Operazione Olimpo contro 'Ndrangheta nel Vibonese, Gratteri: "Imprenditori pagavano estorsioni da 20mila euro al mese" - Video

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Catanzaro – "Abbiamo documentato come gli imprenditori fossero costretti a versare una tangente mensile anche del valore di 20mila euro. Epicentro dell'operazione odierna è la provincia di Vibo Valentia, territorio ad altissima densità mafiosa e di massoneria deviata. Oggi qui abbiamo i massimi vertici della Polizia di Stato che sono venuti a Catanzaro per sottolineare l'importanza di questo lavoro. Li ringraziamo per l'investimento che hanno fatto in termini di uomini e di mezzi che è quasi raddoppiato rispetto a qualche anno fa nelle quattro province e i risultati di oggi parlano chiaro”. Lo ha affermato il procuratore capo della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri illustrando i dettagli dell'operazione Olimpo contro la 'ndrangheta vibonese che ha portato all'arresto di 56 persone. “È un'indagine - ha aggiunto Gratteri - in cui dal nostro punto di vista non ci sono gravi indizi di colpevolezza ma prove. I risultati sono stati ottenuti grazie alle intercettazioni telefoniche, tematiche, ambientali e telematiche. Noi crediamo di aver dimostrato questa notte dopo due anni di indagini un sistema capillare e sistematico di controllo di tutte le attività alberghiere e turistiche sulla costa tirrenica soprattutto provincia di Vibo con epicentro a Tropea. La 'ndrangheta chiedeva e otteneva la tangente per qualsiasi tipo di attività che riguardava il sistema turistico, dai trasporti con l'autobus alla fornitura di generi alimentari e finanche il controllo del porto di Tropea”.

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Le mani della 'ndrangheta sulla "Costa degli Dei"

L'inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro, ha evidenziato, secondo gli inquirenti, la "piena operatività delle articolazioni di 'ndrangheta egemoni sulla 'Costa degli Dei', in provincia di Vibo Valentia, e federate alla cosca Mancuso, delineando strategie, aderenze ed "entrature" a vari livelli per acquisire posizioni nel settore turistico. L' infiltrazione delle cosche negli asset imprenditoriali avveniva, secondo gli inquirenti, attraverso una clausola contrattuale ideata per dissimulare il versamento di tangenti e il progressivo subentro nella fornitura di beni e servizi. In questo contesto è emerso il ruolo di una serie di intermediari preposti a garantire l'accreditamento dell'investimento estero e l'attuazione del progetto grazie ad una serie di aderenze con soggetti vicini al management del Dipartimento Turismo della Regione Calabria, allo scopo di favorire l'aggiudicazione di fondi pubblici. Tra gli indagati figurano l'imprenditore Francescantonio Stillitani, 70 anni, di Pizzo (ex sindaco ed assessore regionale al Lavoro) ed Emanuele Stillitani, 68 anni, imprenditore (fratello di Francescantonio). Erano entrambi da poco ritornati in libertà per l'operazione antimafia "Imponimento" dove rispondono dell'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Anche nel caso dell'operazione odierna la contestazione muove dalla presunta vicinanza ai clan vibonesi. Tra le persone destinatarie di custodia cautelare anche l'ex direttore generale del dipartimento Turismo della Regione, Pasquale Anastasi, attualmente in pensione accusato dalla Dda di Catanzaro di traffico di influenze illecite. Fra gli arrestati c'è anche il segretario dell'attuale prefetto di Vibo Valentia, Roberta Lulli. Si tratta di Rocco Gramuglia, 54 anni, di Barritteri (frazione del comune di Seminara), finito agli arresti domiciliari unitamente a un altro funzionario della Prefettura di Vibo, Michele Larobina, 65 anni, di Arena. Secondo l'accusa, i due funzionari della Prefettura avrebbero rivelato notizie riservate a un imprenditore in relazione a due interdittive antimafia di cui lo stesso è stato poi destinatario mesi dopo.

Per il Direttore Centrale Anticrimine della Polizia di Stato Francesco Messina si è trattato di una “attività complessa che ha impegnato un gran numero di forze di polizia e che ha portato risultati notevoli. C'è lo spaccato di una ndrangheta fortissima anche sul piano militare che riesce a ottenere la cessione della libertà economica degli imprenditori. Vi era una massiva richiesta estorsiva in assenza totale di denunce, perché l'agire mafioso è riconosciuto sul territorio. Aggiungiamo un attacco ai beni acquisiti in modo illecito. Un'azione di contrasto, dunque, molto imponente. Ci sono profili che portano anche all'estero. Tutti elementi che ci fanno dire che la 'Ndrangheta è l'organizzazione più potente”. Il prefetto Messina ha evidenziato il fatto che hanno operato le strutture Sisco della Polizia di Stato, che agiranno sui territori a diretto contatto con le Dda. Sono 26 unità in tutto e si occupano esclusivamente di criminalità organizzata”. Si tratta di apparati che in passato erano conosciuti come Interpol e che – ha affermato Gratteri – “furono eliminate per decreto da Giorgio Napolitano quando era Ministro degli Interni. Fu uno dei più gravi errori commessi dal ministero”.

“Il servizio centrale operativo - ha spiegato Fausto Lamparelli del Sisco - partecipa a indagini strategiche. Si osserva chiaramente il grado di infiltrazioni della criminalità sul territorio, non solo sul piano economico ma anche nell'apparato amministrativo”. Presente inoltre il vice questore aggiunto di Vibo Valentia Gianni Albano: “Gli imprenditori - ha detto - avevano accettato di pagare una sorta di tassa turistica alla criminalità. Abbiamo avuto modo di evidenziare come la possibilità di reinvestire non conoscesse limiti e confini, fino ad arrivare alla contraffazione di vini. In un filone ulteriore, abbiamo dimostrato come ricettazione e riciclaggio di mezzi all'estero sia un'altra attività illecita molto praticata”.

Bruno Mirante

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