Inaugurato a Nocera ciclo seminari "Identità e sguardo da vicino", il rito dei “Vattienti” spiegato dal professore Ferlaino

nocera_vattienti_1.jpg

Nocera Terinese – Un cantiere culturale in continuo movimento, quello prospettato durante il primo del ciclo di seminari “Identità e sguardo da vicino” presso la “Biblioteca Comunale Ernesto Pontieri” di Nocera Terinese, alla presenza del sindaco Fernanda Gigliotti e del vicensindaco Gaspare Rocca e dei professori Antonio Macchione, direttore della biblioteca, e Franco Ferlaino, cultore di antropologia e studioso fra i più accreditati sul rito dei ‘Vattienti’. Una serie di seminari ideata dai relatori presenti, di concerto con l’Amministrazione Comunale, la Biblioteca, e l’assessorato alla Cultura, inseriti in un cartellone culturale di ampio respiro il cui brand “Noceracultura2017” sarà presentato in conferenza stampa in aprile. Al termine delle iniziative, tale brand diventerà oggetto di pubblicazione in formato e-book. “Quale immagine tramandiamo alle nuove generazioni e quali aspetti immaginari esterni influenzano e si combinano nel processo di rifondazione continua dell’identità territoriale?”. Cercano di rispondersi a questo interrogativo tutti gli addetti ai lavori alle prese con le iniziative culturali, idee in lavorazione dalla scorsa estate, che intendono animare Nocera Terinese, durante tutto l’arco dell’anno, nell’auspicio di unire lo sguardo tra area interna e marina. La Biblioteca Comunale, chiusa per molto tempo per una serie di vicende, oltre al nome di Ernesto Pontieri, è legata a un altro illustre concittadino scomparso, il professore rnesto Adamo, che ha curato la sistemazione dei libri e l’ampliamento dei locali con le attività culturali della biblioteca. “La Biblioteca presenta 7.000 volumi, tra cui opere di carattere generale ma soprattutto un buon fondo meridionalistico – spiega Antonio Macchione – ha una vocazione pluridisciplinare ma con dei fondi specialistici sulla storia del mezzogiorno legati alla produzione storiografica”.

Un luogo che vive anche di scambi librari, e gode dei servizi essenziali. Attualmente l’apertura è settimanale, per un complessivo di 20 ore: lunedì, mercoledì e venerdì aperta di pomeriggio, martedì e giovedì di mattina. Eroga i servizi di prestito, consultazione in sede e assistenza bibliografica.

Come riflette, oggi, l’identità di Nocera? “Siamo dinanzi un territorio un po’ particolare, l’identità per quanto contaminata, conserva molte tradizioni del passato in virtù di una precisa condizione del territorio, un territorio liminare rispetto alle organizzazioni politiche, sia perché apparteneva alla diocesi di Tropea, quindi era distante, sia perché è stato sempre pendolare tra la provincia di Cosenza e quella di Catanzaro” – afferma Franco Ferlaino. Una sorta di terra franca, quindi, dove non c’è stata una grossa contaminazione dell’una e dell’altra provincia, e questo ha fatto sì che si conservassero alcune tradizioni proprie senza grandi ingerenze delle autorità. “È al piano di Terina che vogliamo guardare – scrive in un messaggio di saluto Federica Candido, assessore alla Cultura di Nocera, assente per motivi di lavoro – lì vogliamo tornare, il futuro deve fare rima con la conoscenza delle nostre radici, il cammino non è facile ma è l’unico da intraprendere”. La cultura come bene comune. Questo il leimotiv della politica nocerese oggi. “Quando noi amministratori riusciremo a dare alla cittadinanza la stessa importanza, le stesse preoccupazioni, lo stesso primato che diamo a tutte le altre attività, e quando questi eventi riescono a suscitare interesse anche nella opposizione, potremo dire di aver compiuto il salto di qualità”.

nocera_vattienti_2.jpg

“Riti di Autoflagellazione a sangue tra identità e devozione”, questo il titolo del primo seminario che ha visto, nella gremita biblioteca riaperta a gennaio, una interessante relazione del professore Franco Ferlaino, autore di numerose pubblicazioni e monografie. Come afferma Antonio Macchione “Franco Ferlaino raggiunge sempre nuovi tasselli alla sua ricerca”. L’identità, quale concetto mutevole, è qualcosa in continuo movimento, da non associare alla staticità. “Si tratta di una serie di seminari che guardano all’uomo e al territorio” – dice Macchione – Abbiamo convenuto che un primo approccio ai valori storici dovesse partire da una riflessione interna, Nocera vista dall’interno e dall’esterno, Nocera quale parte di un tutto”. Quando si parla di identità si parla anche di uguale a se stesso, di alterità e dualismo. “È importante in questo processo riscrivere la storia alla luce di nuove scoperte” – commenta ancora Macchione. Nel corso degli anni, il rito dei vattienti, durante la settimana santa, ha subito varie trasformazioni, anche in connessione alla devozione. Un rito antico, dunque, senza tempo, dal quale però emerge una chiara verità: la contrarietà della chiesa. L’aspetto culturale preso più di mira da parte dell’autorità ecclesiastica, proprio perché conserva un grande rapporto con il sangue. Il rapporto diretto con il sangue è di per se un fatto conturbante. La chiesa cattolica ha sempre cercato di proibirlo, ma non c’è riuscita. “Soprattutto negli anni ’60 si registrò uno scontro principale, con 60 celerini mandati dal vescovo, in amicizia con grandi politici, per impedire il rito, ma lo scontro fu sfavorevole per la chiesa – dice Franco Ferlaino – I vattienti più coraggiosi uscirono e fecero il rito comunque”.

Attraverso un excursus storico, infatti, emerge una ricerca risalente al 1956. Qui, Michele Macchione parlava di una setta di flagellanti sfuggita dalla bolla di divieto. “Identità e devozione – spiega Franco Ferlaino – sono due aspetti mutevoli, non esistono radici fisse, la devozione è continuo mutamento”. L’incontro con la statua, momento che in passato non esisteva. Le relazioni interne, come appare nell’articolo di Ernesto Pontieri nel 1921, poi le relazioni con osservatori esterni e con la fotografia, nel secondo dopo guerra. Nell’osservazione demologica a firma di Apollo Lumini appariva, tra il 1888 e 1889, in 7 numeri di una rivista calabrese, un articolo dal titolo ‘Sacre appre-sentazioni in Calabria’. Emergono, dalla ricerca sempre innovativa di Franco Ferlaino, alcune incongruenze del rito serale. Si chiede, infatti, chi ha aggrovigliato la sacra rappresentazione? Quando e perché? Nella predica di passione, il giovedì notte, l’Addolorata non la Pietà girava i sepolcri nelle chiese dove in ognuna trovava un pezzo della predica che riguardava la cattura, la casa di Anna, di Caifa, il sinedrio, il Pretorio di Pilato. Il venerdì andava al calvario che era a P.C. dove finalmente incontrava e incontra ancora la croce grande. 

V.D.

© RIPRODUZIONE RISERVATA