Pasquale Giampà: “A Izzo già gliel’avevamo promessa perché parlava assai”

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Lamezia Terme – “L'importanza delle loro dichiarazioni risiede nella sostanziale concordanza/coincidenza delle stesse e nell'aver fornito una chiave di lettura unitaria e globale di tutti gli elementi investigativi e delle varie condotte delittuose in contestazione”. Scrive così il Gip Pietro Scuteri nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di cinque esponenti delle cosche Giampà, Torcasio e Cerra, per il duplice omicidio di Pasquale Izzo e Giovanni Molinaro, uccisi nel dicembre 2000 in un bar su via del Progresso. Tra i collaboratori a cui fa riferimento, e che hanno dato una ulteriore conferma a quanto raccolto in fase di indagine dalle forze dell’ordine, ci sono anche Angelo Torcasio, che avrebbe appreso quanto ha raccontato da suo fratello Antonio che avrebbe partecipato all’organizzazione, e Giuseppe Giampà, che all’epoca fu proprio uno dei fautori dell’omicidio.

L’obiettivo principale era Pasquale Izzo, la sua vicinanza ai Iannazzo gli fu fatale: poco tempo prima fu ucciso Giovanni Torcasio (’64) e le famiglie Cerra-Torcasio-Giampà, ora divise ma un tempo alleate, volevano vendicare quella morte con una striscia di sangue che continuò nel tempo. L’organizzazione fu studiata a tavolino: diverse furono le riunioni tra capi e gregari delle cosche per decidere il da farsi.

Giuseppe Giampà, in un interrogatorio risalente al 2013 precisa, così come si legge nell’ordinanza che riporta alcuni stralci dei suoi interrogatori davanti agli inquirenti: “[…] che l'omicidio di Izzo Pasquale ero stato deciso e pianificato dai soggetti più rappresentativi della cosca unitaria Cerra-Torcasio-Giampà; […] i membri più rappresentativi delle due “famiglie” Torcasio e Giampà si incontrarono presso l'abitazione di Giampà Vincenzo, fratello del "Professore"; in quell'occasione vennero decise le azioni omicidiarie nei confronti di Provenzano Antonio, Izzo Pasquale e Torcasio Giovanni “Mindicu”: Giampà Giuseppe ha poi specificato che in quel periodo i rappresentanti delle due “famiglie”, costituenti lo cosca unitaria, erano Torcasio Nino e Giampà Pasquale "Boccaccio"; oltre a se stesso ed agli appena menzionati capi cosca, il cdg ha indicato come presenti alla riunione Notarianni Aldo, Giampà Maurizio, Villella Antonio “Crozza”; Gullo Pasquale, Torcasio Francesco "U Russu", Torcasio Antonio "Porchetta'; Torcasio Vincenzo (nipote di Nino) e il proprietario dell'abitazione Giampà Vincenzo”.

Anche il collaboratore Pasquale Giampà ha riferito che “Con riguardo ai mandanti del duplice omicidio Izzo-Molinaro, […] in quel periodo i referenti della cosca unitaria Cerra-Torcasio-Giampà erano Torcasio Nino e Giampà Pasquale "Boccaccio" e proprio da quest'ultimo aveva appreso le azioni omicidiarie realizzate dalla cosca per vendicare l'assassinio di Torcasio Giovanni cI'64, ovvero il tentato omicidio di Provenzano Antonio e gli omicidi di Izzo Pasquale-Molinaro Giovanni e Torcasio Giovanni "Mindicu'; tutti elementi considerati in rapporti con la cosca Iannazzo”.

Il primo a cadere fu proprio Izzo mentre Giovanni Molinaro fu colpito per “errore” o meglio, perché si trovava nel posto sbagliato. Era in compagnia di Izzo ed, evidentemente, reagì quando Aldo Notarianni, esecutore materiale del delitto, sparò quattro colpi di pistola contro Pasquale Izzo mentre per Molinaro, un solo colpo gli fu fatale. I due stavano consumando una bevanda al bancone poco prima delle 20, quando entrò una persona, con il passamontagna, e cominciò a sparare, colpendoli e lasciandoli a terra. Quella persona, come raccontano i collaboratori era Aldo Notarianni, accompagnato sul posto da Maurizio Giampà, che guidava la macchina, recuperata da Antonio Villella. Quella stessa sera, dopo la sparatoria, in contrada Lagani, fu ritrovata un’auto, una Fiat uno grigia, completamente bruciata al cui interno la polizia scientifica ritrovò un revolver calibro 38 e un fucile calibro 12 con matricola abrasa nonché cinque fondelli di proiettile il tutto danneggiato dal fuoco.
Più tardi si scoprì che quella stessa auto era stata rubata il giorno precedente a Falerna.

Perché fu deciso che per vendetta il primo obiettivo doveva essere Pasquale Izzo? Lo racconta il collaboratore Pasquale Giampà che conferma quanto detto da Giuseppe Giampà: “[…] Me l'ha detto sia mio cugino Pasquale buonanima, sia Maurizio perché poi Maurizio l’ho avuto io latitante per un anno, l'ho gestito io quel periodo e sia Aldo che era stato lui, che 'sto Molinaro non c'entrava solo che gli ha fatto una reazione e ha sparato pure a lui. L'obiettivo era Pasquale Izzo.

Sost. Proc. - Perché Pasquale Izzo a sua volta ...

Giampà Pasquale - Pasquale Izzo siccome si ubriacava parlava a vanvera e già gliela avevamo promessa negli anni '80 che parlava sempre assai, andavamo parlando che ero uscito Pasquale dice: "Come hanno ammazzato a Giovanni mò ammazzano pure a te; a Pasquale gli è venuto all'orecchio e dice: "Questo si ubriaca e la sera va parlando assai" e l'ha fatto ammazzare”.

Anche quanto viene raccontato da Angelo Torcasio, è in linea con quanto dichiarato dagli altri collaboratori, dando un ulteriore punto di vista sull’omicidio:

"Polizia Giudiziaria - Voi non sapevate ovviamente che doveva essere ucciso il...

Torcasio Angelo - No, no, sapevo che i Torcasio e i Giampà lo volevamo ammazzare, non sapevo di quella sera, no? Per me è stato un boom.

Polizia Giudiziaria - Comunque lo sapevate, non è stata una cosa ...

Torcasio Angelo - Me l'aveva detto mio fratello che volevano ammazzare ad Izzo, solo per queste motivazioni... mio fratello diceva che erano motivazioni che si poteva pure evitare, perché dice: "Ma se gli sparano i Iannazzo ai Cannizzaro, che caxxo gliene fotte di questo che è un alcolizzato lo potevano lasciare stare'; dopo invece l'hanno ammazzato”.

Polizia Giudiziaria – “...il quale l'accompagnai personalmente al Bar Giampà una volta appresa la notizia dell'omicidio. Preciso che mio fratello mi aveva informato nonostante la mia amicizia con il figlio di Pasquale Izzo dell'omicidio preordinato nei confronti di quest'ultimo. La sera in cui Izzo fu ucciso...” Se non ho capito bene, non c'è stato il servizio di appostamento, l'hanno visto lì e sono andati a prendere la macchina che era già pronta?

Torcasio Angelo - Sì. […] Era già pronta sicuramente sì.

Polizia Giudiziaria - Che c'era già tutto organizzato.

Torcasio Angelo - Perché lo dovevano uccidere da Aiello”.

C.S.

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