Al Salone del Libro "La democrazia mafiosa" del lametino Claudio Cavaliere

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Torino - Nell'ambito del Salone Internazionale del Libro (18 al 22 maggio 2017), al Lingotto, è stato presentato anche il libro del sociologo lametino Claudio Cavaliere “La democrazia mafiosa - Mafia e Democrazia nell'Italia dei Comuni (1946-1991)”, editore Pellegrini. A presentare il libro, che vanta della prefazione di Nicola Gratteri, presso lo spazio della regione Calabria sono stati, alla presenza dell'autore, il Presidente Violante e il presidente del consiglio regionale, Irto. 
Subito dopo la presentazione, nello spazio di Radio Radicale, la giornalista Giovanna Reanda ha discusso dei temi affrontati nel libro con la senatrice Doris Lo Moro (Art.1 – Mdp) e con lo stesso scrittore, Claudio Cavaliere.
 Il libro, che offre una nuova prospettiva allo studio e all’analisi del rapporto tra enti locali e mafia, ricostruisce la storia dal 1946 al 1991. Al centro dello studio, anche la ricostruzione di tutti gli scioglimenti anticipati dei comuni. Il testo vuole essere anche un invito a ragionare sul tema.

Quello del libro è un titolo forte che, come sostiene la senatrice Lo Moro “racconta un pezzo di verità anche se lo racconta in maniera provocatoria perché, parlare di democrazia e dire che possa essere mafiosa, è un discorso troppo complesso, difficile e in sé sarebbe sbagliato”. Nel corso del dibattito si è parlato anche dell’importanza del documento sugli atti intimidatori agli amministratori locali, del 2015, della Commissione istituita dal Senato e presieduta da Doris Lo Moro, tema, questo, affrontato anche nel libro di Cavaliere.

Per Luciano Violante, già presidente della Camera dei deputati e presidente della Commissione parlamentare antimafia dal 1992 al 1994, "le democrazie muoiono non per omicidio, ma per suicidio. Muoiono, se non hanno la forza per rinnovarsi. Se non ci diamo da fare per rimettere in piedi il meccanismo democratico sui valori, la democrazia si affloscia. Ci sono i comuni sciolti per mafia, ma quanti sono i sindaci uccisi dalla mafia? Starei attento a dare l'idea che tutti i comuni sono mafiosi". Nicola Irto ha sostenuto che "il titolo del libro, apparentemente un ossimoro, che certamente colpisce ma che può lasciare anche perplessi per l'ardito accostamento tra democrazia e mafia, introduce la storia, documentata nel saggio, della faticosa rinascita dei Comuni italiani nel secondo dopoguerra, del loro significato politico e delle oscillanti attenzioni dei partiti di massa e spiega perché sono occorsi quarantacinque anni, prima di approdare alla legge sugli scioglimenti dei consigli comunali per mafia del 1991. Oggi continuamente - ha aggiunto Irto - i fatti di cronaca ci invitano ad affrontare il tema della mafia non soltanto su un piano di storia criminale, ma a ragionare anche sul tema dei limiti e dei problemi della democrazia che non ignora l'illusorietà di pensare che 'elezioni regolari implichino di per sé una democrazia regolare'. Il perpetuarsi di episodi di scioglimenti di Comuni per mafia anche in regioni considerate immuni al problema, ci invitano a riflettere in maniera meno ortodossa su un fenomeno sul quale siamo lontani da una soluzione e che chiama in causa il tema della democrazia, del suo funzionamento, della capacità di generare problemi da correggere e risolvere. Per questo la presentazione del volume è stata l'occasione per avviare una riflessione più a largo raggio insieme al presidente Violante che, anche per i suoi trascorsi, rappresenta un autorevole e qualificato interlocutore".

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