Rapine tra Lamezia e Catanzaro, chieste condanne dagli 8 ai 12 anni

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Catanzaro - Richieste di pene che vanno dagli otto ai dodici anni per gli imputati rimasti coinvolti nel processo con al centro una serie di rapine che sarebbero state commesse tra Lamezia e Catanzaro, dal 2004 al 2010, aggravate dalla finalità di agevolare e favorire l’attività criminale della cosca Giampà di Lamezia Terme.  Oggi, il Pm Elio Romano, a termine della sua requisitoria ha formulato le richieste di pena ed il processo è stato poi rinviato al 7 settembre per le discussioni della difesa.

Tra i difensori gli avvocati Aldo Ferraro, Pasquale Naccarato, Gianluca Careri, Domenico Villella, Bernardo Marasco, Lucio Canzoniere, Antonio Lomonaco, Antonio Larussa, Giuseppe Spinelli.

Le richieste di condanna

  • Claudio Paola, 12 anni
  • Umberto Egidio Muraca, (oggi collaboratore di giustizia) 12 anni
  • Emiliano Fozza, 8 anni
  • Antonio Donato, 8 anni
  • Salvatore Cosimo, 8 anni
  • Nino Cerra, 10 anni
  • Vincenzo Sacco, 8 anni 
  • Antonio Ventura, 8 anni 
  • Luciano Cimino, 8 anni 
  • Paolo Paone, 8 anni 
  • Giuseppe Saladino, 8 anni 
  • Fernando Gamberale, 9 anni e 4 mesi 

 

Le indagini

Le indagini, partite da una serie di rapine, sono state svolte dalla Squadra Mobile di Catanzaro, che hanno preso avvio dall’analisi delle dichiarazioni rese, a più riprese, da diversi collaboratori di giustizia, tra cui Giuseppe Giampà, Umberto Egidio Muraca, Angelo Torcasio, Francesco Vasile e Battista Cosentino. Le informazioni fornite dai collaboratori di giustizia, in alcuni casi dettagliatamente autoaccusatorie avrebbero consentito di far luce su una serie di episodi criminali, risalenti agli anni tra il 2004 e il 2010. Le investigazioni avrebbero, infatti, consentito di accertare che tra Catanzaro e Lamezia Terme operava una vera e propria organizzazione criminale, la cui costituzione era stata “consacrata” dai vertici del clan Giampà, divisa in due gruppi operativi, dediti alla pianificazione di rapine effettivamente poi messe a segno tra la città della Piana ed il capoluogo. Le indagini hanno portato alla luce ruoli e responsabilità degli indagati rispetto a diversi episodi criminosi, nel corso dei quali gli stessi avrebbero sottratto alle vittime prescelte somme di denaro anche rilevanti.

Le rapine

In particolare, gli inquirenti hanno accertato la responsabilità di alcuni imputati relativamente alla rapina del 12 novembre 2004, quando un gruppo di criminali, armati di pistole e con il volto coperto da passamontagna, prendeva d’assalto la sede della società SDA, a Marcellinara, costringendo i presenti a consegnare loro la somma di 40.000 euro. Assicuratosi il bottino, i rapinatori si davano alla fuga esplodendo colpi di pistola in aria.

Altra rapina fu quella consumata presso la sede di un'agenzia assicurativa in via Aldo Moro a Lamezia Terme il 28 febbraio 2005. Quel giorno i rapinatori fecero irruzione nei locali dell’agenzia armati di pistola costringendo i dipendenti a consegnare loro la somma di 4.400 euro. Ancora nella città della piana venne perpetrata, il 29 aprile 2010, la rapina ad un’esercente che, all’atto di depositare l’incasso presso la filiale del Banco di Napoli, sita nella centralissima via Turati di Lamezia Terme, veniva minacciato con una pistola e, al fine di impossessarsi dell’ingente somma di denaro che avrebbe dovuto depositare, 31.400 euro, colpito alla testa con il calcio dell'arma. Appartengono alle imprese dei due gruppi criminali anche rapine consumate a Catanzaro, alcune clamorose, quali quella messa a segno il 26 novembre 2004 che fruttò ai banditi un bottino di oltre 20.000. 

R.V.

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