Lamezia Terme - Una testimonianza coraggiosa quella di Josefa Zambrano, docente, scrittrice e avvocato criminologo, nata in Venezuela nel 1950, con una carriera accademica alle spalle che l’ha portata a Madrid e poi alla Sorbona di Parigi, senza mai dimenticare le sue radici. Nel ’75 l’incontro con Annamaria Capellini, moglie di Gianfranco Porchia: la loro amicizia fraterna la porta a raccontare la sua storia a Lamezia, per diffondere una verità solo parzialmente conosciuta, a causa dell’evidente censura cui i mezzi di comunicazione del suo paese sono sottoposti. Nelle sue parole, raccolte dai giornalisti Antonio Chieffallo e Maria Teresa Notarianni presso la libreria Tavella, il ritratto di un Venezuela devastato dalla povertà e dalla corruzione, dove non esiste più libertà di stampa e di espressione: i suoi ultimi libri, quelli usciti dopo il 1999, alcuni premiati con riconoscimenti internazionali, sono stati pubblicati soltanto in internet. Josefa Zambrano parte raccontando di un paese ricchissimo - di petrolio, d’oro, di diamanti - che negli anni 50 rappresenta – strano a dirsi oggi – la sesta maggiore potenze economica a livello mondiale, la terza del continente e la prima in Latino-America, con una moneta così stabile che nel ’56 riesce a superare il valore del dollaro. Un paese che investe nell’istruzione, nella cultura e soprattutto nell’Università, grazie alla quale si forma la classe intellettuale di cui lei stessa scrittrice .
Le cose cambiano con l’ascesa al potere di Hugo Chàvez, con il quale, secondo Josefa, “comincia la disgrazia”: prodigo di favori economici personali nei confronti di altri leader in cambio di appoggio politico, Chàvez avrebbe sperperato progressivamente le enormi risorse del paese, appoggiato da paesi come Cuba, gli Stati Uniti, Portogallo, Cina, Russia. Il peggio sarebbe arrivato con il suo successore e sostenitore Nicolàs Maduro, attualmente al potere, con il quale l’inflazione arriva a 10.000.000% divenendo assolutamente insostenibile. “Attualmente – dice la Zambrano – l’82% dei Venezuelani vive sotto la soglia di povertà ed è praticamente estinta la classe media. Scarseggiano i generi alimentari e i farmaci. C’è una reiterata violazione dei diritti umani e siamo il terzo paese più pericoloso del mondo senza essere in guerra. Vengono chiuse televisioni e giornali, e molti giornalisti preferiscono al carcere l’esilio. Ci sono prigionieri politici vittime di tutti i tipi di tortura. Negli ospedali pubblici si va per morire d’inedia. Per quanto possa sembrare strano per il paese che è maggior produttore di petrolio al mondo abbiamo anche la benzina razionata.” E mentre si uccide per strada solo per rubare un orologio, un cellulare o perfino un paio di scarpe, qualcuno continua a sperare in una rivincita. “Ho fiducia – dichiara la scrittrice – che la democrazia rinasca dalle sue ceneri come l’Araba Fenice e che possiamo imparare la lezione scritta con il sangue dei nostri caduti nella lotta per la difesa della libertà e dei diritti umani.” La serata è stata animata dalle performance musicali di Luigi Morelli.
Giulia De Sensi
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