Operazione 'Reventinum', i timori della cosca Scalise dopo l'arresto di Marco Gallo

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Lamezia Terme - Timori e particolari accorgimenti a seguito dell’arresto di Marco Gallo. Il giovane lametino, in carcere dal 2017, è ritenuto responsabile dell’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso e di Gregorio Mezzatesta. Una mole di elementi raccolti dalla polizia giudiziaria che hanno portato oggi all'operazione denominata "Reventinum" come il monte sul quale si è consumata questa sanguinosa guerra. Dall’ordinanza che ha portato ai 12 fermi sono così emersi diversi particolari come una “serie di accorgimenti, atti consapevolmente ad eludere le eventuali captazioni in corso”. In una conversazione, una terza persona, nel conversare con Salvatore Domenico Mingoia e Luciano Scalise, riferendosi all’arresto di Gallo, quale killer dell’omicidio Pagliuso, “ipotizzava che 'loro' come 'cosca' avrebbero avuto ripercussioni giudiziarie e che Marco Gallo, avrebbe potuto fare ben poco attesa la sua condizione di detenzione ed una posizione giudiziaria a cui si sarebbe solo potuto rassegnare, facendosene pertanto una ragione in quanto era stato sfortunato”.

Gli inquirenti hanno, inoltre, appurato l’operatività della cosca e la sua capacità di tutelarsi: “i tre conversanti - si legge ancora nel provvedimento di fermo - affermavano di essersi procurati una strumentazione atta al rilevamento di eventuali microspie, il cui costo era stato di 800,00 euro circa”. La strumentazione sarebbe stata poi trovata nella disponibilità di Luciano Scalise. Si evidenzia anche, come, “effettivamente dall’attività tecnica intercettiva ambientale attivata presso la sua abitazione, lo stesso, insospettitosi di una perquisizione compiuta presso la propria abitazione dalla p.g., rinveniva e distruggeva le microspie installate”.

Riportata nelle carte dell’ordinanza, anche una conversazione captata il 4 marzo 2018 dopo l’arresto di Galllo per l’omicidio Pagliuso:

“MINGOIA Salvatore: statti tranquillo, non ti preoccupare!
B: guarda, io sono stato sempre tranquillo, tanto... vabbè, passiamo sta, sta burrascata qua... vediamo sta burrasca, vediamo... magari è niente, magari è solo (...p.inc...)
MINGOIA Salvatore: eh, secondo te?
B: guarda io, posso dire una cosa?
MINGOIA Salvatore: eh, vediamo che è qua.
B: quando fanno troppo baccano sui giornali...(ndr, si riferisce alle notizie che hanno mobilitato la stampa locale e nazionale, relative all'arresto di GALLO Marco, ritenuto l'autore dell'omicidio dell'avvocato Pagliuso).
MINGOIA Salvatore: eh, pure io penso che... però...
non c'è niente!
B.: c'è... secondo me sempre... significa che c'è poco o niente... però, c'è di mezzo stu fitusu!
MINGOIA Salvatore: (...inc...) Gratteri...
B.: e questo... e questo qui insomma si sa com'è no... però non è che sempre ciò che fa è... l'importante che... è là!
SCALISE Luciano: mo' vediamo!
MINGOIA Salvatore: il problema su è solo lì dentro!
B.: eh?

MINGOIA Salvatore: quello!

B.: eppure no, il problema, i problemi sono sempre i nostri poi! Lì dentro non hanno il problema? Eh, che devi fare, cioè... chi... a chi glielo racconti?

SCALISE Luciano: quelli che fanno i larghi (ndr, chi deve stare alla larga perché non può mantenere rapporti stretti) sbattono la testa avanti e indietro, non sei tu che sei là dentro!
B.: eh!

SCALISE Luciano: lì dentro bene o male il tempo lo passi e alla fine è andata così!

B.: ragazzi, chissà poi che cosa... che stanno armando? Che non (...inc...) [...]". 

Dall’altro lato, invece, in una conversazione captata il 3 settembre 2017, Giuliano Roperti, nel conversare con il cugino Giovanni Mezzatesta, relativamente all’arresto e alla figura di Marco Gallo, per come emerso ancora dalle indagini, affermava cripticamente che "nonostante quest’ultimo fosse stato arrestato vi erano altri soggetti ancora da arrestare, riferendosi proprio agli Scalise, proferendo testualmente la seguente frase: ‘...ma anche se hanno arrestato a questo, te l'ho detto ci sono sempre cinquanta come lui o no?...dietro, capito?’".

R.V.

 

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