Processo di 'ndrangheta Aemilia, giudici: inammissibile processo a porte chiuse

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Bologna - Il tribunale di Reggio Emilia ha respinto, dichiarandola inammissibile, l'istanza di un gruppo di detenuti imputati del processo di 'Ndrangheta 'Aemilia' per far celebrare il dibattimento a porte chiuse. Nella richiesta, letta nella precedente udienza da Sergio Bolognino, ritenuto dalla Dda di Bologna uno dei capi dell'associazione a delinquere di tipo mafioso contestata, si faceva riferimento a un "linciaggio mediatico" e a una "distorsione dei fatti processuali da parte dei media". Il collegio, presieduto da Francesco Caruso, ha motivato il rigetto con sette pagine di ordinanza, ricca di riferimenti alla Corte europea dei diritti dell'uomo.

Il tribunale ricorda che la "pubblicità dell'udienza 'a pena di nullità' è anzitutto garanzia fondamentale degli imputati, come tale riconosciuta dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo". E che le eccezioni alla norma sono "tassative" e seguono una casistica che "appare a prima vista estranea alla situazione rappresentata dagli imputati". Secondo l'ordinanza, "il sistema dimostra di possedere al suo interno i rimedi per reagire a eventuali faziosità e pregiudizi della comunicazione, come la stessa rilevanza mediatica ottenuta dal documento degli imputati dimostra". Gli imputati, inoltre, "hanno portato al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica i complessi rapporti tra principi e valori che possono trovarsi in conflitto e hanno potuto svolgere le proprie critiche sul modo in cui i media svolgono il proprio ruolo in questo processo; una critica che, indirizzata formalmente al tribunale con richiesta di tutela - conclude il collegio - non è altro nella sostanza che un modo per riequilibrare i contenuti dell'informazione dalla parte della difesa, attraverso quegli stessi mezzi della cui imparzialità si dubita".

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