Operazione "Quinta Bolgia": a Lamezia servizio ambulanze in mano alla 'ndrangheta - VIDEO

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Lamezia Terme - L'ombra della 'ndrangheta nella sanità, ed in particolare nella gestione del servizio sostitutivo di autoambulanze dell'Asp di Catanzaro, al centro dell'inchiesta della Dda e della Guardia di Finanza di Catanzaro "Quinta bolgia" che ha portato all'arresto di 22 persone, 12 delle quali finite ai domiciliari, fra cui l'ex deputato e sottosegretario Giuseppe Galati ed un ex consigliere comunale di Lamezia Terme, Luigi Muraca, di 50 anni. Gi inquirenti, in particolare, avrebbero individuato due gruppi imprenditoriali legati alla cosca Iannazzo-Cannizzaro-Daponte di Lamezia: si tratta delle ditte Putrino e Rocca, che avrebbero esercitato un controllo pervasivo in particolare sull'ospedale di Lamezia Terme, estromettendo la concorrenza dalla fornitura di ambulanze per il servizio di pronto soccorso delle onoranze funebri, della fornitura di materiale sanitario, del trasporto sangue. I due gruppi si sarebbero poi venuti incontro, attraverso una sorta di "pax" per per la gestione del servizio ambulanze.

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"Accordi corruttivi conclusi con tre dirigenti dell’Asp di Catanzaro"

Nell'inchiesta è, infatti, coinvolto quello che gli inquirenti definiscono come "gruppo Putrino" che "Sin dal 2009 - in base alle ricostruzioni degli inquirenti - ad acquisire una posizione di dominio nel settore delle autoambulanze, delle onoranze funebri e delle forniture di materiale sanitario, aggiudicandosi la gara di appalto relativa alla gestione del servizio delle ambulanze 118 bandita dall'Asp di Catanzaro dal 2010 a sino al 2017. Il gruppo imprenditoriale ha continuato ad operare in assenza di gara formale in seguito di plurime oltre che illegittime proroghe ottenute Grazie ai rapporti privilegiati tra i vertici del gruppo criminale Iannazzo-Cannizzaro-Daponte e numerosi dirigenti dell'Asp, tra cui Giuseppe Perri (commissario e poi direttore generale dell'Asp), Giuseppe Pugliese (già direttore amministrativo) e ancora Eliseo Ciccone (già responsabile Suem 118) nei cui confronti vengono contestati plurimi episodi di abuso d’ufficio".

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Le indagini hanno fatto emergere "un’allarmante carenza tecnica e organizzativa in capo all’Ats, che aveva dato esecuzione al servizio con ambulanze non adeguate da un punto di vista meccanico (freni e luci non funzionanti, cambio difettoso, problemi alla frizione, revisioni non effettuate) e non provviste di adeguate dotazioni Elettromedicali (non munite di termoculla per il trasporto di neonati, ossigeno scaduto o non presente). Non meno preoccupante è quanto emerso in merito alla circostanza dell’impiego di personale non qualificato e non provvisto delle adeguate abilitazioni professionali".

Grazie ad accordi ritenuti dagli inquirenti "corruttivi conclusi con i tre dirigenti dell’asp catanzarese (Eliseo Ciccone, Giuseppe Luca Pagnotta e Francesco Serapide), l’associazione aveva ottenuto le certificazioni di qualità richieste per l’affidamento del servizio autoambulanze sulla base di una semplice verifica documentale, senza le necessarie operazioni di riscontro fisico dello stato dei mezzi, delle dotazioni e delle strutture aziendali. Allo stesso modo, l’ats “Croce bianca” era poi riuscita a ottenere non solo la concessione iniziale, ma anche la proroga del servizio, entrambe ufficialmente concesse per ragioni di “estrema urgenza”, in attesa che l’asp di catanzaro perfezionasse un accordo quadro per l’appalto del servizio ambulanze". In questo contesto, sono stati tratti in arresto Tommaso Antonio Strangis e Italo Colombo, quest’ultimo amministratore di fatto dell’ats, ed Eliseo Ciccone, Giuseppe Luca Pagnotta e Francesco Serapide, dirigente e funzionari dell’asp di Catanzaro. A loro carico, tutti sottoposti agli arresti domiciliari, sono ascritti a vario titolo episodi di corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, falso, rivelazione di segreto d’ufficio e frode nelle pubbliche forniture.

Due persone, Strangis e Ciccone, sono stati raggiunti da entrambe le ordinanze, avvalorando quanto emerso dalle indagini, dirette da questo ufficio e svolte dalla guardia di finanza, circa la stretta connessione tra fenomeni tipici della criminalità organizzata e l’infiltrazione nella pubblica amministrazione.

La complessiva ed articolata esecuzione, condotta grazie all’ausilio determinante anche dei gruppi territoriali di Catanzaro e Lamezia Terme e del nucleo di polizia economico-finanziaria di Udine, ha visto l’impiego di circa 200 finanzieri, l’effettuazione di numerose perquisizioni e il sequestro di 6 società.

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