliere.

L'inchiesta Genesi il 15 gennaio scorso portò all'arresto di Petrini, 56 anni, presidente della seconda sezione della Corte d'Appello di Catanzaro e della Commissione tributaria provinciale, con l'accusa di corruzione in atti giudiziari, e di altre sette persone accusate a vario titolo di aver manipolato processi, procedimenti giudiziari e atti all'interno di un complesso sistema di corruzione e scambi di favori, soldi e anche prestazioni sessuali. Petrini, che è stato scarcerato nei giorni scorsi, ha iniziato a collaborare con gli inquirenti fornendo una serie di inediti particolari e nuovi episodi su cui ora la procura di Salerno competente sta cercando di fare luce.

G.V.

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