Processo Perseo: parla il collaboratore Rosario Cappello - VIDEO

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Lamezia Terme – Nuova udienza del Processo Perseo nell’aula Garofalo del tribunale di Lamezia, il Presidente Fontanazza e, i giudici a latere, Martire e Aragona, avviano l’esame, tramite collegamento video, con Rosario Cappello nato il 17 luglio del 1960 e che faceva parte dei vertici della cosca Giampà prima che questa venisse smantellata da diverse operazioni e che lo stesso decidesse di collaborare con la giustizia. Rosario Cappello, su specifica domanda sulla sua intenzione di deporre in aula ha risposto di accettare di sottoporsi alle domande formulate dal pm Elio Romano. In particolare, quest’ultimo, ha chiesto spiegazioni sul suo ingresso nella cosca Giampà avvenuto nel 2003. Prima Cappello ha dichiarato al tribunale di aver fatto parte della cosca dei Torcasio poi Bonaddio gli disse che i Torcasio volevano uccerderlo. Il passaggio dalla cosca Torcasio a quella dei Giampà è, quindi avvenuto, stando a quanto affermato dal collaboratore “perché me l’ha chiesto Bonaddio”.

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Sono stato battezzato negli anni ‘80

Cappello spiega che abitava nel quartiere Bella in contrada Serra. “Lei e suo cognato Vincenzo Arcieri - chiede poi il Pm - avevate doti di ‘ndrangheta?” “Si  - ha risposto Cappello - sono stato battezzato negli anni ’80 quando c’ era Francesco Giampà il professore, anche mio cognato Arcieri è stato battezzato dal professore in quegli anni”.

Ho conosciuto quasi tutti  quelli dei Giampà

“Quali altri soggetti ha avuto modo di conoscere dei Giampà?” ha chiesto Romano e Cappello: “ho conociuto quasi tutti, Giuseppe Giampà, Domenico Giampà, Alessandro Torcasio detto il Cavallo, Maurizio Molinaro, Voci Antonio, Vincenzo Bonaddio e tanti altri giovani, Giampà Vincenzo il camacio, Aldo Notarianni, i fratelli e altri suoi nipoti, Domenico Chirico, Angelo Torcasio che adesso è collaboratore. E… Franco Trovato e suo fratello”. “Ha avuto modo di conoscere anche Cosentino Battista?” ha chiesto poi il Pm e Cappello ha replicato “Si, li ho conosciuti tutti anche se qualcuno adesso può essere che non mi viene in mente”.

Le estorsioni nella zona montana

“Vi occupavate di estrorsioni, traffico di stupefacenti e d’armi e omicidi. Sulle estorsioni - ha poi domandato Romano - sa dirmi come avvenivano?”. A questo punto Cappello ha aggiunto come “una di quelle che abbiamo fatto è stata a Decollatura alla ditta Petronio, quelli che hanno fatto una superstrada che da Decollatura arriva a Cosenza, e io e mio cognato Arcieri Vincenzo siamo andati a dirgli che ci dovevano dare il 2% e c’era anche Scalise Pino. La Ditta Petronio si occupava di movimento terra e costruzione di strade”.

Scalise si occupa anche di estorsioni e con Arcieri facevano a metà delle mazzette

Poi Cappello spiega chi è Pino Scalise “è uno che fa parte anche di estorsioni, facevano lavori per la costruzione delle strade”. “Che rapporto c’era – ha chiesto il Pm - tra Scalise Pino e Arcieri Vincenzo?”. “Quando c’era qualcosa a Decollatura e dintorni e quando c’era qualcosa facevano a metà con le mazzette per conto delle montagne. In questo c’erano anche i figli di Pino Scalise”.

Cappello: facevo da tramite con gli Iannazzo di Sambiase poi è subentrato Angelo Torcasio

"La cosca Giampà - ha domandato in seguito il Pm - aveva rapporti anche con altre cosche"? "Si - ha risposto Cappello - con gli Iannazzo di Sambiase… Bonaddio Giampà erano in collegamento con Vincenzino Iannazzo detto il Moretto e Giovanni suo fratello e Iannazzo Francesco cugino del Moretto". "I rapporti di collegamento li teneva proprio lei?" ha incalzato il Pm e Cappello "si, li tenevo io e Bonaddio Vincenzo mi chiese se facevo da tramite e l'ho fatto incontrare con Vincenzino Iannazzo e si sono visti alla Toyota dentro una stanza dove c' era l’officina. Per un po' ho portato io le “mbasciate” e poi invece mi dissero di non portarle più che c’era Angelo Torcasio. Nell’incontro hanno parlato della divisione delle estorsioni". Successivamente, Cappello parla dei rapporti con Franco Trovato ed i fratelli. "eravamo in buoni rapporti, andavo ad aggiustare la macchina da loro, venivano a casa, anche sull’assicurazione della macchina se la vedeva lui, faceva vedere che la macchina era sbattuta dopo i sinistri simulati". Rosario Cappello parla poi di "disguido… quando tentarono di sparare a mio figlio Saverio Cappello da parte dei fratelli Trovato".

Traffico di sostanze stupefacenti, rapporti con la famiglia dei “Pilichei” ovvero Stranges in merito alla lavorazione della marijuana e, senza entrare nello specifico il Pm ha affrontato con Cappello gli omicidi ai quali ha partecipato. Il Pm procede l’esame chiedendogli se conosce altri soggetti imputati nel Processo sempre in merito a fatti illeciti.

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Battesimi e doti di ‘ndrangheta

“Tutti quelli che fanno parte dei Giampà sono battezzati, ma io non ho assistito a nessun battesimo. Giuseppe Giampà aveva anche il medaglione…”.  

Cappello: ho deciso di collaborare perché stufo di queste “cose” illecite

In merito alla scelta di collaborare Cappello dice “ho parlato con mio figlio e abbiamo deciso di fare collaborare stufi di tutte queste cose illecite, estorsioni, omicidi”.

 

 

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