Giornata della Memoria all’Istituto comprensivo di Falerna: “Noi siamo la nostra storia, la nostra memoria di lei”

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Una giornata all’insegna della memoria, non per ricordare semel in anno ciò che è accaduto e che ancora accade, ma per non dimenticare, ogni giorno, l’orrore della shoah, e intervenire sugli orrori di oggi . Così i ragazzi dell’Istituto comprensivo di Falerna hanno voluto dedicare una mattinata di riflessione alle pagine più vergognose del ‘900, ai regimi che hanno marchiato la storia di disumanizzazione e inaudita crudeltà;

 che ha portato allo sterminio più di sei milioni di uomini nei campi di concentramento nazisti e tanti altri genocidi consumati in ogni parte del mondo. L’evento si è aperto con un momento musicale della pluripremiata orchestra della scuola che ha eseguito la colonna sonora del film Shinderlist  di S. Spielberg, la cui   struggente musica ha ben predisposto all’ascolto, in una aula magna stracolma di studenti che hanno partecipato all’evento in religioso silenzio.  Tante altre le performance dei ragazzi che, coordinati dai proff Rocco Stranieri, Giuseppe Madrigrano, Alessandro Gigliotti e Mario Rossetti, hanno espresso con poesie e brani da loro composti la denuncia dei genocidi di ogni tempo e hanno dato , ancora una volta, dimostrazione della passione e dedizione che la scuola dedica alla Musica, compagna di vita  di straordinaria importanza per i giovani e il loro progetto di vita.

A seguire i saluti istituzionali della dirigente scolastica, dott.ssa Anna Maria De Luca, che oltre a ringraziare il corpo docente per aver dato vita all’iniziativa, con emozione ha raccontato del suo vissuto familiare, di un congiunto desaparecido in Argentina e del nonno, Giovanni Bottani, deportato in Russia e miracolosamente tornato in Italia, dopo sette anni, in condizioni che lo resero irriconoscibile anche ai   familiari.  Da questa toccante storia è nato il libro “Vite senza corpi” in cui“  la scrittura collettiva  va a declinarsi con un agire collettivo che deve essere motore del cambiamento, specialmente in terra di Calabria “ da qui - ha continuato la De Luca - “ ben vengano iniziative che vedono protagoniste le nuove generazioni, attori del tempo che verrà“. La mattinata prosegue con l’introduzione storica di Michela Cimmino che, dopo aver delineato i momenti più bui della storia del secolo breve  ha invitato i ragazzi a “non abbassare mai la guardia davanti ai tanti campi di concentramento di oggi: i barconi, campi galleggiati sul mar Mediterraneo; le tragedie dei migranti nei  tanti ghetti così vicini al nostro territorio.

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Solo grazie all’attenzione e l’azione di tutti sui ghetti di un tempo e  di oggi,    solo affermandosi da cittadini attenti , consapevoli e attivi,  non si ripeterà la zona grigia, non saremo più silenziosi e indifferenti, quindi complici,  dei misfatti della storia”. La musica concentrazionaria, da Ad Auschwitz c’era un’orchestra di  F. Fenelon e L’angelo del tempo di Messiaen, è stata la relazione condotta dal M° Pasqualino Scaramuzzino che nel raccontare che la musica c’era anche in quei luogni di morte, ha messo in rilievo “il suo valore salvifico per molte vite umane, anche in quei luoghi di terrore in cui la vita valeva meno di nulla.

Luoghi in cui si è annunciato, come l’Angelo dell’Apocalisse , la fine del tempo   e, insieme, la speranza, insopprimibile bisogno umano, anche attraverso la memoria  di ciò che è stato, di ricordare per continuare. “A raccontare l’olocausto l’arte pittorica non solo di Chagall, ma di altri artisti sconosciuti che, in condizioni estreme, sono riusciti a sopravvivere in quell’inferno. Il prof Nicola Purri, presentando le immagini più significative di dipinti sul genocidio, ha messo in evidenza “ il valore sublime dell’arte che ci richiama a quella cifra di umanità  che seppur perduta e calpestata, rifiorisce sempre ed è pronta ad esprimersi attraverso tutte le arti , consolatorie e veicolo di speranza e armonia con l’infinito. Anche dove l’uomo sembra non esserci più”. A conclusione dell’intensa mattinata la degustazione di dolci della tradizione ebraica preparati dai genitori degli allievi e, infine, una consegna: “Noi siamo la nostra storia, la nostra memoria di lei”.

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