La scrittrice di origini calabresi Rosella Postorino vince il Premio Campiello - REAZIONI

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Roma - Rosella Postorino con “Le assaggiatrici” (edito Feltrinelli) ha stravinto la 56/a edizione del Premio Campiello. La scrittrice, editor quarantenne originaria di Reggio Calabria, cresciuta in Liguria ma che vive a Roma da 17 anni, ha avuto 167 voti sui 278 arrivati dalla Giuria Popolare dei Trecento Lettori Anonimi. Al secondo posto Francesco Targhetta, con 'Le vite potenziali' (Mondadori), 42 voti. Al terzo Helena Janeczek con il suo romanzo 'La ragazza con la Leica' (Guanda), 29 voti, con cui la scrittrice tedesca naturalizzata italiana, ha già vinto il Premio Strega 2018. Al quarto posto Ermanno Cavazzoni con il romanzo fiume 'La galassia dei dementi' (La Nave di Teseo), 25 voti, ambientato nell'anno seimila dopo una devastazione e un'invasione di alieni e all'ultimo Davide Orecchio con 'Mio padre la rivoluzione' (Minimum Fax), con 15 voti.

"Sono felicissima - ha detto Postorino - e voglio ringraziare tutti quelli che mi sono stati vicino mentre scrivevo questo libro. Grazie al Campiello che mi ha fatto fare un'esperienza bellissima. Rivediamoci". Il libro racconta la vicenda delle donne che avevano "il privilegio e la condanna di assaggiare il cibo del Fuhrer".

REAZIONI

Oliverio: "Nostra regione sta vivendo uno dei momenti più intensi per la produzione letteraria"

Il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, esprime i più vivi apprezzamenti alla scrittrice reggina Rosella Postorino che con il suo romanzo “Le assaggiatrici”, edito da Feltrinelli, si è aggiudicata il prestigioso Premio Campiello: “Congratulazioni alla scrittrice Rosella Postorino”, afferma il Presidente Oliverio, “che ha ottenuto con il suo romanzo uno dei premi più ambiti dagli scrittori italiani. Con questa affermazione della scrittrice reggina”, aggiunge il Presidente, “ancora una volta l’attenzione del mondo dell’editoria si rivolge verso la Calabria. La nostra regione sta vivendo uno dei momenti più intensi per la produzione letteraria, con autori e autrici che stanno venendo alla ribalta nazionale grazie ai loro libri e ai loro romanzi. Come la Postorino, i nostri narratori dimostrano una maturità e una capacità espressiva e linguistica sorprendente e sempre più numerose sono le occasioni dove presentano le loro opere graditissime ed apprezzate anche da un pubblico di lettori giovani. Ho voluto incontrare molti di loro”, conclude il Presidente Oliverio, “sia al Salone del Libro di Torino che nella “Tre giorni” di Africo e sono rimasto fortemente affascinato dalla ricchezza intellettuale di questi autori che rappresentano la vera ricchezza della nostra Regione”. 

I complimenti dell’assessore Corigliano a Rosella Postorino 

“L’assegnazione del Premio Campiello 2018 alla scrittrice Rosella Postorino è motivo di grande soddisfazione per il mondo della cultura calabrese”.  Così l'Assessore all’Istruzione e Attività Culturali della Regione Calabria, Maria Francesca Corigliano, ha salutato la notizia del premio alla scrittrice originaria di Reggio Calabria.  “Rosella Postorino è una scrittrice affermata e apprezzata da tempo e il largo consenso attribuito dalla Giuria popolare al suo recente romanzo “Le assaggiatrici” è un risultato di grande rilevanza. Da tempo - ha proseguito l’Assessore - il presidente Oliverio, insieme alla Giunta, sottolinea il protagonismo dei narratori calabresi con i quali ha intensificato il confronto a beneficio della crescita culturale e di una immagine rinnovata della Calabria fuori dai suoi confini.  A Rosella Postorino -conclude l’assessore regionale all’Istruzione- vanno i miei complimenti e sono certa di interpretare la soddisfazione di tutti i calabresi. Spero di poter incontrare presto in Calabria la vincitrice del Campiello 2018 per discutere del suo libro ambientato nel corso del secondo conflitto mondiale e  programmare insieme attività di valorizzazione della scrittura e della lettura nella nostra regione”.

Le congratulazioni del  presidente del Consiglio regionale della Calabria Nicola Irto

Il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, si congratula con la scrittrice reggina Rosella Postorino, vincitrice del premio Campiello 2018. Il rappresentante di Palazzo Campanella sottolinea "il valore di un riconoscimento tra i più prestigiosi in campo letterario, che premia il talento narrativo della nostra corregionale. Il suo romanzo, 'Le assaggiatrici', che racconta la storia delle donne-cavia costrette a provare il cibo di Hitler, ha ottenuto un consenso larghissimo da parte della giuria, a riprova dell'ampio apprezzamento di un'opera che esalta, ancora una volta, una personalità di origine calabrese, al femminile, capace di distinguersi nel campo della letteratura, come nel recente passato è avvenuto anche in ambito artistico e scientifico. Saremo felici di presentare 'Le assaggiatrici' al polo 'Mattia Preti' del Consiglio regionale, dentro il percorso di promozione culturale intrapreso dalla nostra Assemblea. Rosella Postorino - conclude Irto - è andata via dalla Calabria diversi anni fa ma rappresenta una delle espressioni meridionali della narrativa italiana che si sono affermate ai massimi livelli nazionali, conferendo prestigio al popolo della nostra regione e all'intero Mezzogiorno".

Sculco: “Complimenti sinceri a Rosella Postorino”

 “Il libro ‘Le assaggiatrici” (Feltrinelli) è veramente bello. Racconta una tragedia del Novecento attraverso la storia vera di Margot Wölk, assaggiatrice di Hitler nella caserma di Krausendorf. Non racconta una storia del Sud - dice la consigliera regionale di Calabria in Rete Flora Sculco -, ma siamo tutti felici per il ‘Premio Campiello’ assegnato alla scrittrice calabrese Rosella Postorino a cui faccio i complimenti più sinceri. L’idea del presidente Irto e dell’’assessore Corigliano d’invitarla presto in Regione, trovo che sia più che apprezzabile. Personalmente, l’ho scoperta nel 2013 - spiega Flora Sculco -, leggendo un’intervista della giornalista Valeria Bellantoni sul magazine on line  del Consiglio incentrata sul suo libro ‘Il corpo docile’ (Einaudi)  che conduceva i lettori dentro la storia di Milena, nata in carcere perché figlia di una detenuta di Rebibbia. Ho apprezzato la sua sensibilità per le vicissitudini delle figlie delle detenute e le sue osservazioni sull’incapacità del carcere di fornire risposte adeguate alle persone che sbagliano  in linea con quanto detta la Costituzione. In particolare, mi  ha colpito questa sua espressione: “Una società che non sa dare risposte ai più deboli e li confina in carcere non fa che svuotarsi la coscienza creando un ghetto dove ammassare i suoi scarti, che per due terzi sono infatti extracomunitari e tossicodipendenti. Nonostante la retorica del valore della vita umana, è difficile – dentro e fuori dal carcere – sentirsi trattati come esseri umani”.

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