Lamezia, “Corrado Alvaro, uno dei più grandi letterati italiani del ‘900” Criaco e Badolati chiudono Fiera del Libro Calabrese

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Lamezia Terme – Conclusa l’ottava edizione della “Fiera del libro Calabrese – La Cultura è strumento di libertà” dell’Associazione Sinergie Culturali, a Palazzo Nicotera con due personalità importanti del panorama culturale calabrese. Lo scrittore Gioacchino Criaco, autore del romanzo di successo Anime Nere e de Il saltozoppo, e il giornalista dalla schiena dritta Arcangelo Badolati. A rompere gli schemi intrisi nel titolo della serata “La Calabria di Corrado Alvaro” l’introduzione, che ha fatto da leitmotiv della serata, della professoressa Licia Di Salvo, della stessa associazione organizzatrice. “Questa sera parliamo di Corrado Alvaro, partendo da San Luca e arrivando in Europa”. Un dibattito che ha inteso proiettare i presenti nella figura di un nuovo Alvaro, di cui quest’anno ricorrono i 60 anni dalla sua morte. “Inutile enumerare l’immensa biografia, vogliamo tracciare una sola fila, un hic  et nuc, intorno a colui che più di ogni altro ha saputo lasciare un messaggio di memoria” – dice la Di Salvo, invitando i giovani a non dimenticare mai le proprie origini.

Arcangelo Badolati  ha ringraziato pubblicamente lo scrittore, inventore di un nuovo genere noir, “Ritengo Gioacchino Criaco l’erede letterario di Corrado Alvaro” per poi calarsi subito nella più importante personalità della letteratura italiana del 900’, facendo percepire umori, stati d’animo, rancori, rabbia, rispetto a temi inerenti l’emigrazione, il dissesto idrogeologico di una terra di cui lo scrittore, nel suo ritorno, ha tremendamente paura di rivedere, il rapporto con una figura centrale quale quella del padre, ma anche il profondo amore con la madre. “Da Roma Alvaro era solito scrivere una lettera a sua madre una volta a settimana, dopo la sua morte queste lettere hanno avuto continuazione, in virtù di quell’amore immenso, attraverso l’amorevole bugia” – dice Badolati.

Ma come si diventa Corrado Alvaro? “Attraverso i romanzi che da piccolo, nelle sere d’inverno intorno al caminetto il padre gli leggeva” – dice ancora Badolati, per ricordare un sentimento meridionale che ormai non c’è più. Un Meridione svuotato, dove tuttora chi nasce nella parte ionica della Calabria rimane isolato. “Io e la mia terra siamo legati alla sofferenza” – dice Arcangelo Badolati nelle parole di Alvaro, quasi a voler descrivere il rapporto doloroso radicato e sradicato assieme, verso la conduzione dei temi tipici del Meridionalismo. Vien fuori un Alvaro dalla schiena dritta, in un parallelismo con Repaci, nella definizione della Calabria, di un Alvaro che praticava il carattere dei Calabresi, ma che arrivato a Roma viene nominato direttore del giornale ‘Radio Rai’ e dopo qualche mese si troverà ad abbandonare per non scendere a compromessi politici.

Dunque “Oggi Corrado Alvaro in questa Calabria non avrebbe avuto vita facile” – dice Gioacchino Criaco, per mettere in evidenza il conformismo che Alvaro ha sempre rifiutato e il conformismo raddoppiato oggi in Calabria. “Del padre magnogreco si racconta adesso solo la ‘mitomania’ e l’arte e la cultura hanno perso la sincerità di cui invece necessitano” – dice ancora Criaco, dichiarando un certo dispiacere rispetto alle idee ed ai racconti che faticano ad uscir fuori da parte degli intellettuali. Ne deriva che di colui che ha sempre cercato di spegnere le ‘piaghe’, raccontando il ‘buio’ e per questo incompreso, oggi resta un’immagine incompleta. “Alvaro è stato uno dei più grandi scrittori Europei che ha contribuito a cambiare l’Italia” – commenta Criaco a gran voce, mettendo in luce come ad un certo punto Alvaro, Strati, Seminara e molti altri siano spariti tutti, lasciando di loro solo un triste ricordo conformista.

“Corrado Alvaro va rivendicato, dite a tutti che era di San Luca” – dice ai giovani Arcangelo Badolati per restituire un senso di appartenenza anche alla ‘bellezza’ e alla sensibilità’ di una terra troppo spesso martoriata. Un invito, quindi, quello colto in pieno in chiusura della Fiera del libro Calabrese che ha visto ampia partecipazione nei quattro appuntamenti svolti, che vuole scuotere le coscienze, vuole svestirsi di titubanza anche sul senso dei luoghi, vuole indurre a cercare un nuovo sguardo, proprio come quello di Alvaro che da Caraffa era direzionato a San Luca e poi ancora altrove.

V.D.

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