Calabria: Prima giornata della legalità in memoria del giudice Ferlaino a Conflenti

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Conflenti - L’Associazione culturale Confluentes con la collaborazione dell’ASD Conflenti Trekking, nel giorno del centenario della nascita del giudice vittima della ‘ndrangheta Francesco Ferlaino, ha organizzato la prima Giornata della Legalità in sua memoria. A Ferlaino, nato a Conflenti il 23 luglio 1914, è dedicato il palazzo di Giustizia di Catanzaro, l’aula della Corte d’Assise d’Appello a Catanzaro, una via e un appartamento donato dalla famiglia del giudice alla Comunità Progetto Sud a Lamezia Terme, la “Casa Mariana” di Conflenti e il salone della “Casa di Cicco” a Conflenti.

Si è tenuto proprio nel salone a lui intitolato il convegno sulla legalità alla presenza di alcuni giovani appartenenti al movimento Ammazzateci Tutti” di Lamezia Terme e al prete bresciano fondatore della Comunità Progetto Sud a Lamezia Don Giacomo Panizza. Il Convegno è stato l’ultimo tassello di un’intensa giornata iniziata di buon mattino con la salita a piedi verso la Querciuola, luogo molto caro al giudice Ferlaino fedele devoto della Madonna della Quercia di Visora, dove è stata celebrata una messa in suo suffragio.

Don Panizza ha raccontato ai presenti l’incontro avuto con la figlia del Giudice, Ornella Ferlaino, in occasione della sua decisione di donare l’appartamento al primo piano di uno stabile di via Filzi a Lamezia alla comunità Progetto Sud. Il prete, nonostante sia arrivato a Lamezia nel 1976, ovvero l’anno dopo l’uccisione di Ferlaino avvenuta il 3 luglio del 1975, non conosceva bene la figura di questo uomo e magistrato stimato da tutti. “Ci sono voluti anni affinché si parlasse dell’uccisione del giudice Ferlaino”, ha commentato il sindaco di Lamezia Speranza che si è detto onorato di prendere parte ad una manifestazione in memoria di una figura importante come quella di Ferlaino. “Parlarne per far conoscere la figura di questo giudice non è solo giusto ma è anche doveroso - ha affermato il sindaco Speranza”. “Alla Memoria del Dottor Francesco Ferlaino, Avvocato Generale dello Stato” è la scritta impressa sulla targa dell’appartamento, così la figlia ha voluto ricordare suo padre “io – precisa don Panizza – ho solo aggiunto una striscia... di sangue e sotto ho apposto il logo della comunità”. Dunque, i ricordi materiali sono importanti non per il loro significato implicito ma per il significato che trasmettono nella memoria di ognuno, nella coscienza di chi come i giovani presenti all’evento non hanno potuto conoscere personalmente il giudice Ferlaino, ma che grazie ad eventi come questo possono ricordare e far rivivere i “sogni” del giudice che la ‘ndrangheta ha spezzato, facendoli propri. “Fare memoria non vuol dire ricordare chi è stato ucciso, fare memoria vuol dire ricordare perchè è stato ucciso - spiega don Panizza - fare memoria non è ricordare solo la data dell’uccisione o la data della nascita, fare memoria è pensare che cosa avrebbe fatto lui nel 2014 che cosa avrebbe fatto lui oggi per la legalità, per quale obiettivo e quale sogno lottare. Il sogno del giudice era proprio la legalità!” Legalità è il sogno di molti ma solo lavorando insieme si può realizzare questo sogno comune. “Legalità, rendere vivibile la vita di tutti”.

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Sono intervenuti all’incontro Raffaella Gigliotti, Carlo Ardito e Antonio Iannò tre giovanissimi ragazzi appartenenti al movimento “Ammazzateci Tutti” che, dopo aver presentato brevemente il gruppo le attività e le finalità, hanno risposto alle domande che il pubblico ha loro posto e l’incontro si è così trasformato in un dibattito sulla legalità. “Essere persone oneste non è difficile - suggerisce Raffaella - basta dare ascolto alla propria coscienza, quella coscienza civica e morale che Borsellino, Falcone, Ferlaino, Scopelliti e tanti altri conoscevano e ascoltavano molto bene”. Antonio crede che “il cambiamento deve partire dai ragazzi, molto spesso indifferenti, per questo è premura del Movimento coinvolgere i giovani”. Carlo ci tiene a spiegare che a volte l’uso improprio di termini come “eroe” o “antimafia” può essere nocivo per la società intera. “Ad esempio il termine antimafia viene sfruttato più come uno slogan politico, un modo per trovare consenso, come una moda che come una forma di pensiero. Noi nn facciamo antimafia cerchiamo di istruire sulla legalità e portare una cultura della legalità nelle scuole e non solo”. Don Panizza, invece, ci lascia un monito quello di “tenerci la domanda” e “politicizzarla” ovvero sensibilizzare gli altri, molto spesso indifferenti.

R. V.

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