Lamezia, Don Ciotti al liceo Campanella: “Verità su Francesco e Pasquale non deve rimanere nascosta”

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Lamezia Terme - “La verità su Francesco e Pasquale non deve rimanere nascosta”. A dirlo è stato don Luigi Ciotti ospitato nell’auditorium del Liceo Campanella. Il prete che ha speso gran parte della sua vita nell’opera di aiuto verso i tossicodipendenti e fondato diverse associazioni meritevoli fra cui ‘Libera’ contro i soprusi delle mafie, che lavora in ambito nazionale. Il sacerdote ha relazionato davanti la platea degli allievi dell’edificio scolastico in merito all’efferata uccisione dei netturbini Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte avvenuta per mano mafiosa il 24 maggio del 1991 a Sambiase, in località Miraglia. Un delitto ‘irrisolto’ in quanto, dopo ben 25 anni mandati ed esecutori materiali non sono stati trovati e consegnati alla giustizia. Don Ciotti nel suo intervento invita all’ascolto e ha chiarito con forza che la memoria di Pasquale e Francesco deve rimanere immortale dunque continuare a vivere affinché, “i due operatori ecologici diventino un esempio consapevole per noi tutti, stragi come questa devono essere conosciute e bisogna mantenerne sempre vivo il ricordo. I loro nomi, come quelli di altre vittime di mafie devono rimanere indelebili nella nostra testa, non solo nelle ricorrenze, ma ogni giorno, per 365 giorni senza quindi essere mai dimenticate, dobbiamo sentire la responsabilità della memoria, non basta costruire lapidi, bisogna risvegliare la memoria della coscienze di ognuno di noi perché abbiamo bisogno di conoscere per diventare persone più responsabili, questa è la vera responsabilità della memoria”. “Abbiamo tutti - ha continuato - il dovere di entrare con responsabilità nella memoria di Pasquale e Francesco conoscere e rendere palese la verità su di loro, senza mai essere omertosi, l’omertà è un male che uccide la verità e la speranza”.

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“Bisogna - ha rimarcato - dire no all’indifferenza e mai farsi prendere dalla rassegnazione perché ognuno di noi può fare la sua parte per arrivare a un vero cambiamento, e questo non lo si raggiunge solo commuovendosi ma dandosi da fare. Anche i piccoli gesti sono importanti e possono diventare fondamentali segni che portano al cambiamento”. In conclusione sottolineando come indifferenza e superficialità non portano a nulla di buono, ha aggiunto, “non bisogna mai essere indifferenti e mai perdere la voglia di capire e farsi domande, le domande sono sempre legittime e lecite, capire e conoscere ci consente di diventare cittadini responsabili non cittadini a intermittenza; conoscere, è la via maestra del cambiamento”. Ognuno di noi - ha concluso - può e deve dare un contributo fattivo senza mai limitarsi a dire ‘questo non va’ ma bisogna impegnarsi a ‘fare andare’ quello che non va bene. Perché il problema più grave non è solo chi fa il male ma chi vede e tacendo lascia fare”. Il dirigente scolastico Giovanni Martello sottolinea l’importanza di questa giornata, “un’occasione per risvegliare le coscienze, un importante momento di riflessione nel quale è utile fare chiarezza per i nostri giovani e per i loro futuri orizzonti”.

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Fra i presenti anche il fratello di Pasquale Cristiano, Francesco Cristiano, che ha riferito come “La mafia causa solo dolore e disperazione, colpisce tutti persone comuni, cittadini, imprenditori, che devono soccombere a richieste di pizzo e minacce varie. Chi si ribella purtroppo è costretto a una vita artefatta, a vivere nella paura, vivere sotto scorta - una vita impossibile”. Il suo è un invito a voltare pagina ed è rivolto ai i giovani i quali devono percorrere, “strade che tendano all’onestà e alla legalità, perché solo in questo modo pagine tristi e tormentate possono essere cambiate”. Una commossa Maria Tramonte la figlia di Francesco Tramonte racconta la triste storia di quanto accaduto quel tragico 24 maggio di 25 anni fa. “La notizia saputa con efferatezza ci sconvolse”. Racconta poi la grande bontà e umiltà d’animo del padre. “La mafia è un male capace di infiltrarsi ovunque anche un piccolo gesto, come uno scherzo a un amico di scuola, può essere mafia”. “Un fatto tragico, di cui non si conoscono i motivi, ma noi giovani vogliamo conoscerlo e far nascere a Lamezia una nuova primavera, per questo dobbiamo impegnarci tutti a fare in modo che episodi del genere non accadano mai più” – ha spiegato Nancy Cassalia di Libera. Oltre l’associazione Libera erano presenti il sindaco Paolo Mascaro, il vescovo Luigi Cantafora, Pasquale Allegro e Stefania Tramonte (figlia di Francesco), Walter Aversa, Gianni Speranza i genitori di Dodò Gabriele e i parenti di altre vittime di mafie.

Francesco Ielà

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