Violenze e riti voodoo per tratta giovani “schiave”: smantellata organizzazione in tutta Italia, fermo e perquisizioni anche a Crotone

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Bologna - Un viaggio con l'inganno di oltre 6500 chilometri, dalla Nigeria all'Italia passando per la Libia con la promessa di una vita migliore. Poi, invece, le ripetute violenze fisiche per costringerla a prostituirsi. Infine, il rifiuto che ha portato la ragazza a subire violenze sessuali di gruppo, a lesioni permanenti agli organi genitali (l'asportazione parziale dell'utero) oltre alla contrazione del virus Hiv: è la storia di una giovane nigeriana di 23 anni che, trovando il coraggio di denunciare i suoi aguzzini, ha dato il via (nel luglio 2016) all'indagine dei carabinieri di Bologna conclusa con il fermo di 11 connazionali ritenuti membri di un'organizzazione criminale dedita alla riduzione in schiavitù e alla tratta di giovani donne, anche minorenni, obbligate a prostituirsi per ricomprarsi la libertà.

Al vertice dell'associazione c'era una donna 38enne nigeriana e residente a Bologna. Netta la ripartizione dei ruoli all'interno del gruppo tra chi si occupava di reclutare in Nigeria le potenziali vittime (selezionate tra le neo 18enni o con gravidanze extraconiugali alle spalle, senza quindi un futuro nel loro Paese) e chi doveva pensare all'organizzazione del viaggio in Italia via Libia. Tra i sodali anche i deputati alla fuga dai centri di accoglienza in Italia, all'attività contabile ed alle punizioni delle vittime in caso rifiutassero di prostituirsi. Il debito, per ogni ragazza, variava tra i 40mila ed i 70mila euro, a fronte di spese vive per il trasferimento in Italia di soli 315 euro a persona. Debito la cui estinzione, garantita attraverso ancestrali e temutissimi rituali di vuduismo, poteva richiedere diversi anni. Le vittime erano costrette a vendere il loro corpo per decine di ore al giorno (attività spesso condotta senza protezioni) e a vivere in alloggi nel cuore di Bologna, definiti 'disumani' dagli investigatori. Secondo la ricostruzione dei carabinieri alcuni attriti nella gestione delle attività illecite aveva portato il gruppo a dividersi in un'ulteriore cellula criminale dedita agli stessi traffici e gestita da un'altra nigeriana.

L'inchiesta, coordinata dalla Procura di Bologna, ha interessato anche gli uffici di Modena, Bolzano e Crotone. Attualmente sono state salvate 6 giovani nigeriane ora affidate a strutture di protezione. I reati contestati agli arrestati vanno dalla tratta di persone, alla riduzione in schiavitù, allo sfruttamento della prostituzione, al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Riconosciuta l'associazione per delinquere (così come indicato dalla Procura) ad alcuni dei fermati in sede di convalida; per gli altri è stato contestato il concorso.

Durante alcune perquisizioni (a Bologna, Modena, Crotone, Bolzano, Cesena e Torino) sono stati sequestrati 15mila euro. Richiamando le parole del ministro dell'Interno sul fenomeno degli sbarchi in Italia, il procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato, ha sottolineato la necessità di "intervenire alla fonte" cercando di intercettare nei Paesi di origine queste persone "prima della loro partenza". Per quanto riguarda l'operazione chiamata "Falsa speranza", "ci siamo trovati di fronte ad un inferno” ha detto il comandante della compagnia dei carabinieri Bologna Centro, Giuseppe Musto - non si fa mai l'abitudine a confrontarsi con situazioni così surreali".

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